Trotta trotta Cavallino parte seconda
Nella prima parte abbiamo fatto un po' di storia, analizzato gli usi, divagato e forse polemizzato sul Cavallino allo stato di usato, per poi chiudere con il tema della carta e della relativa filigrana. Proseguiamo dunque tendando un'azzardata ipotesi sull'identificazione delle diverse tirature.

Stampa e dentellatura
Del nostro
equino dentellato, cataloghi alla mano, esistono due differenti versioni: la
prima del giugno 1954 stampata con una Lambert e poi dentellata manualmente a
pettine 13¼ x13¼, la seconda del novembre 1955, stampata con una Hoe e
successivamente dentellata lineare 13¼ x13¼ (13,30 x 13,30).
I fogli erano di 50 esemplari, anzi la precisione impone di rammentare che la lastra di stampa comprendeva due fogli sovrapposti in verticale (un foglio da 50 valori x 2). Tali doppi fogli, dopo la stampa, erano divisi con un taglio prima delle fasi di gommatura e di dentellatura. La duplicazione della lastra è stata eseguita con procedimento galvanico, partendo da una lastra originale su cui era stato inciso un foglio, con gli ornati e otto croci di riferimento.
Da questo
dettaglio tecnico parte l'interessante inchiesta di Luciano Garagnani,
pubblicata su "La Ruota Alata", Notiziario dell'a.f.i.s. n. 73 Luglio
/ Settembre 2010. Studio approfondito secondo il quale l'attuale
catalogazione è riduttiva e non particolarmente precisa.
Immagine tratta dall'articolo di Luciano Garagnani citato in bibliografia e nel testo
La Lambert
era una macchina calcografica a secco a due colori, alimentata a fogli
singoli, di produzione francese. Fu installata al Poligrafico nel 1951 ed esordì
con le emissioni verdiane. Fu presto sostituita per la sua lentezza nel
processo di stampa che la rendeva meno efficiente.
La Hoe stampava in calcografia ad un colore, americana di nascita,
anch'essa alimentata a fogli singoli. Per stampare più colori con la Hoe
occorreva fare più passaggi di stampa, cosa che è avvenuta per la stampa di
alcuni francobolli calcografici Coloniali. Oltre al nostro Cavallino può
vantare di aver dato alla luce il 100 Lire della serie Democratica. In entrambi
i casi, le macchine di stampa non consentivano la perforazione dei francobolli
direttamente. I fogli dovevano essere spostati e perforati a mano, in modo
"semimanuale", così come preferiscono citare alcuni autori. Un
gruppo di 3/5 fogli erano sovrapposti e puntati con uno spillo prima d'essere
collocati sotto un dispositivo di punzoni disposti in una linea semplice
(metodo lineare) oppure in una linea di vari segmenti perpendicolari ad
essa (sistema di perforazione a pettine).
Ora, volendo
fare un po' di ripasso sulla teoria, è doveroso ricordare che tra i due
sistemi, il più impreciso è quello lineare. Il perforatore, che presenta
una linea di piccoli cilindri metallici perfora, ad ogni battuta, un solo lato
delle file di francobolli presenti sul foglio. Una volta perforati tutti i
lati, i fogli sono girati di 90 gradi per poter procedere alla perforazione dei
lati perpendicolari a quelli già perforati.
Un poco più
accurato sui dentelli è il perforatore a pettine che, oltre ai cilindri disposti su
una fila, ne presenta altri (a pettine appunto) che diramano dallo stesso. Ne
consegue che ad ogni battuta sono perforati ben 3 lati del francobollo,
offrendo in tal modo una maggiore precisione sui quattro angoli di ogni valore
del foglio.
Per la dentellatura sono stati dunque impiegati sia perforatori a pettine che lineari, tutti però dello stesso passo. Il pettine verticale, utilizzato per la prima tiratura del cavallino ruota, era già stato utilizzato per i francobolli per pacchi in fogli da 100, fino al 1950. Anche il pettine orizzontale utilizzato per la prima tiratura del 2000 Lire (di cui vedremo a seguire). era già stato utilizzato in periodo del Regno d'Italia e tra il 1951 ed il 1953 per le tirature dei francobolli per pacchi postali stampati in rotocalcografia.
