Una repubblica "vissuta" che avanza
Rieditato per questo sito il 14 settembre 2021
Fedele al motto che "le grandi cose si costruiscono pezzo per pezzo", voglio oggi condividere la fine dell'allestimento di altri due album, ai quali stavo lavorando da tempo, di quella collezione nella collezione di cui già avevo avuto modo di parlare in un post dell'aprile del 2016. L'occasione per me di filosofeggiare un poco sul collezionismo, ma anche per un ripassino sulle tecniche con cui rimuovere i francobolli dalle care amate buste, quando, ben inteso, non si tratti di ancor più preziosi testimoni di storia postale che meritano la loro assoluta integrità.
Eccomi, dunque, alle prese con una montagna di lettere e di frammenti epistolari, alla ricerca dei pezzi mancanti per dare completezza e sostanza al mio percorso dentellato. Una sorta di ritorno alle origini, ai tempi in cui era divertente mettersi a staccare, uno per uno, quei rettangoli colorati per trasformarli da affrancature in francobolli da collezione. Perché, come scrisse Benjamin, "qui sta la visione del fanciullo, che nel collezionista si intreccia con quella del vegliardo. I fanciulli infatti posseggono, quale proteiforme pratica mai abbandonata, la facoltà di rigenerare l’esistenza. In loro, nei fanciulli, il collezionare è soltanto una delle possibili procedure di rigenerazione, un’altra è il colorare gli oggetti, un’altra ancora il ritagliare, un’altra il decalcare e così via lungo tutta la scala delle modalità infantili di appropriazione della realtà, che va dall’afferrare su su fino al nominare. Rigenerare il vecchio mondo, ecco l’istinto più profondo che sta alla base del desiderio del collezionista di acquisire nuovi pezzi". Le origini in tutti i sensi, anche quelle che ci riportano alla genesi della filatelia. Non dobbiamo infatti dimenticare che, in pieno Ottocento, la società europea era ancora sostanzialmente rurale. Non esisteva quel mondo delle immagini a cui oggi siamo assuefatti e che consideriamo come un dato di fatto. Non esisteva la cartolina e nemmeno altre riproduzioni di immagini pensate per avere una circolazione, per soddisfare l'esigenza di allargare i propri orizzonti assolutamente ben demarcati dai confini della propria comunità. I francobolli offrivano in quell'epoca la possibilità, straordinaria ed affascinante, di far viaggiare le persone, di aprire loro una finestra su luoghi, personaggi, avvenimenti e tradizioni sconosciute ai più, in un’epoca in cui viaggiare era consentito a pochi. I primi collezionisti, dunque, raccoglievano esemplari viaggiati e si davano premura di staccare i francobolli dalle buste su cui stavano incollati.
Ma abbandoniamo per un attimo il piacere del filosofeggiare e torniamo all’atto pratico. Perché questa è anche l'occasione giusta per fare insieme un ripassino della tecnica della "rimozione" del francobollo. Per i più esperti, la cui memoria è stata assopita dal miraggio della gomma integra a tutti i costi, per i neofiti il cui piacere è ancora acerbo e pregno di sontuose aspettative.
Per i
francobolli relativi al periodo di cui mi sono occupato per questa mia
ramificazione espositiva, la rimozione rientra tra i classici della filatelia,
abbastanza semplice, a patto che si rispettino alcuni fondamentali
accorgimenti. Tanto vale però riprendere la metodica tra le mani e ricordarne i
vari passaggi.
- Tagliare con le forbici un frammento intorno all'affrancatura, avendo cura di lasciare una superficie di carta leggermente più ampia dell'affrancatura stessa. Tale operazione va fatta, previo verifica, se quella lettera non possa rappresentare un interessante reperto di storia postale da lasciare intonso. I frammenti sono già pronti per lavorare alla rimozione del valore postale.
- Separate le affrancature collocate su missive in carta colorata, poiché per queste ultime saranno necessari differenti accorgimenti rispetto a quelle applicate su carta bianca.
- Preparare un contenitore: va bene un bicchiere se parliamo di un singolo frammento, ma se si lavora in modo più seriale l'ideale sarebbe una vaschetta piana o uno di quei contenitori tipo "frigoverre". Riempitelo con dell'acqua pulita e tiepida. Appoggiate i frammenti su carta bianca sulla superficie dell'acqua con la vignetta rivolta verso il basso e spingeteli sotto il pelo del liquido aiutandovi con un paio di pinzette. Mediamente il tempo necessario al distacco non supera i 15/20 minuti, dipende molto da chi ha incollato i francobolli alla busta, se non si è limitato ad inumidire la gommatura, ma ha fatto ricorso a colle di vario tipo che potrebbero mostrare maggiore tenacità al distacco.
