Meccanizzazione postale: una divagazione tematica riorganizzata

Articolo originariamente pubblicato il 3 dicembre 2016
Rieditato per questo sito il 12 settembre 2021


Quando la passione si fa sempre più forte, il collezionare diventa un “lavoro totalizzante”, assorbe molto del proprio tempo libero e forse anche oltre. La passione resta quindi la chiave di tutto, una molla che ti scatta dentro e ti porta sempre più lontano. È così che la collezione, poco alla volta, diventa anche costruzione di qualcosa. Di un mondo che è il mondo del collezionista, ma è anche uno spaccato culturale che rappresentala vitalità trasformazioni del presente.

Grazie anche ai consigli degli amici, che seguono questo mio percorso collezionistico con affetto quasi maniacale, dopo l’ultima revisione della mia divagazione dedicata alla meccanizzazione postale, ho deciso di smontare e rimontare l’intero apparato espositivo, fedele alle teorie di Jean Piaget sull’accomodamento. Occasione imperdibile per inserire anche nuovi reperti accumulati nel frattempo e che faranno quindi inedita comparsa tra le pagine dei miei album sull'argomento.

Muse1ajpg

L’idea è quella di una riorganizzazione che strutturi al meglio la visita di questa mia raccolta, uno dei tratti tematici della mia collezione orientata a raccontare, attraverso reperti filatelici e postali, l’evoluzione della Posta attraverso i mutamenti della società e della tecnologia. Tutto ciò premesso che, come ho già avuto modo di scrivere in alcuni miei precedenti post, la meccanizzazione postale è forse una delle materie meno filateliche che esistano.

Eppure essa, o meglio la sua evoluzione, rappresenta un interessante oggetto di studio capace di fondere filatelia, filografia, marcofilia e storia postale. Per fortuna non sono l'unico a pensarla in tal modo, tanto è che sono davvero tanti i cultori della materia cui mi sono ispirato per montare i miei reperti e dai quali ho attinto a piene mani per correggere i miei refusi, le lacune, le imprecisioni cronologiche, così come per arricchire il corredo informativo. La pensa come me anche Alastair Nixon, validissimo collezionista di meccanizzazione postale britannica, che nel suo diagramma di Venn, presentato durante una conferenza anglosassone dell'ottobre 2016 dal titolo "Postal Mechanisation for Philatelists", inquadra l'argomento come "un tema collocato al centro dell'universo filatelico", sconfessando quando asserito da una rivista di settore che, nel 1980, definiva la meccanizzazione come "un aspetto collaterale della storia postale, privo di un chiaro significato".

Vennjpg

Che la meccanizzazione postale riemerga, di tanto in tanto, dal sottobosco del collezionismo dentellato non è una novità. Se gli studi sulle bollatrici meccaniche curati da Alcide Sciortino, pubblicati su L'Annullo, sono stati successivamente riadattati per trovare degna collocazione sul sito Il Postalista, appare quasi enciclopedico il grande approfondimento firmato da Danilo Bogoni per Storie di Posta dal titolo "Meccanizzazione". Recentissimo poi è un articolo apparso sul numero di novembre de Il Collezionista a firma Fusco Feri dal titolo "A Roma la prima e unica mostra sulla meccanizzazione postale".

La prima e unica mostra, in effetti, con tale tematica, fu inaugurata il 29 ottobre 1956 al Palazzo dei Congressi dell’Eur dal presidente del Consiglio, Antonio Segni, e due giorni dopo visitata anche dal Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi.

Lo scopo della rassegna, alla quale presero parte le Amministrazioni postali dei Paesi della Ceca, la Comunità economica del carbone e dell’acciaio (Italia, Francia, Belgio, Olanda, Germania Occidentale), nonché la Gran Bretagna e la Svizzera, era quello di mettere in evidenza i progressi raggiunti dai vari paesi nella meccanizzazione dei servizi postali e di favorire lo sviluppo di questa meccanizzazione coordinandola su un piano europeo. A tale proposito una sezione del mio percorso è esattamente dedicata alla mostra del 1956.


MecPostjpg

La collezione, infatti, grazie alla sua digitalizzazione ha assunto i connotati di un percorso espositivo ove gli album che raccolgono le missive assumono il ruolo di ambienti virtuali e dove ogni singola pagina veste i panni dei pannelli e delle vetrine che disegnano un ideale itinerario museale. Un viaggio in cui chi osserva e legge attua una riflessione su sé stesso e sul suo ambiente, in senso allargato sulla realtà, dal punto di vista diacronico e sincronico.

Credo che solo in tal modo la collezione possa assurgere al ruolo di narratore. Un cantastorie capace di avvincere il proprio curatore, ma anche e soprattutto il suo “pubblico”. La collezione è per il suo fautore un’avventura, un viaggio che è anche vocazione, ricerca, caccia. Per colui che, invece, la collezione la partecipa da spettatore essa deve rappresentare un sistema complesso centrato anche su di sé e sullo stimolo di quella curiosità intrinseca ad ogni essere umano che, di fatto, costituisce la vera matrice del processo di formazione.


TransitMuse2ajpg

Ho quindi voluto immaginare gli album di questo percorso tematico, capace di molteplici interconnessioni con la dorsale collezionistica cronologica del mio insieme filatelico, come le varie stanze di una sezione museale, ognuna capace di ospitare, esporre, esplodere un tema legato alla meccanizzazione postale.

