Figli di un dio minore... bollettini illustrativi atto primo

Articolo originariamente pubblicato il 14 agosto 2019
Rieditato per questo sito il 15 settembre 2021


La spinta a scrivere un post su questo mio blog dentellato arriva quasi sempre da un evento che modifica od integra l’assetto della mia collezione. È accaduto qualche settimana fa che, dando una distratta occhiata agli oggetti battuti da una casa d’aste italiana, ho scorto un lotto di bollettini illustrativi relativi a francobolli italiani del periodo di fine anni Novanta. Distratta s’intende, non tanto per il mio scarso interesse verso tali oggetti, ma per lo stato di budget disponibile, assolutamente sotto lo zero. Nonostante il segno rosso sul mio conto filatelico ho tentato un’offerta: “massimo dieci euro” ho fatto rimbombare a chiare lettere nella mia testa. E così è stato!

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I bollettini illustrativi, sovente considerati come siano considerati come il lato B
di un quarantacinque giri negli anni Sessanta.


L’aggiudicazione di qualche centinaio di bollettini illustrativi per una cifra che pesa economicamente qualcosa come 6 centesimi di euro al pezzo, commissioni d’asta e spese postali incluse, già è un indizio significativo per comprendere quanto tali oggetti di natura squisitamente filatelica siano considerati come il lato B di un quarantacinque giri negli anni Sessanta. Ho perciò deciso, cogliendo l’occasione per inserirli nel mio percorso collezionistico, di rinnovare anche la collocazione di quelli che erano già in mio possesso e di scrivere pure due righe, giusto per ridare loro la considerazione e la dignità che meritano.

Non è stato facile: esiste poco o nulla che parli di loro in modo esaustivo e ho quindi dovuto affidarmi a quel poco di disponibile in letteratura, la cui doverosa citazione riporto nella bibliografia a fondo pagina. Claudio Baccarin, cui va il mio ringraziamento e da cui ho attinto a piene mani per questo mio post, in un suo articolo pubblicato nel marzo del 2012 su “l’Arte del francobollo”, fa risalire la genesi del loro ruolo filatelico a quello di un “comunicato-stampa”, di sicuro compilato con un certo stile, di prestigio e livello internazionale, più per far propaganda al paese Italia, che ai francobolli commemorativi che si accingeva a descrivere con dovizia di particolari. Fa eccezione il bollettino n° 72 del 1961 che illustra una serie ordinaria, la “Michelangiolesca”, i cui ritratti d’autore hanno accompagnato lettere e cartoline degli italiani per moltissimi anni.

La genesi
Francobolli commemorativi, avete capito bene, perché l’idea di creare una sorta di comunicato “scritto in bella” in cui raccontare il perché di un particolare francobollo, contestualizzandolo nella geografia fisica, politica, sociale e culturale italiana, nasce nel 1954, il 25 giugno ad esser precisi, a corredo dell'emissione, avvenuta poi il giorno 8 luglio, di due francobolli commemorativi del 7° centenario della nascita di Marco Polo. Il primo bollettino illustrativo, posto in stampa dall’Istituto Poligrafico dello Stato, porta in calce la firma di Giuseppe Avon Caffi, allora capo ufficio stampa del Comune di Venezia e nipote del pittore e patriota Ippolito Avon Caffi.

Il piccolo “opuscolo” dato alle stampe, che in fondo così piccolo non è, riporta interessanti note tecniche, oltre ad una sintesi della vita del grande viaggiatore veneziano, con traduzione addirittura in cinese. Una bella particolarità, non c’è che dire! Sono proprio le note tecniche ed il profilo culturale ed evocativo dell’emissione a rappresentare il punto di forza dei bollettini illustrativi. Essi, in quanto “comunicato ufficiale”, costituiscono la fonte di notizie primaria legittimata a raccontarci il perché di quel francobollo o di quella serie, la finalità celebrativa, senza dimenticare i dettagli tecnici relativi alla produzione.