Garagnani,
nel suo articolo, parte da un presupposto logico: essendo i perforatori
presenti entrambi sin dall'inizio al Poligrafico ed essendo tale perforazione
da effettuarsi in un secondo tempo, "in via generale, che macchina di
stampa a fogli singoli è stata impiegata non è vincolante per il sistema di
dentellatura utilizzato. I fogli singoli possono essere dentellati
indifferentemente, sia con un perforatore a pettine che con uno lineare",
indipendentemente dalla macchina che li ha stampati. Ma l'autore che ho citato
fa di più, cerca di dimostrare che, sia per le stampe con la Hoe, che per
quelle con la Lambert, sono stati utilizzati entrambi i sistemi di
dentellatura.
Per prima
cosa egli ci offre un metodo per distinguere quali fogli sono stati stampati
con la Lambert e quali con la Hoe, con il solo limite che tale operazione è
possibile solo per quei valori bordo foglio. Ciò perché da una attenta
osservazione di tali francobolli si nota che i fogli del Cavallino non
sempre hanno l'ornato, ma talvolta appaiono “bianchi”. Di un bianco
virgolettato però, perché a ben osservarli, molti di loro non sono totalmente
privi di stampa: la lastra impiegata è la medesima, ma l'ornato risulta appena
visibile in alcuni tratti, non per magia, ma solo perché non è stato
inchiostrato. Sempre inchiostrate però sono le otto croci presenti nel
foglio, fondamentali per la messa a registro.
Detto ciò, secondo lo studio che sto citando in questa mia divagazione, dobbiamo ora fare un passo indietro. No! Il passo, in verità, è in avanti, perché salta al 1957, epoca in cui il Poligrafico andrà a stampare il pacchi postali da 1.000 Lire (cavallino con le stelle) e il valore da 2.000 Lire. Per la precisione le primissime tirature. Quelle, per intenderci, con la filigrana stelle di secondo tipo, inclinate a 25 gradi. Quelle prodotte con la macchina da stampa Lambert e che, guarda caso, sui nuovi francobolli (parliamo del 2.000 Lire) mostrano la stessa lieve, talvolta impercettibile, traccia di ornato, che ritroviamo nel nostro Cavallino ruota.
Guardate, non è roba da profani. Perché nel leggere e rileggere gli eruditi anch'io ci ho perso un poco la testa. Solo delle primissime tirature stellate parliamo ora, perché in quelle a seguire su carta con filigrana stelle di terzo tipo (anni Sessanta) gli ornati sono invece inchiostrati, anche se è stata utilizzata la Lambert. Per le tirature degli anni Settanta (carta con filigrana stelle di 2° tipo inclinate a 65° e stelle 4° tipo) gli ornati sono sempre stampati, ma la macchina utilizzata non è più la Lambert, ma la Giorgi-De La Rue e, nelle ultime tirature calcografiche, la Goebel.
Quindi? Se ne desume, scrive Garagnani, che "la caratteristica dell'ornato non inchiostrato consente pertanto di individuare la macchina di stampa utilizzata per il cavallino ruota. La stampa con la Lambert presenta i margini bianchi, con l'ornato appena visibile in alcuni punti, mentre nella stampa con la macchina Hoe i margini hanno l'ornato".
A questo punto, se la catalogazione ufficiale del Cavallino ruota per ciò che concerne la dentellatura e la teoria dell'ornato coincidessero avremmo, manco a dirlo, una chiara ed inequivocabile distinzione, potendo notare sui valori in cui l'ornato sui bordi si mostra nella sua completezza (Lambert) una chiara ed esclusiva dentellatura "a pettine" e, al contempo, una dentellatura lineare in quei valori con margini "in bianco" o minimali (Hoe). Ma così non è, tanto da spingere chi ha studiato il tema da affermare il contrario. E Garagnani ce ne offre contezza, portandoci alcuni esempi dai quali anche io ho cercato indizi utili per dare sostanza a quanto sto scrivendo.