Intendiamoci, siamo ancora ben lontani da un’esposizione esaustiva del tema, ma è pur sempre un buon inizio, anche in previsione di una costante futura progettualità espansiva. Tenuto anche in conto che, paradossalmente, questa sezione tematica offre una duplice soddisfazione: quella di sviluppare un tema postale così complesso ed articolato utilizzando reperti il cui valore venale è, spesso, di pochi euro.

cap_077jpg

Il primo album della sezione così riorganizzata sviluppa il tema di partenza, ovvero la nascita e l'introduzione del Codice di Avviamento Postale in Italia. Una storia che si racconta in più capitoli, alcuni già citati in questo blog, che illustrano i primordiali tentativi delle Regie Poste dell'Italia unitaria di ripartire le grandi città in zone al fine di razionalizzare la distribuzione, sino all'arrivo della fluorescenza nei francobolli, metodologia evoluta per quel passaggio epocale degli anni Sessanta che sarà la codifica automatizzata del CAP.

cap_mec3jpg

Il secondo album affronta un aspetto della meccanizzazione postale che prende avvio negli uffici postali sparsi nella penisola, dai più piccoli ai più grandi e trafficati centri ferroviari, e che riguarda la progressiva automazione dei sistemi di bollatura.

Un viaggio tra le “macchine” bollanti e le loro impronte, ma anche un percorso trasversale che dal Regno si allunga sino ai giorni nostri attraversando epoche e costumi ben precisi di un'Italia che cambia. Dai primi tentativi di meccanizzare la bollatura, sottraendola alla gestualità manuale del bollo impresso a mano, ai moderni sistemi di annullamento inseriti come moduli operativi nei grandi impianti di smistamento in dotazione dei Centri di Meccanizzazione Postale di seconda generazione.


cap_mec5jpg


Il terzo album chiude il capitolo dedicato alla meccanizzazione della bollatura e apre un nuovo percorso che narra di quella straordinaria rivoluzione tecnologica che in Italia ha visto la Elsag San Marco quale indiscussa protagonista dei nuovi sistemi computerizzati per la codifica del Codice di Avviamento Postale.

Un'inusuale analisi di piccoli, talvolta impercettibili, grafiti applicati sulle nostre missive. Dalle barrette fosforescenti alle codifiche lineari basate sul sistema binario. I primi segni evidenti del sempre maggiore apporto di nuove tecnologie, guidate da microprocessori, per la lavorazione e l'inoltro della parola scritta.

cap_mec6jpg

Sul quarto album la tecnologia evoluta la fa da padrone. L'idea è quella di raccontare, attraverso lettere e cartoline quasi dei giorni nostri, la progressiva evoluzione del sistema logistico di Poste Italiane, la nascita del grande piano di meccanizzazione nazionale, lo sviluppo dei centri meccanizzati, lo studio dei grandi impianti e dei nuovi codici impressi da questi ultimi sulle nostre lettere. Algoritmi tanto sorprendenti, quanto complessi da decifrare.

cap_mec7jpg
Al quinto album ho affidato la genesi della grande meccanizzazione postale vista e raccontata da un punto di vista capace di esondare gli italici confini, assumendo quindi una dimensione internazionale che parte dall'origine della specie: la Transorma. A ripensarlo oggi, guardando le immagini dell'epoca, l'entusiasmo che gli addetti ai lavori provarono con il passaggio dallo smistamento completamente manuale a quello automatizzato offerto dalla Transorma, ha dell'incredibile. Ma in quel periodo ciò che oggi pare poca cosa era veramente un enorme passo in avanti. La produttività di Transorma, con cinque operatori, poteva raggiungere le 15 mila lettere all'ora, circa il doppio della media di un sistema di smistamento manuale dell’epoca.

Prodotta dall'azienda olandese Werkspoor, la Transorma funzionava sul principio dello smistamento diretto. Ogni operatore, collocato nella parte superiore della struttura, prelevava manualmente da un cassetto la missiva e, dopo aver letto l’indirizzo inseriva, utilizzando una tastiera, un codice di ripartizione, ponendo poi l’oggetto in una guida da cui, attraverso un sistema di movimentazione, lo stesso era depositato in una delle diverse caselle di raccolta che, variavano da 100, nei modelli più piccoli ad un solo operatore, sino a 300 nelle versioni con cinque operatori. L’efficienza di tale sistema era dunque direttamente proporzionale alla capacità degli operatori impiegati di memorizzare con precisione quanti più codici di ripartizione possibile. La versione più grande era alta circa 4 metri, e si allungava per quindici metri con una larghezza di sei. Pesava parecchie tonnellate ed era in grado di convogliare la corrispondenza dal piano inferiore a quello superiore attraverso un nastro trasportatore.

Con la Transorma ha inizio il grande laboratorio inglese di Brighton, primo vero centro di sperimentazione che getterà le basi per il progetto ALF testato su larga scala a metà degli anni Cinquanta nel centro postale di Southampton.

Impajpg

Al sesto raccoglitore ho affidato il compito di guidare il visitatore lungo un percorso esplorativo sulla storia della meccanizzazione postale allargata al quadro europeo, analizzando e cercando di conoscere meglio la sua evoluzione nei maggiori paesi del Vecchio Continente, partendo da Germania e Francia. Un argomento vasto, su cui c'è tanto da raccontare e che, piano piano avrà anch'esso il suo onorevole spazio in questo mio itinerario.

Bibliografia essenziale

  • Alastair Nixon, Postal Mechanisation for Philatelists, Meter News Internet periodical UK Postage Meter topics, www.meterfranking.co.uk
  • Alcide Sortino, Di bollo in bollo, raccolta articoli da L'Annullo, www.ilpostalista.it, (ultima consultazione 30/10/2019)
  • Danilo Bogoni, Meccanizzazione, Storie di Posta Volume 8, Speciale Cronaca Filatelica n°12
  • Fusco Feri, A Roma la prima e unica mostra sulla meccanizzazione postale, novembre 2016, Il Collezionista (Bolaffi)