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Il bollettino illustrativo nasce nel 1954, il 25 giugno ad esser precisi, a corredo dell'emissione, avvenuta poi il giorno 8 luglio, di due francobolli commemorativi del 7° centenario della nascita di Marco Polo

Tecnico e scientifico

Uno straordinario esempio di quanto sia capace di raccontare un bollettino illustrativo, spesso non limitandosi al francobollo fine a sé stesso, è rappresentato dal bollettino n° 25 edito nel dicembre del 1956. Redatto a corredo dell’emissione di due francobolli ”celebrativi dell’Italia nell’Organizzazione delle Nazioni Unite”, il bollettino di fatto è un incredibile approfondimento tecnico sul “cosiddetto procedimento anaglifico per la visione stereoscopia artificiale”. Nato in Germania, in Italia poteva vantare una sua posizione preminente “per gli studi compiuti ed i mezzi approntati” soprattutto nell’areofotogrammetria. I due valori postali furono approntati con una speciale tecnica di stampa che consentiva la loro visione tridimensionale. Ispirati agli studi dei tedeschi Otto Köhler, Ulrich Graf e Curt Calov contenuti nel volume “Mathematische raumbilder edito a Berlino nel 1938 da Dreyer & C. (il bollettino illustrativo riporta correttamente titolo ed editore dell’opera).

Donati, che firmò i due francobolli, prese come base la stereoscopia del globo di Curt Calov che figura nella prova di colore del taglio da 25 lire effettuata, assieme al 60 lire, il 18 maggio 1956. Per poter godere dell’effetto ottico stereoscopico, insieme ai due francobolli, furono posti in vendita speciali occhialini. All’epoca francobolli, occhialini e prodotti ancillari (bollettino, buste Giorno di emissione e buste a beneficio della Croce Rossa Italiana) conobbero una grande notorietà. Programmati per il 15 dicembre, uscirono solamente il 29 dello stesso mese, costringendo a correggere, mediante soprastampa, la data già impressa nel bollettino illustrativo che, meraviglia delle meraviglie, conteneva anche i magici occhiali rossi e blu raccolti in una apposita custodia con le istruzioni, in doppia lingua, per l’osservazione dei valori postali.

Questo il testo ripreso da bollettino:
"la posizione normale degli occhiali è illustrata nello schizzo, in cui i valori di AC e BC sono di circa 35 cm.” A sua volta l’occhialino del bollettino porta le scritte: “sinistro” e “destro”, collocato rispettivamente sotto le lenti sinistra e destra nonché, sempre a destra: “l’immagine osservata appare in rilievo dopo circa 30’’.
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I magici occhiali rossi e blu raccolti in una apposita custodia nel bollettino illustrativo
con le istruzioni, in doppia lingua, per l’osservazione dei valori postali "tridimensionali".


I bollettini illustrativi hanno seguito e seguono ancora oggi il destino delle emissioni filateliche che si propongono di illustrare. Inevitabile dunque che, a distanza di anni, qualche collezionista sollevasse il caso del bollettino relativo alla serie pensata per celebrare la visita del Presidente Gronchi in Sudamerica nel 1961, quella emissione che diede origine ad uno dei più famosi casi filatelici italiani: il Gronchi rosa.

Casi filatelici
Perché non si conosce e non si hanno notizie del bollettino illustrativo della serie primitiva col Gronchi Rosa? Il decreto che stabiliva l’emissione dei tre valori è datato 17 marzo 1961, quindi in tempo utile per la stampa e la normale divulgazione del relativo consueto bollettino illustrativo. Si noti che, stranamente, il decreto letterale di emissione sarà pubblicato in ritardo sulla Gazzetta Ufficiale, addirittura il 19 agosto 1961. È noto che il Ministero delle poste dal 1954 (anno delle celebrazioni di Marco Polo), per ogni emissione, approntava con un certo anticipo un bollettino ministeriale illustrativo con la riproduzione dei valori che sarebbero stati emessi. Questa prassi non aveva conosciuto eccezioni, se non per i francobolli ordinari della serie Turrita e Italia al lavoro con filigrana stelle. Secondo questa consolidata e collaudata procedura, almeno cinque giorni prima del 3 aprile, avrebbe dovuto essere distribuito il relativo bollettino con i tre valori, compreso il Gronchi Rosa.