Prima tiratura, 1954, dentellatura a pettine. Macchina di stampa Hoe

Abbiamo un ornato ben visibile ed inchiostrato, corrispondente quindi alla macchina di stampa Hoe. L'esame della dentellatura ci mostra un evidente perforazione a pettine. Tale esempio parrebbe smentire che la dentellatura a pettine sia stata impiegata solo per le tirature effettuate con la macchina di stampa Lambert, così come che tutti gli esemplari prodotti con la Hoe mostrerebbero dentellatura lineare. Parte di questa tiratura fu impiegata per essere soprastampata AMF-FTT per la zona di Trieste.
Seconda tiratura, 1954, dentellatura lineare. Macchina di stampa Lambert



Nell'immagine a seguire, ripresa da un articolo pubblicato su "Il Collezionista" luglio 2016 a firma del perito Marcello Manelli (6 anni dopo la ricerca citata), quanto teorizzato sulle modalità di identificazione della macchina da stampa pare non aver incontrato seguito tanto da riportare quale esempio le due tirature, Lambert e Hoe, con variante di dentellatura, ma con inchiostrazione del dell'ornato identica, definendo solo una differente temporalità: 1954 per la Lambert a pettine e 1955 per la Hoe lineare.

Scritto ciò, chiudo questo corposo capitolo dedicato alle dentellature. Non che tale erudizione accademica cambi il corso della vita di ciascuno di noi, ma un piccolo stimolo ad approfondire di tanto in tanto è meglio della "Settimana enigmistica". Vale sempre il principio che chiunque abbia da aggiungere, integrare e replicare, ogni commento a questo post sarà stimolante per tutti.
Preso il valore "stellato" si applica il nastro adesivo sul recto (lato vignetta) e sul verso (lato filigrana). Ora con uno strappo secco e deciso si separano i due lembi di nastro adesivo, ognuno dei quali porterà con sé, se tutto è andato bene, rispettivamente la vignetta oltremare, ora priva di filigrana, e la filigrana con le stelle e la gommatura senza più la vignetta. Per separare il nastro adesivo dalla vignetta serve un po' di benzina. A questo punto, con la massima cura possibile, si dovrà incollare la vignetta così ottenuta alla carta filigranata corretta ed eventualmente correggere la dentellatura.

Nonostante e purtroppo, in alcune occasioni si assista a falsi creati piuttosto bene e perciò difficili da smascherare, nella maggior parte dei casi tali falsificazioni hanno il loro punto di caduta proprio nelle imperfezioni o negli sdoppiamenti di dentellatura, ben evidenziabili ad un controllo accurato utilizzando forti ingrandimenti. Sdoppiamenti provocati dalla difficoltà di accoppiamento del recto ottenuto da esemplari stellati con il verso ottenuto da altri francobolli con filigrana in ruota alata o dal riadattamento di bordi fogli che essendo tali vanno praticamente ridentellati per l'occasione.
Una vera scuderia
Debuttò a Capodanno del 1819 e verrà ricordata con un francobollo “B” atteso per il 25 gennaio. È la carta bollata del Regno di Sardegna, che i filatelisti conoscono meglio come “cavallino”, dall’immagine che reca. Realizzata da Amedeo Lavy, propone un postiglione a cavallo che suona la tromba; tre i tagli, da 15 centesimi (l’immagine è tonda), 25 (ovale) e 50 (ottagonale), impiegabili in base alla distanza che la missiva avrebbe percorso.

