Trieste: non solo un punto di vista filatelico

Ho portato con me la mia collezione di Trieste A. Non tanto per tentare di venderla al collezionista che è Anton, ma per mostrargli come ho intenzione di montare la sua collezione di Trieste B che lui è propenso a vendermi. Un gesto dovuto ad un collezionista che cede la sua raccolta con un piccolo nodo in gola e che mi consentirà di ampliare in modo importante il mio spazio espositivo dedicato ai fatti di Trieste e dell'intera regione istriana e dalmata.
Un frammento
di storia che stratifica gli eventi quando, con l’armistizio, si apre per il
nostro Paese un periodo tra i più bui, la cui ricostruzione continua
ad innescare violente polemiche. Dopo l’8 settembre 1943, infatti i Savoia
riparano a Brindisi per fondare il “Regno del Sud”, mentre Mussolini è
liberato ed annuncia la nascita della Repubblica Sociale Italiana. La
Penisola, divisa fra i due fronti lungo la linea gotica, diventa un punto
nevralgico per le sorti del conflitto; a farne le spese è una popolazione
straziata, divisa, colpita dai bombardamenti e condannata all'orrore di
una lotta fratricida. Intanto, in un vortice di avvenimenti, la guerra si
avvicina alla fine: Roma occupata e liberata, l’eccidio delle Fosse
Ardeatine, lo sbarco in Normandia, la Conferenza di Yalta, la
“macelleria messicana” di piazzale Loreto, il suicidio di Hitler, la presa
di Berlino, le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, il processo di
Norimberga e la difficile Conferenza di pace. In questo contesto si sviluppa
la vicenda di Trieste, del Venezia Giulia e della costa istriano dalmata.

In tal senso anche i nostri
francobolli parlano.
Raccontano di un periodo travagliato ove la natura umana ha saputo mostrare il
peggio di sé aprendo, con la drammatica vicenda delle Fosse Ardeatine, un
baratro di incomprensioni, di ostilità, di verità taciute tra
popoli confinanti.
Il mio racconto di quelle vicende, attraverso i reperti dentellati, era in parte già montato nell'album che comprende l'occupazione del Venezia Giulia da parte degli alleati, l'emissione triestina titoista e i valori di Trieste A. Anton ora lo sfoglia con interesse, soffermandosi anche sulle schede storiche che si alternano ai francobolli. Narrano una ferita difficile da suturare, scandita dalle emissioni del periodo. Dolorosa al punto che il 13 luglio 2010 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha incontrato a Trieste i presidenti della Slovenia e della Croazia Danilo Türk e Ivo Josipović. Si è trattato di un vertice a tre di evidente impatto simbolico, organizzato grazie ad un grande sforzo politico e diplomatico per superare i malintesi di contrapposte memorie storiche e le diffidenze dovute a reciproche colpe a lungo negate.

Una manifestazione importante, impensabile qualche anno fa quando paure e separazioni ereditate dal passato erano ostacolo al dialogo e al confronto: foibe, crimini di guerra, deportazioni, esodo erano tutte parole pronunciabili o indicibili, a seconda dell'appartenenza politica e ideologica di ognuno, in una contrapposizione di memorie fondate su una forte componente di rimozione. Condividere significa esplorare le contraddizioni e le responsabilità. Un passato condiviso è un passato compreso: solo così la storia può essere lezione per il presente.