Al contrario, questo bollettino non esiste, non è “mai esistito” e di esso non vi è traccia nemmeno nel museo postale. Si conosce invece il bollettino che riproduce i tre valori, ma con il 205 Lire grigio, che comparve sul mercato qualche giorno dopo i fatti, verosimilmente il 9 aprile 1961. L’anomalia non trova giustificazione coerente. I tempi programmati erano quelli normali, l’emissione era una come tante altre, almeno fino al 3 aprile. Secondo chi ha studiato il caso sono tre le ipotesi percorribili per spiegare il mistero: il bollettino per cause a noi sconosciute non fu stampato in tempo, e quindi non è mai esistito un bollettino col Gronchi Rosa; il bollettino fu stampato, ma essendo in ritardo la sua distribuzione si fece in tempo a bloccarlo e distruggerne ogni copia; si trattò di una manovra speculativa, sfuggita di mano agli stessi ignoti organizzatori, questo spiegherebbe la mancata stampa del bollettino illustrativo, che pubblicato in anticipo avrebbe scoperto “le carte” e mandato a monte l’emissione del francobollo.


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I bollettini illustrativi hanno seguito e seguono ancora oggi il destino
delle emissioni filateliche che si propongono di illustrare.

Anche in tempi decisamente più recenti, e mi riferisco questa volta al 2007, i bollettini illustrativi tengono traccia e memoria dei "casi filatelici". Sempre di confini si tratta, anche se questa volta non c'è bisogno di aprire l'atlante e sorvolare l'oceano, ma basta affacciarsi sul mare "nostro". L'emissione è quella di “Fiume - Terra orientale già italiana”, un francobollo del valore di 0,65 euro la cui uscita era prevista per il 30 ottobre. Poi, d'improvviso, Poste Italiane ne blocca la distribuzione, salvo comunicare per voce del dicastero alle Comunicazioni che tutto accade per “una sollecitazione del ministero degli Affari esteri, che ha valutato la delicatezza del tema in considerazione delle imminenti elezioni politiche nella Repubblica croata”, poi svoltesi il 25 novembre. Il giorno 30 ottobre però l’ordine di non porre il 65 centesimi in distribuzione era stato inviato nelle ore immediatamente precedenti l’apertura degli uffici, ma non tutti l'avevano ricevuto in tempo, tanto da dare il via ad una speculazione filatelica.

Inutile ricordare che il rinvio, più per ragioni geopolitiche che filateliche, ebbe un'eco mediatica non comune, con tanto di titoli sulla stampa nazionale e ben tre interrogazioni parlamentari a chieder conto delle vere ragioni dello slittamento dell'emissione dal 20 ottobre al 10 dicembre. La questione triestina ed istriano dalmata resta, evidentemente, ancora una ferita non rimarginata nella storia del nostro paese. Il posticipo del francobollo è ben testimoniato, questa volta dal punto di vista collezionistico, dalle corrispondenze viaggiate tra il 30 ottobre ed il 9 dicembre.
Approfondimento. Degli eventi storici dell'area triestina, nonché istriano dalmata, suggerisco di leggere il post relativo a quella sezione della mia collezione: "Una nuova vetrina per la mia Trieste" del 6 luglio 2019.
Ma a preservare una traccia degli eventi, per come si sono svolti e per il solco scavato nella memoria storica delle "ex terre orientali italiane" non c'è nulla di meglio del bollettino illustrativo (anche se sarebbe meglio parlarne al plurale), rimasto lo stesso confezionato per l'uscita così come originariamente prevista, anche se nella nuova edizione presenta il cambio data di emissione. Vi si contano pochissime modifiche rispetto al testo originale e nemmeno l’elemento cronologico motivante la data di emissione originaria, divenuto incongruente con il rinvio, è stato aggiornato. Scrive infatti il presidente dell’Associazione libero comune di Fiume in esilio, Guido Brazzoduro: “La data di emissione del francobollo in oggetto ha un particolare significato per i fiumani, perché rievoca nelle loro menti e nei loro cuori quella storica del 30 ottobre 1918.”


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I bollettini illustrativi tengono traccia e memoria dei "casi filatelici"

In quanto ad essere preziosa scansione temporale degli usi e costumi postali, i bollettini illustrativi offrono più di un esempio. Grazie a loro sappiamo che il provvedimento che annullò il limite temporale dei francobolli nel 1967 (i cataloghi indicano che i francobolli italiani emessi con il 1967 sono tuttora validi) non coincise affatto con l'inizio dell'anno. Il bollettino illustrativo, ma anche quelli a seguire, dell'emissione per il centenario della Società geografica italiana, che arrivò il 20 marzo 1967, sarebbe scaduto il 31 dicembre dell’anno successivo, come tutti gli altri giunti nel periodo. Questo perché i due decreti ministeriali sulla validità illimitata portano la data del 20 marzo 1969 (quello che riguarda i commemorativi del 1967 e che fu pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n° 121 del 16 maggio 1970 con chiara valenza retroattiva) e del 16 giugno 1969 per i francobolli emessi nel 1968 (Gazzetta Ufficiale n° 122 del 18 maggio 1970).

