Politicamente dentellato
Uno dei miei album del ciclo repubblicano, cui ho voluto dare un necessario restyling, cade in piena "epoca Craxi", già leader del Partito Socialista Italiano e Presidente del Consiglio dei Ministri dal 4 agosto 1983 al 17 aprile 1987. Una ghiotta occasione per tornare a parlare del francobollo quale strumento di propaganda del potere, in un'epoca, tra l'altro, ove tale aspetto parrebbe ormai solo un retaggio del passato. Il francobollo “politico clientelare” non è infatti una novità, nemmeno in periodo repubblicano.
Personaggi
misteriosi, santi e protettori, città e paesi, hanno sempre ambito a trovare un
posto di primo piano su di una carta valore. Due esempi magistrali li riporta,
giusto per fare un esempio, Vaccari News in un intervento dedicato al
binomio francobolli e politica. Si tratta di due articoli, uno del 1864 e
l’altro del novembre 1914, che mettono in luce approcci diversi, ma che toccano
lo stesso tema. Un secolo e mezzo fa, è la rivista belga “Le timbre-poste”,
secondo gli specialisti la più antica che si conosca, a richiamare tale spinoso
argomento. Nel numero pubblicato a novembre del 1864, un redazionale è
intitolato “Collectiomanie et politique”. “Ecco due parole che urlano
a trovarsi insieme”, evidenzia con i toni dello scandalo il periodico, nel
rivelare delle forti pressioni che avrebbe subito. Ingerenze che avevano a che
fare con una strana richiesta di francobolli delle Romagne, ovviamente non più
venduti agli uffici postali di Bologna, ma che si diceva essere stati
acquisiti, guarda caso, dal Governo di Bruxelles. Ed il richiedente, nella
città emiliana, per ottenere il proprio scopo raggiunse gli ambienti
nordeuropei che contavano, facendo attribuire principi liberali e massonici al
fondatore del periodico, Jean-Baptiste Moens. Un classico esempio di uso
improprio del potere politico per un fine privato, quello collezionistico.
Differente,
ma di analogo tema, è invece quanto appare, nero su bianco, nel novembre del
1914 sul “Bollettino filatelico”, rivista questa volta assolutamente
"made in Italy". La Prima guerra mondiale aveva dato fuoco alle
polveri sull'intero continente e la testata filatelica metteva in evidenza come
l’emissione di cartevalori possa addirittura anticipare precise mire
espansionistiche, solo in seguito ratificate dalla diplomazia reale.
“Il primo atto d’imperio di uno Stato che mette piede su un lembo qualunque di terra, si manifesta sempre con l’emissione di francobolli speciali”, riporta l'intervento di Berti Merry ripreso da Vaccari News. “E magari, quando si vuol dare ad intendere ai gonzi che quella occupazione è soltanto temporanea, si emettono dei francobolli provvisori, cioè quelli metropolitani con la loro brava soprastampa”. Citando, fra gli esempi, le emissioni per la Bosnia-Erzegovina con l’aquila austroungarica (risalenti al 1879), che precedettero di quasi tre decenni l’inglobamento del territorio (avvenuto nel 1908); quelle di Cipro con la regina Vittoria, distribuite molto prima (datano 1880) dell’annessione formale (1914); le serie per Creta (1900), che anticiparono il passaggio dell’isola alla Grecia (1913). Giusto per fare qualche riferimento, assolutamente non esaustivo, ma certamente significativo.
A questo punto appare evidente che le due parole, politica e francobollo, si attraggono quasi come calamite, al punto da offrirsi ad un ulteriore approfondimento dentellato, quello del politico collezionista.
Tanti sono i casi citabili, ma due esempi bastano per tutti. Il primo ha una portata assolutamente internazionale. Le cronache specializzate lo raccontano come collezionista instancabile, un uomo che alla sua passione dedicava molte ore, in gran parte notturne: raccoglieva francobolli di tutto il mondo, disposti dentro album, a loro volta conservati in un baule di legno. Fulcro della collezione era la raccolta di saggi, prove e varietà di francobolli americani del Novecento, spesso donati direttamente dal Bureau of Engraving and Printing, la stamperia nazionale americana. Il suo nome è tutto un programma: Franklin Delano Roosevelt. Ne fa un ritratto collezionistico "da casella" il numero di aprile 2013 della rivista Il Collezionista. «Quando ero un giovanotto ho scoperto che mostrare i propri francobolli era un modo molto utile per catturare l’attenzione di una donna», ammicca lo stesso Roosevelt nell'alludere alla sua passione filatelica durante il colloquio con re Giorgio VI. È il giugno del 1939, la Gran Bretagna sta per entrare in guerra ed il monarca corre negli Stati Uniti per chiedere il sostegno. Il Philatelic President, come era chiamato, si era avvicinato alla filatelia a otto anni, su suggerimento dei genitori.
