Il Municipio di Udine si tinge di verde
Quando si parla della disfatta di Caporetto, sovente l'immagine, tanto storica quanto filatelica, corre all'invasione del Veneto da parte delle truppe austriache e tedesche.
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Vedi
anche il post "Un colpo al cerchio, un colpo al
Regno: Veneto invaso"
Ad
onor del vero però, anche il Friuli subì la stessa triste e drammatica
sorte. Tra il 1915 ed il 1917 Udine fu uno dei centri strategici più
importanti d’Italia.
Il capoluogo della provincia friulana, posto nel cuore delle retrovie
del fronte e sede del Comando Supremo dell’esercito, divenne infatti una
piccola e ben organizzata
“capitale della guerra italiana”. L’evento bellico rimodellò Udine e ne
riconfigurò le sue funzioni
urbane, trasformandola in un centro direttivo e logistico di prima
importanza. Mentre nel centro storico fu creata una “cittadella
militare” per il comando del generale Cadorna, la città e le sue
adiacenze ospitarono magazzini, officine, forni, baraccamenti e
strutture sanitarie per circa 20 mila posti letto destinati ai soldati
feriti ed ammalati. Tutto ciò fino alla disfatta di Caporetto.
Udine occupata
Nella notte,
tra il 27 ed il 28 ottobre 1917, riecheggiano nei primi paesi gli spari
delle truppe bosniache che fanno da avanguardia all'occupazione.
Effettuato lo sfondamento del fronte italiano, il Comando germanico
prese possesso di Udine nelle prime ore del 29 ottobre 1917, dopo
che per tutta la giornata e la notte s’era combattuto nella città tra
gli Jäger della ventiseiesima divisione di von Berrer e gli irriducibili
militari italiani del I reparto d’assalto. La città fu divisa in due
settori: la parte nord ai tedeschi, la parte sud agli austro-ungheresi.
I racconti di chi visse in prima persona le prepotenze, i soprusi, i saccheggi, riducendo la
popolazione civile allo stremo, assumono toni drammatici. Ogni tentativo di nascondere scorte
alimentari fu reso vano dalle continue incursioni di soldati affamati
quanto i civili. Chi racconta annota nei propri diari: «Non rimane nulla di intero: avanzi e frammenti
dovunque; sul focolare, dai tizzoni avanzati, si arguisce che braccioli
di seggiole, gambe di tavoli, sportelli di armadi han servito per
alimentare il fuoco. Ubriachi, lasciano che il vino corra per la
cantina». A farne le spese furono innanzitutto le donne, poiché i loro
uomini erano al fronte, ma vittime di quell’anno orribile furono anche i bambini, costretti a
elemosinare il cibo o mutilati da materiale bellico abbandonato. Lo
stesso esercito nemico era alla fame, i soldati frugavano persino nelle
immondizie, facendo bollire nelle gavette un miscuglio di pannocchie,
zucche, cavoli, uva acerba.
Nei
primi giorni di novembre i Comandi occupanti decisero di por fine ai
saccheggi, ma di organizzare una requisizione sistematica dei macchinari
delle officine, dei magazzini, della biancheria e degli oggetti di
metallo necessari all’industria bellica. Furono abbattute persino le
campane del Duomo e di tutte le chiese. Per celebrare la brillante
vittoria sugli italiani, a Udine giunsero in visita il Kaiser Guglielmo
II e l'Imperatore Carlo I.
L´esercito austriaco recuperò in Friuli e nel Veneto occupato la gran parte del cibo e del vestiario di cui necessitava, viso che gli approvvigionamenti imperiali erano praticamente nulli: un esercito di oltre un milione di soldati visse alle spalle di una popolazione di un milione di civili.
