L'universo della memoria e il tempo

Articolo originariamente pubblicato il 25 aprile 2016
Rieditato per questo sito il 11 settembre 2021

La notizia scientifica, che a febbraio 2016 ha esondato oltre i canali degli addetti ai lavori, finendo nelle prime pagine dei quotidiani o tra le news di apertura dei telegiornali, è quella relativa alla osservazione delle onde gravitazionali. La misurazione di queste invisibili onde è per molti un risultato da Nobel ”che apre nuovi canali di osservazione dell’universo“. È il presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, Nichi D’Amico, a commentare così il passo in avanti della scienza che ha confermato l’ipotesi di Einstein del 1916.

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L’eco della scoperta del secolo non si è ancora sopita, ma gli scienziati sono già pronti ad andare oltre. L’emozione della rilevazione delle onde gravitazionali spinge già a pensare a nuovi traguardi. Se le onde, paventate da Albert Einstein, permetteranno di vedere e ascoltare buchi neri (la cui esistenza è stata di fatto provata grazie alla rilevazione delle onde), allora c'è un nuovo capitolo tutto da riscrivere. Ancora all'inizio del ventesimo secolo si pensava che lo spazio ed il tempo fossero realtà assolute, cioè che ogni evento fosse univocamente individuato da tre coordinate spaziali ed una temporale.

Questa certezza andò in crisi con la scoperta che la luce ha sempre la stessa velocità dal punto di vista di qualsiasi osservatore, immobile o in movimento che sia, come avevano dimostrato Albert Abraham Michelson ed Edward Williams Morley con il loro famoso esperimento del 1887. Proprio a partire da questo postulato, Albert Einstein, con il famoso articolo "Zur Elektrodynamik bewegter Körper" ("Sull'Elettrodinamica dei Corpi in Movimento") del 1905, propose la sua teoria della Relatività Ristretta. Basti ricordare che essa ruota intorno ad un concetto rivoluzionario: spazio e tempo sono concetti relativi al sistema di riferimento, mentre ad essere costante è la velocità della luce. La rivoluzionaria teoria ha ispirato, nella selva di formule ed ipotesi collaterali, non solo scienziati, ma anche scrittori, sceneggiatori, autori cinematografici.

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I viaggi spaziali con propulsione a curvatura (Warp), ad esempio, nascono dalla fantasia del creatore di Star Trek, ma c'è chi afferma che sono teoricamente possibili. Con un trucco fisico uno scienziato della NASA sta cercando di realizzarli, costruendo un'astronave che corre più veloce della luce. Il suo nome è Harold White, fisico e specialista nei sistemi di propulsione di nuova generazione. Secondo lo scienziato sarebbe possibile, almeno teoricamente, costruire veicoli spaziali capaci di solcare il cosmo a velocità superiori a quelle della luce. Ma tale propulsione non è in contrasto con la teoria della relatività generale formulata da Einstein? Per rispondere a questa domanda il dottor White scomoda un altro fisico, il messicano Miguel Alcubierre, che nel 1994, pubblicò un articolo interessante dal titolo The Warp Drive: Hyper-Fast Travel Within General Relativity (Il motore a curvatura: viaggi iper veloci all'interno della relatività generale).

Nel trattato Alcubierre conferma che nessuno corpo può viaggiare a velocità superiori a quelle della luce, ma lo spazio si può contrarre ed espandere a qualsiasi velocità. Un'astronave dotata di motore a curvatura potrebbe quindi “piegare” lo spazio circostante accorciando le distanze, ma muovendosi comunque localmente a velocità inferiori a quelle della luce. E quindi senza violare le teorie di Einstein. Secondo Alcubierre in un paio di settimane di viaggio si potrebbe così raggiungere Alpha Centauri, distante dalla terra 4,3 anni luce.

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Tutto questo per postulare due teorie filateliche: la prima è che un personaggio quale è stato e continua ad essere Albert Einstein non ha certamente necessità di emissioni filateliche per essere ricordato dai più. Nonostante ciò, la filatelia lo ha celebrato a più riprese in campo internazionale, Italia inclusa che ha emesso un valore nel centenario della nascita il 14 marzo 1979, seguito il 7 agosto 1995 da un altro dentello, che lo ritraeva accanto a Galileo Galilei, in occasione 14º convegno mondiale di relatività generale e fisica della gravitazione.

