Serie Democratica: carta canta (parte seconda)
Secondo capitolo di questa saga filatelica dedicata ad un aspetto, piuttosto singolare, della serie ordinaria Democratica. Di come sia comparsa tra le righe dei cataloghi ordinari (non di specializzazione) un'inquietante differenziazione tra tiratura e tiratura o, per esser più precisi tra una prima tiratura con carta grigia ed una seconda tiratura con carta bianca. Sin dall'inizio di questa mia divagazione dentellata ho usato l'aggettivo "inquietante" perché, ed esprimo una mia opinione da collezionista, parlare di "tiratura" associando il termine ad un aggettivo numerale ordinale pare, in questo frangente, una forzatura coi fiocchi... pardon coi dentelli.
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dall'inizio
Leggi la prima parte di questo approfondimento
Come ho già
avuto modo di scrivere, non ho trovato alcun circostanziato riferimento ad una
prima e nemmeno ad una seconda tiratura, definite in termini numerici o
scandite da precisi intervalli temporali., questo perché la struttura della
carta, oggetto di questa presunta "tiratura", ha subito un mutamento
nella qualità e nella sua struttura, ma progressivo nel tempo, non sempre così
costante, e con "diversi passaggi intermedi".


Per
completezza di informazione è giusto anche ricordare che, se proprio vogliamo trovare
il pelo nell'uovo e puntare a specializzare la nostra cara vecchia Democratica
sulla base della qualità della carta su cui è stampata, la classificazione si
fatta non è cosa recente, ma affonda nel passato e che, rispetto anche a
qualche catalogo ordinario più recente, son assai di più i valori che
presentano tale duplicità di carta. Un vecchio catalogo degli anni '90 ricorda
che solo cinque facciali scampano alla sindrome del Dottor Henry
Jekyll e del suo alter ego, Mister Edward Hyde. Più precisamente il 10
centesimi (solo carta grigia), il 6 e 8 Lire, il 10 Lire arancio e 30 Lire
(tutti solo carta bianca).
Altre fonti
autorevoli, ad esempio il volumetto “La serie della Ricostruzione Democratica”,
a firma di Filanci/Bogoni, edito nel 1994, poi riveduto e corretto
nell'edizione del 1995, non specificano una differenziazione della carta nei
facciali da 10 centesimi, da 6 Lire, 8 Lire, 10 lire vermiglio e 30 Lire, confermando
di fatto quelli non effetti da doppia personalità. Tale
classificazione trova conferma negli anni in altri autori che hanno studiato la
serie e che riportano, nelle proprie classificazioni, un solo tipo di carta
nei già citati facciali da 10 centesimi, da 6 Lire, 8 Lire, 10 lire
vermiglio e 30 Lire, aggiungendo il 20 Lire, ma solo nella versione lilla
rossastro (mantenendo la doppia versione per il 20 Lire lilla scuro).
Se poi
scorriamo la linea temporale e voliamo ai giorni nostri, ecco che allora, ove
il catalogo "ordinario" si mette a parlare di "tirature"
(prendo un'edizione 2018 dell'Unificato, giusto per fare un esempio), sono
solo 9 i facciali coinvolti: 1 Lire, 2 Lire, 3 Lire, 4 Lire, 5 Lire, 10
Lire grigio, 15 Lire, 20 Lire e 50 Lire. Con molta probabilità, ma la ritengo
una mia ipotesi, quelli ove è più netta una separazione tra i due tipi di
carta. Fosse null'altro che però il sito catalogospecializzato.it (vedi
bibliografia e relativo link) conferma la sola carta grigia per il
francobollo da 10 centesimi, la sola carta bianca per il 6 Lire, per il
facciale da 8 Lire e per quelli da 10 Lire (vermiglio) e 30 Lire.
Un ulteriore riferimento per meglio circostanziare l'evidenza di carta grigia o bianca nei diversi tagli della Democratica (ben inteso sempre escludendo il 100 Lire) ci è offerta dai cataloghi di importanti commercianti filatelici che alle specializzazioni dedicano ampio risalto nei propri listini, confermando la classificazione storica.
La posizione di filigrana come indicatore
Se nella
prima parte di questa divagazione filatelica ho tentato un approccio
macroscopico alla identificazione della carta attraverso l'aspetto e la data di
utilizzo, un ulteriore indicatore che potrebbe aiutarci a identificare la
tipologia di carta, anche se solo per un numero limitato di valori della serie
Democratica, è la filigrana, ma sarebbe meglio dire la posizione di
filigrana.
Già sul finire del 1200 gli artigiani attivi a Fabriano usavano contraddistinguere la propria produzione con marchi di filigrana. Una tecnica successivamente impiegata come sistema di sicurezza contro le falsificazioni anche sui francobolli. La tecnica del punzone per fusione eseguita effettuando un “calco” in gesso sulla cera incisa, fu sostituita nel XX secolo dal processo elettrochimico di galvanoplastica. Dall'originale in cera, per mezzo di un bagno galvanico, sono ricavati un positivo e un negativo in rame che, a loro volta, servono a trasferire per pressione l’immagine sulla tela metallica.
Come già
anticipato all'inizio di questo post, la carta in bobine utilizzata per i
valori della serie Democratica era prodotta in piano. La prima
macchina funzionale a livello industriale per questo tipo di lavorazione fu
installata nel 1850 nella cartiera di Essones in Francia. Era un progetto della
meccanica britannica, costruita dall'inglese Donkin, ma su disegni dei fratelli
Foudrinier. Alcuni autori affermano che la carta prodotta con macchina
continua in piano non sia stata impiegata per i francobolli fino al 1870 perché
era meno uniforme e gradevole di quella prodotta con la macchina in tondo.