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fonte immagine VaccariNews

Il codice a barre
Un altro esempio, questa volta più recente, di come francobolli e bollettini condividano una stessa sorte l'offre l’emissione del 10 ottobre 2008 (Giornata della filatelia), quando i collezionisti più attenti si accorgono che i fogli dei francobolli e di alcuni foglietti contengono nel bordo esterno un codice a barre, adottato per la gestione e la movimentazione degli stessi.

Nasce così, tra polemiche, approfondimenti e speculazioni una nuova collezione nell’area repubblicana. I bollettini illustrativi, in quanto prodotto commercializzato da Poste Italiane, non potevano certo sottrarsi al destino di essere marchiati con le famigerate righe nere ed è proprio con la citata emissione del 2008 che avviene il debutto.

L’espressione numerica dell’impronta digitale è 1060004149, la successiva 1060004156 (Italia 2009), quella a seguire 1060004165 (Polizia locale). La differenza tra un bollettino ed il successivo equivale a nove unità di differenza, tanto da mettere in moto cervellotiche considerazioni sulle congiunzioni astrali, piuttosto che sul software di Poste Italiane nato per gestire codifiche contabili e gestione delle scorte. L’incanto si rompe con il bollettino dedicato ai Tribuni della plebe che, in barba ai sofisticati calcoli quantistici esprime un bel 10600041769.

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Anche sui bollettini illustrativi arriva il codice a barre,
adottato per la gestione e la movimentazione degli stessi.


Un'invenzione italiana
Grazie al contenuto dei bollettini illustrativi si può quindi esplorare ad ampio spettro la storia della filatelia italiana. Lo hanno fatto Danilo Bogoni e Franco Filanci che hanno utilizzato proprio i bollettini per raccontare mezzo secolo di storia dei servizi postali in Europa. Un'Europa che, si legge nella prefazione del loro lavoro “Europa 50 una storia dentellata”, è stata la culla della posta quando, all'alba del Rinascimento, ha iniziato a sviluppare quei sempre più rapidi sistemi di comunicazione a distanza e quelle idee e normative talvolta rivoluzionarie che ne hanno fatto per secoli uno dei pilastri della società civile".

Posta che, a sua volta, è stata culla dell'Unità europea "con la sua necessità pratica di abbattere le frontiere per agevolare i servizi, con le sue convenzioni postali bi e multilaterali, con le agevolazioni tariffarie" ma anche con l'appoggio dato ad una unificazione monetaria a livello continentale, con i suoi francobolli, "capillare veicolo di comunicazione e, almeno per l'Italia, con i bollettini illustrativi veri e propri comunicati stampa di origine ministeriale contenenti articoli e documenti firmati da personalità. Di ciascuno sono riprodotti i francobolli, con i dati tecnici fondamentali (data di emissione, riferimenti normativi, ecc.) e la riproduzione integrale degli articoli contenuti e firmati da personalità di rilievo della politica e della cultura italiana, da Gaetano Martino (ministro degli Esteri, sul bollettino del 1956 relativo alla prima emissione) sino a Gianfranco Fini (ministro degli Esteri a distanza di 50 anni esatti, sul bollettino del 2006), passando per deputati, ministri, professori universitari.” La pubblicazione del duo Bogoni - Filanci è una delle pochissime pubblicazioni a diffusione non specializzata che scrive con e di bollettini illustrativi e della loro genesi, trattando di essi come di un'invenzione tutta italiana.

