Il Municipio di Udine si tinge di verde

Articolo originariamente pubblicato il 30 luglio 2021
Rieditato per questo sito il 18 settembre 2021


Quando si parla della disfatta di Caporetto, sovente l'immagine, tanto storica quanto filatelica, corre all'invasione del Veneto da parte delle truppe austriache e tedesche.

Ad onor del vero però, anche il Friuli subì la stessa triste e drammatica sorte. Tra il 1915 ed il 1917 Udine fu uno dei centri strategici più importanti d’Italia. Il capoluogo della provincia friulana, posto nel cuore delle retrovie del fronte e sede del Comando Supremo dell’esercito, divenne infatti una piccola e ben organizzata “capitale della guerra italiana”. L’evento bellico rimodellò Udine e ne riconfigurò le sue funzioni urbane, trasformandola in un centro direttivo e logistico di prima importanza. Mentre nel centro storico fu creata una “cittadella militare” per il comando del generale Cadorna, la città e le sue adiacenze ospitarono magazzini, officine, forni, baraccamenti e strutture sanitarie per circa 20 mila posti letto destinati ai soldati feriti ed ammalati. Tutto ciò fino alla disfatta di Caporetto.

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Nel 1916 morì Francesco Giuseppe, a questi succedette Carlo I. Proprio Carlo I compare sui francobolli della posta da campo (posta militare quindi) che, nei vari territori occupati durante il conflitto, gli austriaci provvidero a soprastampare con le valute locali di occupazione.

Udine occupata
Nella notte, tra il 27 ed il 28 ottobre 1917, riecheggiano nei primi paesi gli spari delle truppe bosniache che fanno da avanguardia all'occupazione. Effettuato lo sfondamento del fronte italiano, il Comando germanico prese possesso di Udine nelle prime ore del 29 ottobre 1917, dopo che per tutta la giornata e la notte s’era combattuto nella città tra gli Jäger della ventiseiesima divisione di von Berrer e gli irriducibili militari italiani del I reparto d’assalto. La città fu divisa in due settori: la parte nord ai tedeschi, la parte sud agli austro-ungheresi.

I racconti di chi visse in prima persona le prepotenze, i soprusi, i saccheggi, riducendo la popolazione civile allo stremo, assumono toni drammatici. Ogni tentativo di nascondere scorte alimentari fu reso vano dalle continue incursioni di soldati affamati quanto i civili. Chi racconta annota nei propri diari: «Non rimane nulla di intero: avanzi e frammenti dovunque; sul focolare, dai tizzoni avanzati, si arguisce che braccioli di seggiole, gambe di tavoli, sportelli di armadi han servito per alimentare il fuoco. Ubriachi, lasciano che il vino corra per la cantina». A farne le spese furono innanzitutto le donne, poiché i loro uomini erano al fronte, ma vittime di quell’anno orribile furono anche i bambini, costretti a elemosinare il cibo o mutilati da materiale bellico abbandonato. Lo stesso esercito nemico era alla fame, i soldati frugavano persino nelle immondizie, facendo bollire nelle gavette un miscuglio di pannocchie, zucche, cavoli, uva acerba.

Nei primi giorni di novembre i Comandi occupanti decisero di por fine ai saccheggi, ma di organizzare una requisizione sistematica dei macchinari delle officine, dei magazzini, della biancheria e degli oggetti di metallo necessari all’industria bellica. Furono abbattute persino le campane del Duomo e di tutte le chiese. Per celebrare la brillante vittoria sugli italiani, a Udine giunsero in visita il Kaiser Guglielmo II e l'Imperatore Carlo I.
 

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La requisizione delle campane del Duomo e le marche di recapito (vedi a seguire) approntate per evitare alla popolazione di recarsi dall'occupante a chiedere la propria corrispondenza

L´esercito austriaco recuperò in Friuli e nel Veneto occupato la gran parte del cibo e del vestiario di cui necessitava, viso che gli approvvigionamenti imperiali erano praticamente nulli: un esercito di oltre un milione di soldati visse alle spalle di una popolazione di un milione di civili.

Gli uffici di posta militare dell'invasore
Il recapito della corrispondenza fu sospeso e gli abitanti si trovarono costretti a rivolgersi all'invasore nemico per il ritiro delle proprie missive. Nei territori occupati il servizio postale per i residenti, solo in ambito locale o per l'Austria-Ungheria ed i paesi suoi alleati sarà riattivato il 23 aprile 1918 utilizzando gli Etappenpostamt, gli uffici militari di tappa austriaci, da quel momento aperti anche ai civili. Tali uffici si collocano non in prossimità della linea del fronte ed impiegano francobolli di Posta militare austriaca. Il bollo tondo datario riporta la località in cui operano: Udine, Agordo, Ampezzo, Auronzo, Casarza della Delizia, Cividale, Codroipo, Gemona, Latisana, Longarone, Maniago, Moggio, Palmanova, Pieve di Cadore, Portogruaro, San Giorgio di Nogara, San Pietro al Natisone, San Vito, Spilimbergo, Tarcento e Tolmezzo.