Va aggiunto che sino al 1947, le bobine di carta in ruota alata del I tipo (quello cui sino ad ora abbiamo fatto riferimento) sono collocate in macchina da stampa in modo che la dicitura filigranata sui margini Poste Italiane, risulti leggibile al verso. Successivamente la rotazione della bobina è invertita e le diciture passano al recto. Abbiamo dunque due diverse posizioni della nostra ruota della fortuna, che passano a quattro posizioni nei casi in cui la bobina è avvolta in senso inverso.


I valori evidenziati in giallo non presentano la doppia tipologia di carta. Se pur per un numero limitato di valori di questa serie, quanto ho scritto e tabellato dovrebbe poter essere di aiuto nel discriminare, sulla base della posizione di filigrana una carta grigia da una bianca. Se, ad esempio, prendiamo il francobollo da 20 centesimi con posizione di filigrana CD possiamo classificarlo con certezza come con "carta grigia".
Il retino di stampa come indicatore
Stampati in
rotocalco usando la macchina Goebel del 1928 in fogli da 100 francobolli,
tranne i valori da 25 L. e 50 L. che erano in fogli da 50 francobolli, i valori
della serie Democratica hanno visto l'impiego di un retino da 70 linee per
le prime tirature, riconoscibili a detta di molti, ma purtroppo non da me,
dal disegno meno chiaro e più impastato rispetto a quello del retino da 80
linee usato in seguito.
Per gli
amanti della tecnologia applicata alla filatelia è giusto però partire
dall'inizio, specificando che nella tecnica di stampa detta rotocalcografia (ovvero
la calcografia trasposta in rotativa) si esegue una stampa diretta incavografica, dove
la parte da stampare è in incavo rispetto alla parte non stampata, associata
alla rotativa. L'inchiostro è trasferito sulla carta attraverso un
sistema modulare di cellette di diversa profondità. Più le cellette sono
profonde, più abbondante sarà l'inchiostro che possono contenere e più scura
sarà la stampa. È questo il motivo principale della brillantezza della stampa
rotocalco: l’inchiostro, infatti, non è pressato (stampa tipografica) o
impresso per rimbalzo (stampa in offset), ma è prelevato dalla carta stessa
mantenendo dunque eccellenti caratteristiche di brillantezza e di coprenza.


È un sistema che consente di ottenere qualsiasi sfumatura sfruttando i livello espositivo dei singoli punti che lo compongono alla luce: dove l'area è chiara i punti saranno piccoli, sino a scomparire ove serve il bianco, nelle aree scure i punti saranno di maggiori dimensioni, addirittura uniti ove serve il colore pieno.
Nei fatti, e riprendo una storica citazione di Alberto Diena la cui eco ha riverberato in numerosi articoli nel corso di quasi un lustro, il retino è una lastra di cristallo con incisioni di punti oppure di linee incrociate e con uno smalto nero nelle cavità. Quello usato in rotocalcografia, a differenza di quello tipografico, è costituito da linee rette che si intersecano a formare tanti piccoli rombi. Il numero di questi rombi contenuti in un centimetro quadrato rappresenta la misura del retino che normalmente, nel caso del Poligrafico per i francobolli in rotocalcografia, può essere 60, 80 o 100. Il processo con cui dal retino, via via, si ottiene la lastra in rame è piuttosto complesso ed articolato. Non essendo oggetto principale di questa mia divagazione vi risparmierò dunque ogni dettaglio.
Nel nostro
caso specifico l'utilizzo di due retini a diverse risoluzioni è dovuto al fatto
che con la Repubblica Sociale Italiana il Poligrafico, e le sue macchine, migrò
da Roma verso Novara, arenato tra le risaie in quella che avrebbe dovuto essere
la via per Vienna. Nel trasloco forzoso furono imballati e caricati sui camion
anche i retini più fini (da qui anche la differenza tra le emissioni RSI di
Roma e Novara). Al momento di andare in stampa con la serie Democratica in quel
di Roma era disponibile il retino da 70 rombi, poiché quello da 80
rombi, utilizzato per le tirature a seguire, era ancora a Novara ostaggio
dell'Amministrazione Militare Alleata della Lombardia.

