Racconti magici islandesi. Traduzione di I. Mogherini dalla versione inglese di A. Boucher

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Avvertenza
Valutazione e recensione sono frutto del mio personale gusto individuale, delle mie preferenze letterarie, così come la valutazione che assegno. E' quindi più che comprensibile, anzi auspicabile, che molti non la pensino come me. Detto ciò: ogni libro è fatto per essere letto.


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La mia valutazione su questo libro:
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Il Vegvísir è antico simbolo, una sorta di talismano di protezione conosciuto anche come compasso runico, una arcaica di rosa dei venti vichinga ritrovata in un antico testo noto come "Manoscritto di Huld, un grimorio (libro di arti magiche) islandese redatto da un tal Geir Vigfússyni á Akureyri nel 1860.

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Era una cosa questa che mi ha accompagnato nel corso degli anni, essendo io un boomers doc, sin da quando, circa quarant’anni fa, mi ritrovai in un’Islanda con un’unica strada d’asfalto (nemmeno tutta per intero in verità) a girovagare in questo lavico nord, sorseggiando panna acida, dormendo in una piccola tenda e facendo il bagno nelle straordinarie piscine termali riscaldate dall’acqua di vulcani nascosti tra i ghiacci.

Per questo, riprendere tra le mani un libro di racconti magici d’Islanda mi ha un po' riportato a quelle atmosfere scandinave che, da viaggiatore non ancora levigato, mi incantarono ogni oltre misura. Le leggende su troll, strani esseri mitologici, diavoli e streghe, col senno di poi e con il retaggio di una cinematografia fantasy che è andata oltre l’immaginazione, oggi faticano a sorprenderci. È quindi tra le pieghe di ogni pagina che lo sforzo di chi legge questo libro deve concentrarsi sul dare ad ogni personaggio del mito presente e ad ogni sua azione un contesto storico e culturale ideale.

Si deve ripensare alla latitudine in cui queste leggende si raccontavano, ai grandi spazi semidesertici dove lava e vento si strofinavano incessantemente, dove un mare di spuma bianca accerchiava il quotidiano. Sono i racconti di un popolo che voleva forse circondarsi di esseri ed esserini per rivendicare l’idea di non essere soli, isolati. Non deve stupire nemmeno quanto l’arrivo del Cristianesimo abbia voluto e saputo smussare ciò che di puramente e “naturisticamente” pagano albergava nel cuore degli isolani, ma questa, si sa, è un’altra storia. Godibile.