Il senatore a vita si stupì innanzi alla collezione personale di Elisabetta II; un altro «calendario filatelico» tutto fatto di emissioni inglesi, dedicato questa volta al 1859. E così decise per la sua personale collezione, imperniata sul suo periodo storico più amato. Ne ricavò anche una riflessione che sottopose in un discorso a «Italia ‘76», l’esposizione mondiale di filatelia. Una collezione unica al mondo che, per indicazione degli eredi Andreotti, è stata battuta come lotto all’Hotel de la Ville a Milano, ripartita in complessivi 3.267 lotti con basi di partenza stratosferiche. Capire ora dove finisce il politico collezionista ed inizia il collezionista politico è impresa ardua, certo che ad Andreotti statista si devono certamente alcune emissioni "per benevolenza", in modo particolare alcuni francobolli dedicati a temi molto cari al mondo cattolico e scudocrociato.
Giulio Andreotti non fu certamente il solo a caldeggiare qualche emissione particolare. Fece parlare, nel 1973, il francobollo dedicato alla Torre di Pisa, emesso l'8 ottobre. Si discuteva all'epoca dell'ottavo centenario della "pendente" più famosa al mondo, che però nel 1173 fu solamente iniziata, per esser poi conclusa duecento anni dopo, nel 1372. Comunque sia, tale ricorrenza non era prevista nel calendario filatelico del 1973, se non fosse che il ministro Giuseppe Togni, desideroso d'offrire un gesto di riconoscenza politica ai suoi elettori pisani, decise per un bel quadretto dentellato, ordinato fresco fresco al Poligrafico. Da quando Bettino Craxi iniziò a circolare ai piani alti del Palazzo, il fenomeno che coniugava francobolli a politica trovò massimo risalto in ambito filatelico e postale.
Fu, il suo, un governo decisionista che alimentò “l'euforia del benessere”, aumentando però in modo incontrollato la spesa pubblica, forte di un sistema compiacente che intrecciava agli interessi del florido mercato azionario e speculativo, quelli delle lobby. Un sistema che, pur di conquistare il consenso di vasti strati della società civile, non esitò a favorire ambigui modelli di comportamento sociale e contributivo. Un decisionismo che rispose, fin troppo sbrigativamente, a molti temi irrisolti. Fu in questo periodo, ad esempio, che il panorama dell'informazione televisiva passò dal monopolio al duopolio, grazie al forte appoggio offerto alla Fininvest di Silvio Berlusconi, che non mancò negli anni a seguire di offrire sostegno al leader socialista.
Fulgido esempio di intreccio tra politica e filatelia, resta il francobollo da 2.000 lire, espresso e molto “raccomandato”, che il 31 maggio 1986 celebra la Giornata dei martiri e dei caduti per l’indipendenza nazionale. Si trattò, in realtà, di un’emissione spot, giacché la “Giornata”, proclamata proprio dall'Onorevole Bettino Craxi, all'epoca già Presidente del Consiglio, non ebbe mai svolgimento. Eppure, il bollettino illustrativo, firmato dallo stesso leader del Partito socialista italiano, insediatosi tre anni prima a Palazzo Chigi alla testa del pentapartito Psi-Dc-Psi-Pri-Pli, parrebbe testimoniare un evento già codificato, per di più corroborato dal francobollo celebrativo. La Giornata dei martiri e dei caduti per l’indipendenza nazionale, si legge a firma di Craxi nel cartoncino diffuso all’antivigilia del quarantesimo anniversario della Festa della Repubblica, è stata istituita per accomunare in una stessa memoria ed in una stessa celebrazione tutti coloro che hanno offerto la loro vita per la nostra unità e la nostra indipendenza. Nella trasposizione grafica di Emidio Vangelli De Cresci una figura simbolica bagna con il proprio sangue il rosso della bandiera italiana.
In tempi più
recenti, a testimonianza che il francobollo mantiene quel valore di
rappresentanza che va ben oltre il ruolo di mera affrancatura, corre
l'obbligo di segnalare i francobolli stampati in proprio dalla Lega
Nord e dal "Governo del Nord Italia", valori che in taluni
casi sono stati accettati da uffici postali e regolarmente utilizzati.
Considerati erinnofili a tutti gli effetti, i dentellati padani vantano ormai
diverse emissioni e sono considerate curiosità per il tema filatelico a
sfondo politico - storico. Non aggiungo altro, perché di cose da dire sul
binomio filatelia e politica c'è ne sarebbero tante da farne una interessante
tematica trasversale al periodo Repubblicano e non solo!
- AA.VV, Politica e francobolli, 15/11/2014, Vaccari News (ultima consultazione 30/10/2019)
- Domitilla D'angelo, Politica e francobolli a casa di Roosvelt, Il Collezionista (Bolaffi), 2013
- Paolo Conti, Quei francobolli di Andreotti, Corriere della sera, 18 settembre 2015
- Claudio Baccarin, L’illustrazione dei bollettini illustrativi, L’Arte del Francobollo, n°12 marzo 2012;
- Franco Filanci, Dizionario di storia postale, Cronaca Filatelica Speciale n°2, settembre ottobre 1997
- Danilo Bogoni, Franco Filanci, Europa 50 una storia dentellata, 2007, Poste Italiane.