Lo strano caso del... fosforino
Alla sua scoperta innescò un vero e proprio caso filatelico
- Fosforino: nome dato alla marca per pacchi in concessione da 150 lire del 1968 stampata su bobine di carta fluorescente difettose e perciò non impiegate per la produzione di francobolli. Dopo il forte interesse iniziale è stato praticamente dimenticato.
con tanto di spazio riservato al certificato peritale
Inutile sottolineare che tale diabolico piano dentellato produsse una bolla speculativa che fece lievitare il prezzo del francobollo come la torta della nonna messa nel forno e che vide collezionisti accaparrarsi il fosforino a cifre che raggiunsero le 150 mila lire (77 euro attuali). Il soufflé filatelico però si sgonfio qualche tempo dopo, quando iniziarono a fare la loro comparsa sul mercato centinaia di fogli più o meno "luminosi" del 150 Lire Pacchi in Concessione che, foglio dopo foglio, ne affossarono il valore di mercato.
Questa era la cronaca del nostro strano caso, ma ritengo possa essere utile cercare di fare anche qualche approfondimento tecnico sulla vicenda. In primis sull'elemento fluorescenza che ha dato vita alla varietà. Sovente, infatti, mi capita di leggerne nei forum o sui social e più di una volta rilevando notizie asincrone o storie straordinarie di taschine killer, di inchiostri sperimentali e quant'altro. Per fare chiarezza, pur senza addentrarci nei meandri scientifici della fluorescenza, dobbiamo però partire da un elemento fondamentale, ovvero che la fluorescenza nei francobolli nostrani può essere suddivisa in tre periodi grossolani, quasi tre ere geologiche tanto per fare un paragone esemplificativo: "inchiostri rossi" fino al 1968, "la carta" dal 1968 al 1980, "patine e vernici" dopo il 1980.
Eppure essa, o meglio la sua evoluzione, rappresenta un interessante oggetto di studio capace di fondere filatelia, filografia, marcofilia e storia postale. L’idea per affrontare tale argomento la offre l’emissione del 1967 che dà il via all'”operazione codice avviamento postale”. Per le Poste Italiane, con l’arrivo di sistemi automatizzati di smistamento della corrispondenza, identificare con un numero i “distretti postali” non è più solo un’idea, ma una necessità.
Nel 1968, precisamente il 25 gennaio, la stessa serie di francobolli ci porta una grande novità: la fluorescenza. Attraverso l'impronta fluorescente del francobollo i nuovi sistemi di bollatura postale potranno identificare l'affrancatura, riposizionare correttamente la missiva ed annullare i francobolli in modo preciso, veloce e corretto.
La fluorescenza introdotta a partire dal 1968 nei francobolli italiani rappresenta lo spartiacque necessario ad analizzare più approfonditamente il caso del "fosforino". Essa è ora presente nella carta e può essere "rinforzata" con una vernice che, applicata prima della stampa e della dentellatura, aggiunge alla fluorescenza bianca del supporto di stampa una fluorescenza più intensa di colore giallo. Tanto è che in molte "repliche" di serie già esistenti (la stessa coppia di dentelli dedicata al CAP e la celebre ordinaria Turrita) la vignetta sarà ridotta di qualche millimetro per ampliare la superficie non stampata e quindi fluorescente. Solo a partire dagli anni '80 saranno successivamente introdotte nuove tecnologie legate alla fluorescenza.
aplia la superficie fluorescente del francobollo
Torniamo però al nostro "fosforino": sappiamo che lo stesso non fu stampato su fogli di carta fluorescente prodotti a regola d'arte e ciò conferma la sua moderata risposta allo stimolo ultravioletto rispetto a francobolli dello stesso periodo prodotti su carta fluorescente adeguata. Dovremmo quindi perlomeno ipotizzare che il massiccio ricorso alla perizia sia più dovuto al fatto di certificarne l'autenticità data la sua moderata o disomogenea fluorescenza, piuttosto che da un improvviso amore per i periti, tenuto anche in conto il costo impegnativo di tale ricorso all'esperto.
C'è poi un secondo indizio che andrebbe rivisitato storicamente. I primi cataloghi che lo indicizzavano come varietà misero molti collezionisti su una falsa, o perlomeno incerta pista. Prendiamone uno a caso: a pagina 144 del Catalogo Unificato del 1978, accanto al nostro 150 Lire la cui emissione è fissata addirittura al 1972 si legge:
- "la luminescenza non è provocata dalle sostanze inserite nella carta, come avviene per tutti i francobolli stampati su carta appositamente trattata, ma dai pigmenti degli inchiostri; ciò si verifica talvolta in alcune emissioni che risalgono al 1950."
Il perito Franco Moscadelli, attraverso alcuni sui interventi, ha ribadito che la fluorescenza nella carta (in pasta) o sulla carta (in patina) fu introdotta alla fine degli anni sessanta. Ha anche affermato che durante questi anni alcuni pezzi di emissioni antecedenti legate ai servizi hanno visto l’uso dei “luminofori” che si sono ritrovati ad avere una certa luminescenza. Si tratta di una emissione "bianca" che deriva da partite di carta filigranata trattata con un eccesso di sbiancante ottico le cui componenti tendono a depositarsi ed a trattenersi sulla carta (solfato di sodio, cloro, enzimi, che assorbono parte della radiazione incidente nella regione invisibile dell’ultravioletto).
sopra quello "ordinario", sotto il nostro "fosforino"
- "Sono stati stampati su bobine di carta non fluorescente nell'impasto della quale sono state immesse sostanze con pigmenti residui di lavorazione di carta fluorescente. Si trovano esemplari con fluorescenza uniforme e intensa, altri con fluorescenza parziale da intensa a debole, a macchie o a strisce".
il "fosforino" stimolata alla lampada UV
Detto questo l'invito è sempre quello di una passeggiata virtuale nella mia collezione, fermo restando che ogni contributo utile a migliorare quanto ho scritto è sempre benvento.
- AA.VV, Fluorescenza (nei francobolli), Wiki - IBolli.it, consultato 14/09/2019;
- Giovanni Riggi Di Numana, La fluorescenza nei francobolli italiani, Edizioni Vaccari;
- Antonello Cerruti, I ricordi di un collezionista: la nascita di una...."rarità", post e commenti dal forum de LaFilatelia.it, consultato il 13/09/2019;
- Franco Moscadelli, Pacchi postali fluorescenti (...), Il Postalista, consultato il 31/08/2019;
- AA.VV, Pacchi in concessione (...) Il fosforino, post e commenti dal forum de LaFilatelia.it, consultato il 13/09/2019.