Gli uffici di posta militare dell'invasore
Il
recapito della corrispondenza fu sospeso e gli abitanti si trovarono
costretti a rivolgersi all'invasore nemico per il ritiro delle proprie
missive. Nei territori occupati il servizio postale per i residenti,
solo in
ambito locale o per l'Austria-Ungheria ed i paesi suoi alleati sarà
riattivato il 23 aprile 1918 utilizzando gli Etappenpostamt, gli uffici militari di tappa austriaci,
da quel momento aperti anche ai civili. Tali uffici si collocano non in
prossimità della linea del fronte ed impiegano francobolli di Posta
militare austriaca. Il bollo tondo datario riporta la località in cui
operano: Udine, Agordo, Ampezzo, Auronzo, Casarza della Delizia,
Cividale, Codroipo, Gemona, Latisana, Longarone, Maniago, Moggio,
Palmanova, Pieve di Cadore, Portogruaro, San Giorgio di Nogara, San
Pietro al Natisone, San Vito, Spilimbergo, Tarcento e Tolmezzo.
- Maggiori informazioni sugliEtappenpostamt nel post dedicato al Veneto invaso
gli uffici militari di tappa austriaci, presenti nella mia collezione
Non si deve dimenticare che, trascorsi pochi giorni dall'occupazione, ai tedeschi si affiancarono gli austriaci. I militari italiani arretrarono e la popolazione si diede alla fuga: in città rimasero solamente 7.000 persone, costrette a subire saccheggi e violenze. Il Friuli, durante l’anno dell’occupazione austro ungarica iniziata nell’ottobre 1917, era stato posto sotto l’autorità delle forze del fronte sud occidentale guidate dall’arciduca Eugenio, al quale toccò frenare con apposite ordinanze, nel dicembre dello stesso anno, i saccheggi e le violenze arrecati da parte dell’esercito invasore alla popolazione.
Dagli zolfanelli al recapito postale
Immaginiamo
dunque, in tale clima di sistematici soprusi e vessazioni, cosa poteva
significare per un italiano in regime di occupazione, doversi pure
recare nell'ufficio militare di tappa dell'invasore per chiedere la
propria corrispondenza. L'allora direttore della posta militare di
Udine, per ovviare a tale inconveniente, pensò di dare vita ad un
apposito servizio di recapito, servendosi di addetti locali, gente del
posto che ben conosceva la topografia del luogo. Restava il problema di
come finanziare tale attività e si pensò dunque di ricorrere ad una
sopratassa rappresentata da segnatasse prodotti in loco.
Per la produzione si ricorse alle scorte abbondanti ed inutilizzate di marche italiane "R. Gabelle" e "R. Privative" giacenti negli uffici finanziari di Udine. Da 1 e 2 centesimi le prime, da 5 e 7 centesimi e mezzo le seconde, tali marche erano impiegate sopra le confezioni di fiammiferi, come imposta. Il fatto che non fossero gommati li rendeva certamente più scomodi all'uso, ma ne facilitò enormemente la fase di soprastampa. La tavola messa a punto prevedeva 100 soprastampe recanti la dicitura "Ortspostmarke" in alto, seguita scendendo verso il basso, dallo stemma imperiale, dal nuovo valore e dal nome della località di riferimento (ben 18 differenti), quest'ultimo su una o due righe. Per Udine, e soltanto per lei, fu impiegato il foglio intero.
Una doverosa polemica su chi vende "ristampe"
Rappresentando
tali valori un frammento di storia unico nelle vicende belliche della
Grande Guerra degli italiani, molti collezionisti sono restii ad
approcciare a questi 72 valori. È presto
spiegata anche la motivazione, che in fondo riprende una vecchia
polemica che vale anche per altre emissioni filateliche: le piattaforme
di vendita online che tutti conosciamo mostrano troppe "riproduzioni" o "ristampe" che però andrebbero chiamate con il loro nome: FALSI.
Un comportamento filatelicamente inaccettabile.
In questo mare magnum di FALSI, chi
osserva si demotiva ben presto dal tentare un acquisto e chi studia
trova motivo di forte irritazione. Sarebbe quindi straordinaria opera di
fidelizzazione che queste piattaforme prendessero una decisione chiara,
bandendo riproduzioni o falsi che siano oppure obbligando il venditore a
porre la dicitura FALSO a chiare lettere nella descrizione
dell'oggetto, poiché termini come "ristampa" sono ingannevoli e
fuorvianti.