Ma veniamo al dunque: teoricamente, per tornare alla nostra carta grigia o bianca che sia, si potrebbe presupporre che l'uso del retino da 70 sia in qualche modo correlato alla carta grigia, quella di primo uso. In verità non ho trovato una data certa che segni il passaggio da un retino all'altro, ma soprattutto non è così facile, almeno per me, distinguere due valori stampati con retino differente. Anche ricorrendo al suggerimento di Alberto Diena che, come parametri per un confronto, suggeriva di ricorrere, ad esempio, al 15 Lire soprastampa Trieste su due righe (retino da 80) e il medesimo valore con soprastampa su una riga (retino da 70). Questo perché, indipendentemente dal retino, altri fattori influenzano la risoluzione a colpo d'occhio: usura del cilindro, condizioni di umidità e temperatura. Elementi che producono stampe più o meno contrastate ove, in alcuni casi, il retino poco si distingue.
Nella terza parte di questo articolo...
Le tre parti di questo soggetto
- La serie Democratica carta canta parte prima
- La serie Democratica carta canta parte seconda
- La serie Democratica carta canta parte terza
Bibliografia essenziale
- Franco Filanci, Danilo Bogoni, La serie della Ricostruzione: Democratica, Poste Italiane, 1995
- Gianni Carraro - Luigi Sirotti, Il 100 lire della Democratica, Sassone, 2003.
- a cura di Bruno Crevato-Selvaggi, Le Carte valori ordinarie della Repubblica, La Repubblica Italiana, Poste Italiane, 2002.
- a cura di Franco Filanci, Il Novellario Vol. 4 Da una Repubblica all'altra, Unificato, 2017;
- AA.VV., Museo della Carta di Amalfi, https://www.museodellacarta.it/la-carta-a-mano/ (consultato il 12.07.2020);
- AA.VV., Museo della Carta di Fabriano, https://www.museodellacarta.com/ (consultato il 11.07.2020);
- Giorgio Nebbia, Breve storia del riciclo, 2012, http://www.fondazionemicheletti.it/ (consultato il 12.07.2020);
- Maurizio Tava, La carta, studio ed analisi dei processi produttivi, 2012, Provincia Autonoma di Trento.
- AA.VV., Cartiera Sordini - Pale di Foligno, https://www.paledifoligno.it/le-cartiere-di-pale/cartiera-sordini/ (consultato il 13.07.2020);
- Enrico Pedemonte, Elisabetta Princi, Silvia Vicini Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale Università di Genova, Storia della produzione della carta, Rivista La chimica e l'industria, n°8 Anno 87, 2005;
- AA.VV, La Repubblica italiana, Francobolli d'Italia, Tomo II, 1990, Bolaffi/Fabbri Editori;
- AA.VV, Serie Democratica, carta bianca e carta grigia; Filatelia e francobolli forum, (consultato il 09.07.2020);
- AA.VV., La carta filigranata; Pia Università dei cartai; (consultato il 12.07.2020)
- Walter Soardi, Specializzazioni della Repubblica con filigrana a ruota; http://www.soardi.eu/45/democratica.htm, (consultato il 16.07.2020);
- AA.VV., La filagrana ruota alata; Giandri's i miei francobolli; (consultato il 12.07.2020);Carraro, Mondolfo, Sirotti, Catalogo delle specializzazioni e varietà dei francobolli della Repubblica Italiana e di trieste, 1990 5° edizione, Sassone;
- AA.VV., Catalogo specializzato Repubblica, http://www.catalogospecializzato.it/; (consultato il 21/07/2020);
- Franco Moscadelli, Rotocalco, fotocalco…e la donna nell'arte