Tutankhamon. Una storia sconosciuta. L'avventura di una scoperta narrata da Thomas Hoving

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Valutazione e recensione sono frutto del mio personale gusto individuale, delle mie preferenze letterarie, così come la valutazione che assegno. E' quindi più che comprensibile, anzi auspicabile, che molti non la pensino come
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La mia valutazione su questo libro:
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Thomas Hoving è stato un importante curatore e amministratore d'arte, noto soprattutto per essere stato il direttore del Metropolitan Museum of Art di New York dove, negli anni Settanta, organizzò una grande mostra sul tesoro di Tutankhamon, esponendovi molti dei preziosi reperti provenienti dalla tomba del giovane faraone. Egli è l’autore di diversi saggi, alcuni oggetto di discussione, dedicati a quello che è forse il faraone più conosciuto dell’Antico Egitto e, probabilmente, il più fotografato, grazie alla preziosa maschera rinvenuta nel suo sepolcro ed esposta al Museo Egizio del Cairo. Tra i suoi libri c’è anche questo “Tutankhamon. Una storia sconosciuta” pubblicato nel 1978 (in Italia l’anno seguente per i tipi della Arnoldo Mondadori Editore, collana Le Scie) ed ancora oggi considerato, per la sua struttura saggistico narrativa, uno dei più apprezzati lavori che raccontano in modo coinvolgente la storia della scoperta e dell'esplorazione della tomba di Tutankhamon nel 1922 da parte dell'archeologo britannico Howard Carter.

Parliamo di trecentocinquanta pagine nelle quali l’autore, grazie al suo stile narrativo vivace, con drammatizzazioni degne della migliore fiction, racconta la storia di una delle più entusiasmanti scoperte archeologiche e delle persone coinvolte in questa grande avventura tra le sabbie che bagnano il Nilo, degna di Indiana Jones. La scoperta della tomba del faraone egiziano, avvenuta nella sera del 26 novembre 1922 nella Valle dei Re, sulla sponda del fiume riservata alla necropoli, opposta a quella dei grandi templi di Luxor, costituì il più ricco ritrovamento sulla civiltà dell’Antico Egitto. Gli scavi, condotti per più di dieci anni, riportarono alla luce migliaia e migliaia di pezzi di grande valore storico e artistico. Un rinvenimento sensazionale per l’epoca, che impressionò tutto il mondo.

La notizia si diffuse con grande celerità, trasmessa dai nuovi mezzi di comunicazione che proprio in quegli anni erano entrati nell'uso corrente: il telegrafo e il telefono furono installati persino nella tomba stessa. Durante gli scavi i ricercatori si servirono di quelli che erano allora i mezzi tecnici d'avanguardia: furono impiegate le prime fotografie a scatto costante automatico e le pellicole cinematografiche a velocità variabile.

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“Tutankhamon. Una storia sconosciuta” ci racconta tutto questo ed è stato ristampato più e più volte: nel 2022 una nuova edizione è stata pubblicata dall’editore Res Gestae con la medesima traduzione curata da Inessa Lucci dell’edizione originale del 1979. Vi si trovano dettagli affascinanti sulla vita e sulla morte di Tutankhamon, sulle circostanze che hanno portato alla scoperta della sua tomba e sui tesori straordinari trovati al suo interno. Hoving dipinge un quadro molto chiaro delle persone coinvolte nel ritrovamento e nella successiva analisi dei reperti, offrendoci una narrazione densa, a tratti carica di tensione.

Se, grazie al ritrovamento della sua sepoltura, Tutankhamon, una figura storica indistinta vissuta più di tremila anni fa e morto in giovane età in circostanze misteriose intorno al 1350 a.C., diventò di colpo uno dei personaggi più noti degli anni Venti, lo stesso destino toccò ai suoi due scopritori: Howard Carter, egittologo britannico, e George Edward Stanhope Molyneux Herbert, Lord Carnarvon, il ricco mecenate che aveva finanziato le ricerche. Carnarvon morì l’anno successivo: si disse che a ucciderlo fosse stata la maledizione risvegliata dal dissotterramento della mummia e questa voce accese la curiosità e l'eccitazione del pubblico. Ne seguirono centinaia di libri che, secondo Thomas Hoving, erano ben lontani da raccontare con precisione i fatti che portarono alla scoperta, gli eventi di recupero del tesoro del faraone e lo studio accurato degli stessi.

“Come capo del gruppo che per conto del Metropolitan Museum ha organizzato il giro americano della mostra « I tesori di Tutankhamon», a partire dal 1975 mi trovai immerso in tutto ciò che si riferiva a questo misterioso Re-ragazzo. E così cominciai a leggere ogni cosa, sia divulgativa sia scientifica, dedicata a questo soggetto. Ho studiato le 180 pagine del Journal of Entry, dove Carter registrava ogni oggetto rimosso dalla tomba e depositato nelle gallerie del Museo delle antichità egizie al Cairo. Ho esaminato con cura ciascuno dei quasi cinquemila pezzi esposti nelle sale. Sono diventato un grande ammiratore di Howard Carter e del suo mecenate, Lord Carnarvon: mi affascinavano i loro caratteri, i loro metodi di lavoro, i rapporti che avevano allacciato con lo staff della Sezione egizia del Metropolitan Museum, le loro relazioni con la Sovraintendenza alle antichità del Cairo. Cercando di ricostruire un'immagine generale dell'accaduto, ho raggruppato i pezzi provenienti dalle quattro stanze della tomba e - nei limiti del possibile - li ho messi nell’ordine in cui furono scoperti e poi rimossi dai ricercatori. Volevo ricreare in tal modo i momenti vissuti da Carter e i suoi compagni in quell’anno esaltante della scoperta”.

Questo scrive nella sua prefazione l’autore che molti hanno apprezzato per la sua capacità di dare vita, pur nella logica di scrivere un saggio, ad un racconto coinvolgente, entusiastico per certi versi. Ma è comunque sempre necessario, nell'affrontare la lettura, non dimenticare che Hoving non era un egittologo professionista, ma un curatore d'arte, quindi talvolta propenso a pindariche interpretazioni speculative che molti, negli anni, hanno definito come basate su supposizioni, piuttosto che su prove concrete. Aggiungo poi, per dovere di cronaca, che molte nuove scoperte e ricerche sono state fatte nel campo dell'egittologia dopo la pubblicazione del libro, il cui contenuto potrebbe essere affetto da piccoli anacronismi o lacune. 

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Resta invece immutato lo stile empatico con cui Thomas Hoving sa vestire il lettore dei panni dell’egittologo e condurlo per mano in un’entusiasmante caccia al tesoro. E lo fa cercando di ricostruire l'ordine preciso della rimozione degli oggetti dalle quattro stanze della tomba fatta da Carter, accortosi durante le sue ricerche che esistevano inspiegabili discrepanze tra il testo e la documentazione fotografica composta da più di 1.800 immagini scattate sul posto da Harry Burton, il fotografo del Metropolitan Museum.

Egli non solo ci riporta a rivivere i momenti di uno dei grandi eventi dell’archeologia, ma mette in luce, accanto ai reperti dell’Antico Egitto, una verità non sempre nobile, limpida e trionfalistica come il racconto riportato dalle cronache arrivate sino a noi. Una verità talvolta permeata di intrighi, di complotti segreti, di attività politiche mascherate, di sotterfugi, di interessi personali, di arroganza, di menzogne, di oscure speranze, di ferite e di dolori. Ma in fondo è questo che trasforma una cronaca in un romanzo.