Siamo partiti proprio da quest'ultima frase che Anton ha
letto sulla pagina di apertura dei miei fogli dedicati alle emissioni di
Trieste A e che, in qualche modo, ci ha accompagnati nella rilettura della
intera collezione del periodo, per fare alcune considerazioni. "Con
Trieste B dovrai trovare un equilibrio difficile se vuoi raccontare una storia
e non solo limitarti ad incasellare i francobolli", ha esordito Anton
dopo un sorso di Lasko, la birra della regione bevuta in tutta la Slovenia.
"Credo che tu possa migliorare il tuo racconto filatelico inserendovi
un'introduzione, senza dover appesantire troppo la nuova sezione di Trieste B",
ha poi proseguito, "perché se non lo fai rischi di spostare l'ago della
bilancia più sulle ragioni di una parte rispetto all'altra, o meglio
rischieresti di cadere nella trappola di giustificare l'ingiustificabile solo
ad una fazione in campo, dimenticando che non esistono motivazioni che possono
giustificare la disumanità, la ferocia di un essere umano esercitata su
un'altra persona, senza ma e senza se".
Effettivamente Anton non ha tutti i torti. Nello sviluppare la cronologia di Trieste A e le connesse emissioni di occupazione del periodo ho messo chiaramente in luce le violenze slave ai danni della comunità italiana, dalle foibe all'esodo, dalla slavizzazione forzata alla negazione di una identità culturale e linguistica. Così come per Trieste B avevo in serbo un interessante apparato didascalico dedicato alle vicende degli italiani rimasti in quel territorio che, i successivi trattati avrebbero poi assegnato alla Jugoslavia. Una chiara visione monoculare. Tutto questo dimenticando i fatti accaduti assai prima e che da punto di vista postale o filatelico rientrerebbero a pieno titolo nel periodo del regno, piuttosto che in quello repubblicano, ma che se dimenticati rischierebbero di edulcorare ogni proposito di rendere i francobolli cronisti imparziali della nostra storia.

Anton mi ha fatto tornare in mente una citazione di Aldous
Leonard Huxley che avevo letto sul saggio "Foibe" di Gianni Oliva: “i
fatti non cessano di esistere perché sono ignorati”. Vero, prosegue poi
Oliva, "i fatti sopravvivono al silenzio degli studiosi ed alle rimozioni
dell'immaginario, e spesso si ripresentano all'improvviso, riscoperti da un
documento d'archivio, da un ritrovamento casuale, da una testimonianza tardiva
o interessata, e finiscono in questo modo per caricarsi di significati
impropri. Le realtà taciute sono le più pericolose perché riemergono astratte
dal loro contesto e chiedono ragione insieme di ciò che è accaduto e del perché
si è scelto di ignorarlo o marginalizzarlo. I fatti, anche i più controversi,
anche i più imbarazzanti e scomodi, hanno invece una loro logica, una loro
spiegazione, un loro perché. Compito della ricerca storica è ricostruirli senza
pregiudizi, coglierne le dinamiche, restituire l'atmosfera in cui sono
maturati. Solo così la conoscenza del passato si trasforma in coscienza del
presente".

i fogli della collezione sono stati rieditati nel formato 270 x 290 a 22 anelli



Tutto questo, scritto e raccontato in questo mio piccolo spazio in rete, per invitarvi a visitare il riallestimento del mio itinerario triestino. Manca ancora molto, ma credo che vi sia già il materiale necessario per proporvi una visita virtuale, con l'augurio che possa rappresentare uno stimolo per un nuovo viaggio filografico, filatelico e postale. Al momento l'allestimento è distribuito in due raccoglitori.
Nel primo album (F1), subito dopo un prologo veloce sui fatti e la cronologia che hanno preceduto emissioni ed eventi raccontati, si possono trovare i francobolli relativi alla Occupazione Anglo Americana del Venezia Giulia (AMG), sulla Occupazione jugoslava di Trieste, su Trieste A completa dei servizi e di alcuni reperti che testimoniano il ritorno all'Italia della città giuliana, oltre ad alcuni flash sulla filatelia contemporanea dedicata ai fatti della regione.
Nel secondo album (F2) si chiude, con i servizi, la sezione di Trieste A. Vi ho poi posizionato emissioni corrispondenti alla Amministrazione Militare jugoslava del 1947, alla Occupazione jugoslava di Fiume, al periodo filatelico di Trieste B completo dei servizi, oltre ad alcuni flash sulla filatelia contemporanea dedicata ai fatti della regione.
- Attenzione
Questo post è stato modificato ed aggiornato il 06/07/2019 in conseguenza della completa riorganizzazione del mio percorso espositivo dedicato a Trieste e all'area istriano dalmata