Non così però si può dire per quella moltitudine di personaggi di straordinaria levatura scientifica, culturale, economica e politica che hanno contribuito a tenere alto il nome dell'Italia o che addirittura sono stati artefici della costruzione dello Stato per ingegno ed acume, per saggezza e cultura, per quella preveggenza tipica delle menti geniali. Porto come esempio concreto il terzo album della mia collezione repubblicana, la mia terza sala di questo percorso museale che ho reso anche virtuale digitalizzandolo e rendendolo percorribile, sfogliabile. I nomi che i francobolli fanno emergere dalle pieghe della nostra storia sono davvero tanti, ma quanti sono coloro che veramente ne ricordano gesta o attività? Per mettere alla prova chi legge ne prendo solo alcuni, a caso, tra coloro che tra il 1951 ed il 1960 (il periodo che anima il mio terzo album repubblicano) la filatelia italiana ha deciso di ricordare:: Antonio Mancini, Vincenzo Gemito, Gian Battista Grassi, Amedeo Avogadro, Domenico Savio, Giovanni Fattori, Evangelista Torricelli.

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Per chi ha ammesso di non ricordare, ma anche per coloro che mentalmente sussurrano di averne sentito parlare, cercherò una sintesi: Antonio Mancini non è uno dei componenti della banda della Magliana, ma un pittore italiano vissuto nella prima metà del Novecento facente parte della corrente dei veristi; Vincenzo Gemito è stato uno scultore, disegnatore e orafo dal grande consenso internazionale; Gian Battista Grassi medico, zoologo, botanico deve la sua fama ai suoi studi sulla malaria che fino XIX secolo, oltre ad essere molto diffusa in tutte le regioni del mondo a clima temperato o tropicale, era presente anche in Italia e mieteva un enorme numero di vittime; Amedeo Avogadro fu un chimico e fisico, sua un'ipotesi, oggi chiamata Legge di Avogadro, che stabilisce che "volumi uguali di gas diversi, alla stessa temperatura e pressione, contengono lo stesso numero di molecole"; Domenico Savio fu un allievo di san Giovanni Bosco, morto quattordicenne, proclamato santo nel 1954 da papa Pio XII; Giovanni Fattori è considerato tra i principali esponenti del movimento dei macchiaioli; Evangelista Torricelli, matematico e fisico, nel 1644, anno di edizione della sua Opera Geometrica, concepì il principio del barometro, costruendo quello che ora è chiamato tubo di Torricelli e individuando il "vuoto torricelliano". Torricelli e Viviani dimostrarono che il vuoto può esistere in natura e che l'aria ha un peso ponendo quindi fine alle millenarie discussioni filosofiche sull'horror vacui. Un'unità di misura della pressione è stata chiamata Torr in suo onore.

Detto ciò, la prima teoria filatelica appare chiara: i francobolli hanno avuto, e credo possano continuare ad avere, un importante ruolo nel puzzle della memoria collettiva di un paese, se non altro per quel loro delicato modo di riesumare gli spiriti più colti e nobili di una nazione, obbligandoci nell'osservarli e commentarli a togliere le ragnatele dai ricordi scolastici o quantomeno a cercare di saziare quelle che dovrebbe essere per un essere umano una necessaria curiosità intellettiva.

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La seconda teoria si fa più vicina, pur in forma ardita e figurata, alla curvatura dell'universo, al concetto di poter viaggiare nello spazio a velocità tali da poter alterare anche il concetto di tempo. Pensate a quando prendendo tra le mani uno stradario oppure, giusto per esser più al passo con i tempi, quando digitate un indirizzo sul navigatore dell'auto: Via Cardinale Guglielmo Massaia, Cremona; Via Luca Signorelli, Orvieto; Via Alfredo Catalani, Venezia.

Non starò a raccontarvi chi sono questi illustri italiani d'altri tempi, ma sappiate che anche loro sono raccontati con altrettante emissioni filateliche del periodo compreso tra il 1951 ed il 1960. Certo è che quelle targhe di marmo o di metallo che nominano vicoli, vie, calli e piazze delle nostre città e che costituiscono lo scheletro della postalità di una nazione (la corrispondenza è veicolata proprio grazie a quei nomi ed in base a quei nomi spesso si determina oggi il codice postale nelle maggiori città), non rappresentano solo la linea temporale che unisce passato (il ricordo di personaggi od eventi di ieri) e presente (la geografia urbana e sociale del nostro territorio), ma è anche la rotta secolare tracciata dalla parola scritta nel corso del suo viaggio tra chi scrive e chi legge, parola guarda caso veicolata per decenni attraverso una lettera ed un francobollo, potendo accadere che chi in un'epoca abbia affrancato una missiva spedendola in un luogo che altri ricordava, sia stato a sua volta rammentato decenni dopo attraverso un francobollo spedito, magari per volere estremo del fato, ad una piazza proprio a quel ricordo dentellato intitolata.