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Due buste con annullo (in primo piano Udine) degli Etappenpostamt,
gli uffici militari di tappa austriaci, presenti nella mia collezione


Non si deve dimenticare che, trascorsi pochi giorni dall'occupazione, ai tedeschi si affiancarono gli austriaci. I militari italiani arretrarono e la popolazione si diede alla fuga: in città rimasero solamente 7.000 persone, costrette a subire saccheggi e violenze. Il Friuli, durante l’anno dell’occupazione austro ungarica iniziata nell’ottobre 1917, era stato posto sotto l’autorità delle forze del fronte sud occidentale guidate dall’arciduca Eugenio, al quale toccò frenare con apposite ordinanze, nel dicembre dello stesso anno, i saccheggi e le violenze arrecati da parte dell’esercito invasore alla popolazione.

Dagli zolfanelli al recapito postale
Immaginiamo dunque, in tale clima di sistematici soprusi e vessazioni, cosa poteva significare per un italiano in regime di occupazione, doversi pure recare nell'ufficio militare di tappa dell'invasore per chiedere la propria corrispondenza. L'allora direttore della posta militare di Udine, per ovviare a tale inconveniente, pensò di dare vita ad un apposito servizio di recapito, servendosi di addetti locali, gente del posto che ben conosceva la topografia del luogo. Restava il problema di come finanziare tale attività e si pensò dunque di ricorrere ad una sopratassa rappresentata da segnatasse prodotti in loco.

Per la produzione si ricorse alle scorte abbondanti ed inutilizzate di marche italiane "R. Gabelle" e "R. Privative" giacenti negli uffici finanziari di Udine. Da 1 e 2 centesimi le prime, da 5 e 7 centesimi e mezzo le seconde, tali marche erano impiegate sopra le confezioni di fiammiferi, come imposta. Il fatto che non fossero gommati li rendeva certamente più scomodi all'uso, ma ne facilitò enormemente la fase di soprastampa. La tavola messa a punto prevedeva 100 soprastampe recanti la dicitura "Ortspostmarke" in alto, seguita scendendo verso il basso, dallo stemma imperiale, dal nuovo valore e dal nome della località di riferimento (ben 18 differenti), quest'ultimo su una o due righe. Per Udine, e soltanto per lei, fu impiegato il foglio intero.


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Il generale Josef Posch, a capo della Posta militare, che pose un netto diniego a tale iniziativa e trasformando così 68 francobolli su 72 (i quattro mancanti sono quelli circolati a Udine) in "non emessi".

I nuovi facciali dedicati al recapito della corrispondenza erano di 1 centesimo per le cartoline e le stampe, 2 centesimi per le lettere, 3 centesimi quale diritto di raccomandata e 4 centesimi per stampe e campioni oltre i 50 grammi. Approntato il tutto fu proprio la Gazzetta del Veneto a dare notizia del nuovo servizio il 14 giugno. Ma si trattò di una meteora poiché il giorno seguente, partito il servizio, lo stesso fu bloccato da un ordine perentorio telegrafato dal generale Josef Posch, a capo della Posta militare, che pose un netto diniego a tale iniziativa, trasformando così 68 francobolli su 72 (i quattro mancanti sono quelli circolati a Udine in pochissimi esemplari) in "non emessi".

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Una delle rarissime lettere circolate a Udine (da Il Novellario Volume 2, 1889 -1921, Unificato)

Una doverosa polemica su chi vende "ristampe"
Rappresentando tali valori un frammento di storia unico nelle vicende belliche della Grande Guerra degli italiani, molti collezionisti sono restii ad approcciare a questi 72 valori. È presto spiegata anche la motivazione, che in fondo riprende una vecchia polemica che vale anche per altre emissioni filateliche: le piattaforme di vendita online che tutti conosciamo mostrano troppe "riproduzioni" o "ristampe" che però andrebbero chiamate con il loro nome: FALSI.

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Eloquente esempio di quanto ho raccontato circa chi vende "ristampe" o "riproduzioni".
Un comportamento filatelicamente inaccettabile.


In questo mare magnum di FALSI, chi osserva si demotiva ben presto dal tentare un acquisto e chi studia trova motivo di forte irritazione. Sarebbe quindi straordinaria opera di fidelizzazione che queste piattaforme prendessero una decisione chiara, bandendo riproduzioni o falsi che siano oppure obbligando il venditore a porre la dicitura FALSO a chiare lettere nella descrizione dell'oggetto, poiché termini come "ristampa" sono ingannevoli e fuorvianti.