Vendita e distribuzione
Al loro esordio i bollettini illustrativi, che qualcuno anche oggi impropriamente chiama bollettini filatelici, furono posti in vendita presso gli sportelli per filatelisti delle Direzioni Provinciali PPTT. Di messa in vendita, di fatto, si può parlare però solo a partire dal bollettino n°7 del 24 gennaio 1965, quello dedicato all’emissione per il centenario della morte di Silvio Pellico, il primo della lunga serie di bollettini che recano stampigliato sul retro il prezzo di 100 Lire, tariffa che resterà invariata per oltre un ventennio. Prima ancora del prezzo, che vedrà un raddoppio a partire dall'anno 1997, in coincidenza con l’emissione dedicata alla XIX giornata della filatelia, a cambiare è il luogo di reperimento degli stessi, o forse sarebbe meglio dire la dizione ufficiale che lo identifica e che già nel 1994 fa riferimento agli sportelli delle nuove “filiali” di Poste Italiane che diventano “sportelli filatelici”. Nuova metamorfosi con il n° 26 del 2003, quando la vendita allo sportello è affiancata da quella “telematica”, attraverso il sito Internet di Poste Italiane. Dal giugno 2007, con l’emissione dedicata all’europeista Altiero Spinelli, i bollettini si possono acquistare anche presso i negozi “Spazio Filatelia” collocati in alcune città italiane.

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Al loro esordio i bollettini illustrativi furono posti in vendita
presso gli sportelli per filatelisti delle Direzioni Provinciali PPTT.

Inserire nella propria collezione anche i bollettini illustrativi non significa solo arricchire il proprio percorso di un importante compendio di informazioni tecnico filateliche, oltre che storiche, sulle differenti emissioni. L’operazione rappresenta un vero e proprio excursus della storia italiana, una sorta di radiografia della nostra classe dirigente, un’analisi accurata dei percorsi politici e manageriali dell'Italia repubblicana.

Un peso politico
Non c'è politico di peso che, nel corso degli anni, non si sia cimentato nell'illustrare almeno un'emissione. Segno che la filatelia, come strumento di propaganda, in modo particolare dal dopoguerra sino alla “prima repubblica”, abbia rivestito un ruolo di primissimo piano. L’intreccio tra francobollo e politica non deve apparire una cosa insolita, ancor più in quella Italia che cambiava governo con la frequenza con cui si cambiano le mutande. Di quello che potremmo definire un effetto propagandistico a lunga durata con finalità pre e post elettorali ho già avuto modo di scrivere in un mio precedente post.
Approfondimento. Per quanto ho già scritto sul tema filatelia e politica vi rimando al mio post "Politicamente dentellato" del 19 luglio 2016.
Il divo Giulio Andreotti fa la parte del leone. Entra in collezione con il bollettino n° 59 del 1959, nelle vesti di presidente del comitato organizzatore dei Giochi di Roma, presentandovi la serie filatelica preolimpica. Poi non si ferma più: il bis matura il 25 giugno 1960 per i nove francobolli che suggellano “Giochi semplicemente indimenticabili”, tanto che ci si sbilancia nel dichiarare che “si può essere sicuri che Roma offrirà la più splendida edizione delle Olimpiadi moderne”.
Il politico Andreotti firma ancora il bollettino n° 168 del 3 maggio 1969, a celebrare quel Niccolò Macchiavelli quale “genio inquietante, lucido e spietato analizzatore del realismo politico, avulso da ogni regola morale”. Una frase premonitrice quest'ultima, tenuto conto che erano ancora lontani i tempi dell’Andreotti alla sbarra e dell’oscuro periodo che vedrà l’uomo simbolo della DC indiziato di collusioni mafiose. Lo statista repubblicano torna sul bollettino n° 9 del 1983 per il francobollo dedicato a Papa Pio XII, nel venticinquesimo anniversario della morte. Nuova replica nel 2002, questa volta più da collezionista appassionato che da uomo politico, visto che accanto al nome ed al cognome non compare alcun titolo sul bollettino che ricorda i cinquant'anni dalla morte di Vittorio Emanuele Orlando.

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Non c'è politico di peso che, nel corso degli anni,
non si sia cimentato nell'illustrare almeno un'emissione

Il politico Andreotti manifestò per tutta la sua vita un immenso interesse per la filatelia, tanto che mise in piedi una collezione unica al mondo che, alla sua morte, fu ripartita in oltre tremila lotti, molti dei quali con basi di partenza “stratosferiche” per i comuni mortali. Capire ora dove finisce il politico collezionista ed inizia il collezionista politico è impresa ardua, certo che ad Andreotti statista si devono certamente alcune emissioni "per benevolenza", in modo particolare alcuni francobolli dedicati a temi molto cari al mondo cattolico e scudocrociato. 

