Armeni: un popolo in esilio di David Marshall Lang. La storia e i fatti del genocidio armeno

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La mia valutazione su questo libro:
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Parlare del genocidio del popolo armeno, a poco più di un secolo dalla tragedia che si è consumata ai confini della nostra Europa, è assolutamente necessario. Necessario per non dimenticare, per consolidare la memoria storica su quello che possiamo definire uno “sterminio” senza mezzi termini, una ragionata, metodica estirpazione di un popolo e della sua cultura dal pianeta. Necessario perché questa nostra umanità ha una memoria labile dalla quale i fatti più esecrabili per l’uomo stesso sublimano nell’etere, fino a scomparire.

I fatti lo confermano. Perché la grande tragedia del popolo armeno, di cui ci parla questo saggio, segue di qualche anno quella degli Herrero in Namibia, condotta dall’esercito tedesco agli inizi del 1900. E anticipa, quasi a fare da prove generali, l’olocausto degli ebrei, rimasto vivido nella memoria collettiva, perpetrato nel corso della Seconda Guerra Mondiale per mano dei nazisti.

Di questo ci racconta, con una ragionata analisi storica, religiosa e culturale, David Marshall Lang, un racconto dettagliato, ma abbastanza fluido del popolo armeno, la storia della loro diaspora, in un un vivido resoconto delle persecuzioni che questo popolo ha dovuto subire nel corso del XX secolo. L'autore, scomparso nel 1991, è stato professore di studi caucasici alla School of Oriental and African Studies, University of London ed è considerato uno degli studiosi britannici più produttivi, specializzato in storia georgiana, armena e antica bulgara.

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La copertina del libro e un'immagine tratta da Gariwo - la foresta dei Giusti

Gli Armeni hanno popolato l’Anatolia e il sud del Caucaso per oltre tre millenni e la loro nazione, dopo trecento anni dall’arrivo di Cristo fu la prima ad adottare il Cristianesimo come religione di Stato. Lo sterminio del popolo Armeno, ci viene ricordato, ha avuto luogo in due momenti all’interno di quello che era l’Impero Ottomano. Il primo tra il 1894 ed il 1896, quando l’ultimo sovrano della Sacra Porta, ‘Abd ul-Hamid, decise di scaricare sugli Armeni la colpa dei suoi fallimenti e per farlo approvò leggi per isolarli dalla vita civile e renderli indesiderati dall’Impero. Questo massacro, iniziato alla fine dell’Ottocento, diventò poi il problema principale dei Giovani Turchi, un movimento politico nato alla fine del XIX secolo che puntava a trasformare l’Impero Ottomano, in forte degrado, in una monarchia costituzionale moderna. Rappresentava però una spina nel fianco il problema delle varie etnie presenti sul territorio da secoli, in modo particolare infastidiva la presenza di minoranze non islamiche e con status economico e culturale abbastanza elevato. Il problema fu risolto pianificando un genocidio.

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Le marce della morte e i campi di raccolta 
mappa curata e pubblicata da  Gariwo - la foresta dei Giusti

Nel 1915 centinaia di migliaia di armeni sono stati torturati, uccisi, le loro donne deportate nel deserto inospitale e lasciate morire di stenti, quando non rapite con la compiacenza turca da tribù curde. E con loro è andata a morire una cultura millenaria, una ricca tradizione di usanze e costumi, quella identità culturale che si è cercato di cancellare in un solo colpo. David Marshall Lang, utilizzando materiale frutto di una articolata ricerca, ci aiuta a rivivere quei tragici momenti, a ripercorrere poi gli itinerari seguiti dagli armeni dalle terre native attorno al Monte Ararat a luoghi lontani come Lhasa, Harbin e Buenos Aires. Ci testimonia la condizione degli armeni che da circa duemila anni costituiscono un popolo in parte in esilio.

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Impiccagioni di armeni e memoriale del genocidio armeno. Foto: Gariwo - la foresta dei Giusti


Questo libro, che esce in Italia nel 1989, pochi anni dopo che le Nazioni Unite hanno formalmente riconosciuto il genocidio il 29 agosto del 1985 e quasi dieci anni prima da che il Parlamento Europeo si esprima sui tragici avvenimenti. Un riconoscimento necessario, un documento (corredato anche da un’appendice sulla comunità armena italiana) per ricordare a tutti un’operazione di metodica eliminazione, occultata da un perseverante negazionismo turco, ma anche per rimarcare quella certa vergogna delle potenze occidentali per aver taciuto, preferendo alla verità dei fatti gli interesse politici ed economici.
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