- Mettete sotto il rubinetto con un flusso ragionevole, mai violento, di acqua corrente la vaschetta. Quanto per poter sostituire l'acqua che ha contribuito al distacco e poter così sciacquare bene ì francobolli, eliminando i residui di collante ancora sul retro dei dentelli e la gomma disciolta nell'acqua. Non sottovalutate questa fase perché residui collosi sul retro potrebbero appiccicarsi alla carta utilizzata nei passaggi successivi di asciugatura, obbligandovi a ripetere le operazioni di distacco.
- Stendere una carta assorbente o un tessuto morbido (che non perda peli), estrarre con la pinzetta i francobolli ad uno ad uno e deporli, con la vignetta verso il basso, sulla carta assorbente, stando attenti a non sovrapporli. Attendete il tempo necessario alla loro asciugatura. Non serve la fretta. Comprimere i valori tra due fogli di carta assorbente può diventare rischioso perché i francobolli potrebbero attaccarsi sul lato ove prima stava la gommatura. I sacri testi della filatelia rammentano di non asciugare i francobolli sul calorifero di casa e a non stirarli con il ferro da stiro, ma sfido chiunque a dire che non lo ha fatto almeno una volta!
- In caso di pieghe ed antiestetiche arricciature legate all'asciugatura, preparate una superficie piana su cui appoggiare una carta assorbente, appoggiatevi sopra i francobolli asciutti da "stirare", ricopriteli con un'altra carta assorbente e comprimete il tutto con un peso (un bel volume enciclopedico è perfetto). Esistono in commercio sia le carte assorbenti che piccole presse create per tali operazioni. Lasciateli in pressione una notte ed avrete degli usati perfetti.
- La più accademica suggerisce, seguendo i passaggi già descritti per i francobolli su carta bianca, di aggiungere all'acqua della vaschetta candeggina per uso domestico, senza profumi aggiunti. L'ipoclorito di sodio per uso domestico è, di fatto, già una soluzione acquosa in cui il principio attivo si presenta diluito. La dose suggerita è di due cucchiai per litro. Non esagerate per non amplificare l'effetto candeggiante sui colori. Due attenzioni particolari: riducete il tempo di immersione a quello minimo indispensabile allo scollamento del francobollo, dopodiché togliete il frammento di carta e procedete al risciacquo aumentando, in questo caso, il tempo di tale passaggio per eliminare ogni residuo clorato.
- Un secondo sistema descritto in letteratura è il ricorso al sale. Il sale grosso è da sempre descritto come un metodo per fissare il colore alle fibre ed evitare che questi ultimi lo perdano durante il lavaggio. Se pensiamo alla cellulosa come ad una fibra il principio si replica. Unite all'acqua dai 5 ai 6 cucchiai di sale grosso per litro prima di immergervi il frammento. Poi procedete come per gli altri francobolli.
- Un terzo procedimento descritto a più riprese, il più ecologico, consiste nell'immergere il frammento di carta colorata in un contenitore posto sotto l'acqua corrente tiepida. Il flusso continuo dell'acqua trasporta con se il colore evitando che il pigmento raggiunga una concentrazione tale da migrare dalla carta della lettera a quella del francobollo.
- Prendete il frammento su cui è applicato il francobollo adesivo. Sul retro, nella parte della busta su cui si colloca il valore da staccare, versate due gocce di liquido per le mani.
- Con le dita spalmatelo uniformemente sulla carta facendolo così assorbire. Essendo un gel fatelo bene, con calma, in modo che tutta la superficie sia ben impregnata.
- Ripetete l'operazione aggiungendo ancora una goccia di liquido per le mani.
- Di nuovo procedete con le dita a spalmare bene il gel.
- A questo punto, aiutandovi con la pinzetta, iniziate a rimuovere il francobollo. Con calma, senza forzare il distacco.
- Per inattivare i residui di adesivo che restano sul francobollo, col polpastrello prendete una piccola quantità di talco.
- Spalmatela per bene sul retro del francobollo e quest'ultimo sarà pronto. Chi non volesse utilizzare il talco potrà riposizionare il francobollo sopra un piccolo frammento di carta per adesivi (in poche parole il supporto su cui poggiano le etichette di vario tipo e che normalmente gettiamo nella spazzatura).
Bibliografia essenziale
- Walter Benjamin, Aprendo le casse della mia biblioteca. Discorso sul collezionismo, traduzione di Elisabetta Dell'Anna Ciancia, Heny Beyle Editore ripreso dal blog Potsdamer Platz: Germania, Europa di Ubaldo Villani-Lubelli
- Domitalla D'Angelo, Dicono del collezionismo: Piero Angela, Il collezionista, Novembre 2014.
- Giuseppe Di Bella, Breve storia di una passione travolgente: il collezionismo filatelico, Club Filatelia d'Oro Italiana, 2010 (ultma consultazione 30/10/2019)
- AA.VV., Come staccare i francobolli, Manuale Filatelia e Scuola FSFI
- AA.VV., Interventi sul tema tratti dal Forum Filatelia e Francobolli