Il Municipio di Udine
Per
tornare alla nostra storia, fallito il tentativo delle marche per
fiammiferi ad uso sovrattassa di recapito postale, la città di Udine non
si diede per vinta. il Municipio di Udine deliberò il 16 luglio 1918 l'emissione
di un francobollo da 5 centesimi per il recapito delle corrispondenze.
Questa insolita emissione "di guerra", una sorta di segnatasse per
l'effettivo impiego cui era stato pensato, vide la luce il 20 luglio
dello stesso anno e proseguì sono al termine dell'occupazione.
Esageratamente semplice, stampato tipograficamente dalla Litotipografia Passero su carta verde azzurra di
fattura grezza e colorata in pasta, era annullato con un bollo lineare
"Annullato" e/o con un bollo a due cerchi recante la dicitura "Municipio
di Udine" e lo stemma del Comune al centro. I due annulli erano in
gomma ed erano impressi con l'uso di inchiostro violetto.
Un'altra caratteristica dei fogli così come già ho rappresentato, è il fatto di non essere dentellati ai bordi. Ne consegue che da ogni singolo foglio derivino dunque diverse tipologie di francobolli:
4 esemplari non dentellati su due lati (le posizioni sono la 1, 6, 19 e
24); 8 francobolli non dentellati su un solo lato (posizioni 2, 5, 7,
12, 13, 18, 20 e 23); 4 valori con dentellatura su quattro lati
(posizioni 8, 11, 14 e 17); 2 coppie "tête-bêche" non dentellate da un lato (3-4 e 21-22) ed altrettante 2 coppie "tête-bêche" dentellate a quattro lati (posizioni 9-10 e 15-16).
(da Il Regno d'Italia nella posta e nella filatelia - I tomo, Poste Italiane)
A conclusione di questa ennesima divagazione, non posso fare a meno di autocompiacermi (e mi perdoni chi legge per questo mio peccatuccio dentellato) di aver inserito in collezione il 5 centesimi di Udine, come sempre accompagnato da una scheda storica secondo lo stile della mia collezione.
Bibliografia essenziale
- Franco Filanci, Il Novellario Volume 2, 1889 -1921, Unificato, 2014;
- Bruno Crevato Selvaggi, Il veneto invaso, Il Collezionista Bolaffi, Maggio 2008;
- Bruno Crevato Selvaggi, Il Regno d'Italia nella posta e nella filatelia - I tomo, Poste Italiane, 2006;
- AA.VV, I francobolli di Udine, Postal Gazette, 2006; num. 1 anno III, 2008;
- Antonio Battistella, Il comune di Udine durante l'anno di occupazione, Doretti, 1924;
- Matteo Ermacora, Una città in guerra: mobilitazione patriottica e vita culturale a Udine, Cahiers de la Méditerranée, 2019
- Stefania Miotto, Cronache dal Friuli occupato, Brutto fronte il Piave, Scatolificioudinese.it, consultato il 30 luglio 2021;
- AA.VV., Udine occupata dagli austro-tedeschi, Udinestorieincorso; consultato il 27 luglio 2021
- Alessandro Barbero, Caporetto, Laterza, 2017;
- AA.VV, Caporetto cent'anni fa la grande disfatta, http://www.aclibergamo.it, consultato il 01.07.2020;
- Alfio Caruso, Caporetto, Longanesi, 2017;
- Alberto Laggia, Caporetto cent'anni fa la grande disfatta, https://m.famigliacristiana.it consultato il 01/07/2020;
- Alessandro barbero, Caporetto, Laterza, 2017;
- Arrigo Petacco, Marco Ferrari, Caporetto. 24 ottobre-12 novembre 1917: storia della più grande disfatta dell'esercito italiano, Mondadori Le scie, 2017;
- Franco Filanci, Il Novellario Volume 2, 1889 -1921, Unificato, 2014;
- Bruno Crevato Selvaggi, Il veneto invaso, Il Collezionista Bolaffi, Maggio 2008.