Franco Filanci, Carlo Sopracordevole e Domenico Tagliente, nel loro Interitalia, catalogo dedicato agli interi postali, lo hanno etichettato come il primo esempio di carta valore bollata al mondo, anche se non in funzione di un servizio ma per riscuotere un diritto di tipo fiscale relativo alla posta. “L’editto del 12 agosto 1818, fissando il monopolio di Stato sulla posta nei «territori di terraferma» (Piemonte, Savoia, Liguria e Nizzardo), proibiva ai privati di trasportare lettere, a meno che non fossero prima presentate a un ufficio di posta per la bollatura, la registrazione e il pagamento del diritto postale. Poiché tuttavia il sistema aveva molti inconvenienti, soprattutto a causa dello scarso numero di uffici postali esistenti, nel 1819 furono emessi fogli da lettera già bollati, usabili esclusivamente per tali corrispondenze «in corsi particolare» senza ulteriori formalità”. Ed eccolo qui il Cavallino in cima al pedigree filatelico di questa nostra genealogia equina.
Ebbene, so di non aver scoperto nulla di nuovo che già non fosse scritto e conosciuto, ma va da sé che, talvolta, la saggezza d'altri abbia bisogno d'esser raccolta, riunita, affinché la stessa non si perda in mille rivoli e si estingua, evaporando nel deserto dell'ignoranza. Buon collezionismo consapevole a tutti.
Le due parti di questo articolo sul Cavallino
Trotta trotta Cavallino parte prima
Trotta trotta Cavallino parte seconda
Bibliografia essenziale
- Luciano Garagnani, Le prime tirature dei cavallini, La Ruota Alata" Notiziario AFIS. n. 73 Luglio/Settembre 2010
- Emilio Franco Calcagno, Stelle e stelline, da Il Postalista, luglio 2017
- AA.VV., Cavallino 1954, Forum dei francobolli, consultato 4 giugno 2021
- AA.VV., Prezzi e beni al consumo 1945-2005, Cronologia.it, consultato 4 giugno 2021
- AA.VV.,Stipendi e beni al consumo 1945-2000, Storiologia.it, consultato 3 giugno 2021
- AA.VV.,Catalogo Sassone 1965, Sassone srl, 1964
- AA.VV.,Catalogo Sassone 2005, Sassone srl, 2004
- AA.VV.,Catalogo Sassone Specializzazioni 1990, Sassone srl, 1991
- AA.VV.,Catalogo Unificato 1978, CIF, 1977
- AA.VV.,Catalogo Unificato 2006, CIF, 2005
- AA.VV.,Catalogo Unificato 2021, CIF, 2020
- AA.VV, Pacchi postali storia del servizio, Mercato filatelico, consultato il 28 maggio 2021;
- a cura di Bruno Crevato-Selvaggi, Gli altri servizi postali, La Repubblica Italiana, Poste Italiane, 2002;
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- Walter Soardi, Specializzazioni della Repubblica con filigrana a ruota; http://www.soardi.eu/45/democratica.htm, consultato il 16 giugno 2021;
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- Aniello Veneri, Cavallino e modulo pacchi postali, l'Occhio di Arechi - Notiziario n. 17, ottobre 2006;
- AA.VV, La Repubblica italiana, Francobolli d'Italia, Tomo II, 1990, Bolaffi/Fabbri Editori;
- Marcello Manelli, Un panino di Cavallino, Il Collezionista luglio/agosto 2016, Bolaffi Editore;
- Pasquale Borrelli, Un committente scontento... ma soddisfatto, Pasquale Borrelli, consultato il 12 giugno 2021;
- Franco Filanci, Danilo Bogoni, Repubblica Italiana 50 anni a passo di posta, Suppl. a Cronaca Filatelica 222, ottobre 1996;
- Franco Filanci, Il francobollo dalla A alla Z, Suppl. a Cronaca Filatelica, ottobre 1997;
- AA.VV., Due secoli di cavallini, Vaccari News, gennaio 2019, consultato il 7 giugno 2021;
- AA.VV., Settant'anni fa il cavallino, Vaccari News, 14 giugno 2024, consultato 13 giugno 2021