Il Municipio di Udine
Per tornare alla nostra storia, fallito il tentativo delle marche per fiammiferi ad uso sovrattassa di recapito postale, la città di Udine non si diede per vinta. il Municipio di Udine deliberò il 16 luglio 1918 l'emissione di un francobollo da 5 centesimi per il recapito delle corrispondenze. Questa insolita emissione "di guerra", una sorta di segnatasse per l'effettivo impiego cui era stato pensato, vide la luce il 20 luglio dello stesso anno e proseguì sono al termine dell'occupazione.

Esageratamente semplice, stampato tipograficamente dalla Litotipografia Passero su carta verde azzurra di fattura grezza e colorata in pasta, era annullato con un bollo lineare "Annullato" e/o con un bollo a due cerchi recante la dicitura "Municipio di Udine" e lo stemma del Comune al centro. I due annulli erano in gomma ed erano impressi con l'uso di inchiostro violetto.

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Il foglietto del 5 centesimi di Udine

Per la stampa si produssero fogli di 24 esemplari disposti su 4 righe, ognuna di 6 valori. Non solo: il foglio così come pensato era diviso in due gruppi, ognuno di 12 esemplari, affiancati in senso inverso e stampati sullo stesso foglio, ma in due passate dopo averlo capovolto e posto a registro. Per tali motivo al centro (colonna 3 e 4 del foglio) si presentano quattro coppie cosiddette "tête-bêche".

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Una delle cosiddette coppie "tête-bêche"

Un'altra caratteristica dei fogli così come già ho rappresentato, è il fatto di non essere dentellati ai bordi. Ne consegue che da ogni singolo foglio derivino dunque diverse tipologie di francobolli: 4 esemplari non dentellati su due lati (le posizioni sono la 1, 6, 19 e 24); 8 francobolli non dentellati su un solo lato (posizioni 2, 5, 7, 12, 13, 18, 20 e 23); 4 valori con dentellatura su quattro lati (posizioni 8, 11, 14 e 17); 2 coppie "tête-bêche" non dentellate da un lato (3-4 e 21-22) ed altrettante 2 coppie "tête-bêche" dentellate a quattro lati (posizioni 9-10 e 15-16).

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Un bell'esempio di missiva viaggiata e recante la marca di recapito Made in Udine
(da
Il Regno d'Italia nella posta e nella filatelia - I tomo, Poste Italiane)

Non ultimo un ulteriore particolare, legato alla stampa, che ha generato, nella composizione di 12 esemplari, nella posizione 11 ad essere precisi, un valore con il famoso accento sulla lettera "u" di Municipio.

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I danni dell'occupazione militare furono tali che il Friuli contò, in proporzione al numero di abitanti, il maggior numero di vittime di tutta Italia. La liberazione di Udine avvenne il 3 novembre 1918 con l'arrivo in città dei reparti del Savoia Cavalleria.

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A conclusione di questa ennesima divagazione, non posso fare a meno di autocompiacermi (e mi perdoni chi legge per questo mio peccatuccio dentellato) di aver inserito in collezione il 5 centesimi di Udine, come sempre accompagnato da una scheda storica secondo lo stile della mia collezione.

Bibliografia essenziale

  • Franco Filanci, Il Novellario Volume 2, 1889 -1921, Unificato, 2014;
  • Bruno Crevato Selvaggi, Il veneto invaso, Il Collezionista Bolaffi, Maggio 2008;
  • Bruno Crevato Selvaggi, Il Regno d'Italia nella posta e nella filatelia - I tomo, Poste Italiane, 2006; 
  • AA.VV, I francobolli di Udine, Postal Gazette, 2006; num. 1 anno III, 2008;
  • Antonio Battistella, Il comune di Udine durante l'anno di occupazione, Doretti, 1924;
  • Matteo Ermacora, Una città in guerra: mobilitazione patriottica e vita culturale a Udine, Cahiers de la Méditerranée, 2019
  • Stefania Miotto, Cronache dal Friuli occupato, Brutto fronte il Piave, Scatolificioudinese.it, consultato il 30 luglio 2021;
  • AA.VV., Udine occupata dagli austro-tedeschi, Udinestorieincorso; consultato il 27 luglio 2021
  • Alessandro Barbero, Caporetto, Laterza, 2017;
  • AA.VV, Caporetto cent'anni fa la grande disfatta, http://www.aclibergamo.it, consultato il 01.07.2020;
  • Alfio Caruso, Caporetto, Longanesi, 2017;
  • Alberto Laggia, Caporetto cent'anni fa la grande disfatta, https://m.famigliacristiana.it consultato il 01/07/2020;
  • Alessandro barbero, Caporetto, Laterza, 2017;
  • Arrigo Petacco, Marco Ferrari, Caporetto. 24 ottobre-12 novembre 1917: storia della più grande disfatta dell'esercito italiano, Mondadori Le scie, 2017;
  • Franco Filanci, Il Novellario Volume 2, 1889 -1921, Unificato, 2014;
  • Bruno Crevato Selvaggi, Il veneto invaso, Il Collezionista Bolaffi, Maggio 2008.