L'Italia della ricostruzione: una storia di francobolli e non solo

Articolo originariamente pubblicato il 23 marzo 2016
Rieditato per questo sito il 11 settembre 2021


Quando all'interno di un percorso museale un itinerario tematico si integra al complesso espositivo, le vetrine del museo si rinnovano o trovano nuova collocazione in uno spazio che, in qualche modo, deve innestarsi nel racconto principale. Nella mia collezione le vetrine, ho già avuto modo di raccontarlo, altro non solo che gli album. L'apparato didascalico è invece rappresentato dai fogli che guidano il visitatore a meglio comprendere ciò che vede (vedi anche le pagine di questo spazio virtuale).

Il 31 ottobre 1946 nasce la prima serie di dentelli speciali del dopoguerra, nonché della neonata Repubblica. La serie, celebrativa del cambiamento istituzionale del Paese, è messa in cantiere sin dal giugno 1946 ed ampiamente annunciata dai Bollettini Illustrativi. De Nicola, che firma il decreto il 7 ottobre 1946, “riconosciuta l’opportunità di emettere speciali francobolli per celebrare l’avvento della Repubblica” si premura di specificare “che saranno senza sovrapprezzo” e “potranno essere usati in sostituzione di francobolli ordinari attualmente in corso”. Con questi francobolli prende inizio il mio secondo album dedicato al periodo repubblicano della lira, un insieme di emissioni che però ho voluto dotare del sostegno di un apparato iconografico postale, atto anche a far comprendere meglio il clima che si respirava in quel preciso momento storico.
  • La sezione di approfondimento legata alla "ricostruzione post bellica" è stata ricollocata nella "collezione del tricolore", ovvero gli album che raccolgono gli obliterati della Repubblica Italiana. Aggiornamento del 3 gennaio 2108.
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La necessità di ricostruire le attrezzature industriali produttive distrutte dalla guerra, l’inflazione che avanzava vertiginosamente, la strozzatura della bilancia dei pagamenti, il deficit e la mancanza di valuta, erano problemi da risolversi in tempi immediati. La disoccupazione, che portava con sé l’esigenza di rilanciare lo sviluppo industriale, l’arretratezza del settore agricolo, colpito tra l’altro in modo particolarmente grave dalle distruzioni belliche, l’inefficienza del settore dei trasporti e l’insufficiente produzione di energia elettrica, richiedevano una loro risoluzione nel lungo periodo.

A dipingere con grande chiarezza la situazione è una bella tesi di laurea di Alfio Caruso dal titolo "Il piano Marshall e l'economia siciliana, 1947-1952" (vedi bibliografia) che ci racconta anche che "se dal punto di vista internazionale il punto cruciale era il legame con gli Stati Uniti, che di lì a poco avrebbero dato il via al colossale Piano Marshall volto al sostegno ed alla ricostruzione dell'Europa uscita dal conflitto, sul fronte interno si rispolverò un'idea già sfruttata nel primo dopoguerra: il Prestito della Ricostruzione. Riedificare una nazione dalle rovine, che il secondo conflitto mondiale aveva prodotto in tutta l'Europa, era l'obiettivo primario nel Vecchio Continente ed anche l'Italia si stava rimboccando le maniche, cercando di mettere ordine tra rivalità politiche, rancori da guerra civile non ancora sopiti, in un'atmosfera a mezza strada tra le rivendicazioni sociali e l'aspirazione ad un benessere che cominciava a far capolino all'orizzonte".

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Al termine del conflitto mondiale l'Italia, ma soprattutto gli italiani, necessitava di ogni cosa, soprattutto di alimentari. La povertà era infatti diffusa in molti strati della popolazione. Mancava la carta per scrivere, la farina per il pane, i fiammiferi, mancavano il carbone e la legna per cucinare, l'energia elettrica era erogata per poche ore al giorno e l'acqua sgorgava a singhiozzo. Nelle città si attivarono diverse organizzazioni benefiche che distribuivano il cibo.

Tra le diverse iniziative internazionali furono molto attive quelle dei “pacchi dono”. Tra le più conosciute quelle messe in campo dal “Dono Svizzero” e dalla C.A.R.E americana (Cooperative for American Remittance to Europe) un'organizzazione che spediva pacchi dono a chi li sollecitava con una speciale cartolina inviata alla loro sede di Roma. A questa iniziativa, ma anche tante altre che hanno caratterizzato il periodo della "ricostruzione", ho voluto riconoscere un posto all'interno della raccolta filatelica principale con una fuori itinerario, una vetrina virtuale, che sviluppasse una storia nella storia. Non ancora esaustiva secondo il mio piano collezionistico che ha comunque un progetto già delineato per un'espansione di questa sezione, ma certamente interessante sotto il profilo storico e postale.


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La revisione dell'album ha poi giovato di un mio recente acquisto tecnologico: una stampante di formato A3, che mi ha consentito di ridisegnare le schede di almanacco filatelico e storico nella più elegante veste dei fogli a 22 anelli. Per questo ho revisionato e sostituito anche le schede esplicative già presenti. Cosa non di poco conto se pensiamo che anche in una collezione, così come in un apparato museale, i colori ed i materiali dei supporti non hanno solo un significato estetico ma sono importanti elementi della comunicazione. Infatti, oltre a determinare l’atmosfera che vogliamo dare all'esposizione, essi possono costituire anche un vero e proprio codice di comunicazione. Ad esempio possiamo evidenziare diverse sezioni del percorso espositivo utilizzando colori identificativi per ogni sezione; oppure usare un certo colore per i fogli con del testo introduttivo ed uno diverso per l’esposizione degli oggetti, distinguendo in tal modo le tipologie e le funzioni dei reperti presentati.

Bibliografia essenziale
  • Alfio Caruso, Il piano Marshall e l'economia siciliana, 1947-1952, Tesi di Laurea Università di Catania, 31 maggio 2011, Disponibile su: http://archivia.unict.it/handle/10761/328 (ultima consultazione 30/10/2019)