Come ti stampo
Prima di proseguire nello sgranare il rosario dei nomi eccellenti che si sono alternati sui bollettini illustrativi, vorrei offrire a chi legge un ulteriore dato squisitamente tecnico. I bollettini, al loro esordio, furono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato nella capitale, giusto per darsi quel tono di rigorosa ufficialità ministeriale. La loro sorte tipografica muta però nel 1983 con il bollettino n° 1/83 stampato a corredo dell’emissione per la lotta contro il cancro, lo stesso in cui scompare il francese ed il medesimo in cui la riproduzione del francobollo guadagna la dentellatura evidenziata da un fondino azzurro cielo affiancata dall’annullo primo giorno di emissione. In quell’occasione la stampa trasloca a Bologna alla Legatoria Poste Ferrovia.
Ma qualche precisino ai piani alti delle Poste corregge quasi subito l'indicazione e, sin dal bollettino seguente, ecco comparire la Litografia Legatoria Centro Meccanizzazione Postale – Bologna. Ma non è abbastanza, perché da quello subito dopo si rettifica in Centro Meccanizzazione Postale – Bologna. Gli avvicendamenti alla produzione proseguiranno ancora: dalla Direzione Centrale Acquisti – Tipografia Poste Italiane Spa – Bologna la paternità della stampa passerà, con il nuovo millennio, alla I.G.E.R. di Roma per poi cadere, con il trascorrere del tempo, nell’oblio. Tanto, qualcuno avrà pensato, chi se ne frega di chi li stampa!

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I bollettini, al loro esordio, furono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato


Desiderando trattare in modo più esaustivo possibile questo tema, giusto per dare un senso alla ricerca ed offrirmi una personale gratificazione al tempo impiegato per risistemare i bollettini illustrativi nel mio percorso collezionistico, vi rimando al secondo atto (chiaramente se quanto avete letto sino ad ora non vi ha spinto irreversibilmente tra le braccia di Morfeo).

I tre post dedicati ai bollettini illustrativi
      ➤ Figli di un dio minore... atto primo
      ➤ Figli di un dio minore... atto secondo
      ➤ Figli di un dio minore... atto terzo


Bibliografia essenziale
  • Marcello Manelli, La nuova veste dei bollettini illustrativi, QuiFilatelia, n° 91 gennaio - marzo   2018;
  • Claudio Baccarin, L’illustrazione dei bollettini illustrativi, L’Arte del Francobollo, n°12 marzo 2012;
  • Franco Filanci, Dizionario di storia postale, Cronaca Filatelica Speciale n°2, settembre ottobre 1997;
  • Danilo Bogoni, L'Italia all'ONU in tre dimensioni: francobolli, buste e occhialini, Il Postalista, consultato il 31/07/2019
  • Giandri, Il gronchi rosa, Giandri sito Internet, consultato il 07/08/2019;
  • Danilo Bogoni, Franco Filanci, Europa 50 una storia dentellata, 2007, Poste Italiane;
  • AA.VV., Le prime novità dell’anno, VaccariNews 14 gennaio 2016, consultato 06/08/2019;
  • AA.VV., Bollettini, si ritorna al passato?, VaccariNews 15 gennaio 2018, consultato 04/08/2019;
  • Poste Italiane, I nuovi bollettini illustrativi e tessere filateliche, comunicato stampa, 2016.
  • Marcello Manelli, segnalazioni varietà, L'Odontometro, n°97 Ottobre-Dicembre 2018;
  • Annalisa Lualdi, Babbo Natale abita a Quarto e ha un sogno, la Repubblica, 23 dicembre 2004;
  • AA.VV., Bollettini tra novità e scoperte, VaccariNews 31 gennaio 2019, consultato 01/08/2019:
  • AA.VV., Mezzo secolo di validità permanente, VaccariNews 1 gennaio 2017, consultato 03/08/2019:
  • AA.VV., Restano le buste viaggiate e l’incoerenza del bollettino, VaccariNews 10 dicembre 2017, consultato 03/08/2019.    
  • AA.VV., Mezzo secolo fa la validità permanente, VaccariNews 1 gennaio 2017, consultato 03/08/2019.