L'Italia della ricostruzione: una storia di francobolli e non solo
Rieditato per questo sito il 11 settembre 2021
- La sezione di approfondimento legata alla "ricostruzione post bellica" è stata ricollocata nella "collezione del tricolore", ovvero gli album che raccolgono gli obliterati della Repubblica Italiana. Aggiornamento del 3 gennaio 2108.

La necessità di ricostruire le attrezzature industriali
produttive distrutte dalla guerra, l’inflazione che avanzava vertiginosamente,
la strozzatura della bilancia dei pagamenti, il deficit e la mancanza di
valuta, erano problemi da risolversi in tempi immediati. La disoccupazione,
che portava con sé l’esigenza di rilanciare lo sviluppo industriale,
l’arretratezza del settore agricolo, colpito tra l’altro in modo
particolarmente grave dalle distruzioni belliche, l’inefficienza del settore
dei trasporti e l’insufficiente produzione di energia elettrica, richiedevano
una loro risoluzione nel lungo periodo.
A dipingere con grande chiarezza
la situazione è una bella tesi di laurea di Alfio Caruso dal titolo "Il
piano Marshall e l'economia siciliana, 1947-1952" (vedi bibliografia) che
ci racconta anche che "se dal punto di vista internazionale il punto
cruciale era il legame con gli Stati Uniti, che di lì a poco avrebbero dato il
via al colossale Piano Marshall volto al sostegno ed alla ricostruzione
dell'Europa uscita dal conflitto, sul fronte interno si rispolverò un'idea già
sfruttata nel primo dopoguerra: il Prestito della Ricostruzione. Riedificare
una nazione dalle rovine, che il secondo conflitto mondiale aveva prodotto in tutta
l'Europa, era l'obiettivo primario nel Vecchio Continente ed anche l'Italia si
stava rimboccando le maniche, cercando di mettere ordine tra rivalità
politiche, rancori da guerra civile non ancora sopiti, in un'atmosfera a mezza
strada tra le rivendicazioni sociali e l'aspirazione ad un benessere che
cominciava a far capolino all'orizzonte".

Al termine del conflitto mondiale l'Italia, ma soprattutto gli italiani, necessitava di ogni cosa, soprattutto di alimentari. La povertà era infatti diffusa in molti strati della popolazione. Mancava la carta per scrivere, la farina per il pane, i fiammiferi, mancavano il carbone e la legna per cucinare, l'energia elettrica era erogata per poche ore al giorno e l'acqua sgorgava a singhiozzo. Nelle città si attivarono diverse organizzazioni benefiche che distribuivano il cibo.
Tra le diverse iniziative internazionali furono molto attive quelle dei “pacchi dono”. Tra le più conosciute quelle messe in campo dal “Dono Svizzero” e dalla C.A.R.E americana (Cooperative for American Remittance to Europe) un'organizzazione che spediva pacchi dono a chi li sollecitava con una speciale cartolina inviata alla loro sede di Roma. A questa iniziativa, ma anche tante altre che hanno caratterizzato il periodo della "ricostruzione", ho voluto riconoscere un posto all'interno della raccolta filatelica principale con una fuori itinerario, una vetrina virtuale, che sviluppasse una storia nella storia. Non ancora esaustiva secondo il mio piano collezionistico che ha comunque un progetto già delineato per un'espansione di questa sezione, ma certamente interessante sotto il profilo storico e postale.

La revisione dell'album ha poi giovato di un mio recente acquisto tecnologico: una stampante di formato A3, che mi ha consentito di ridisegnare le schede di almanacco filatelico e storico nella più elegante veste dei fogli a 22 anelli. Per questo ho revisionato e sostituito anche le schede esplicative già presenti. Cosa non di poco conto se pensiamo che anche in una collezione, così come in un apparato museale, i colori ed i materiali dei supporti non hanno solo un significato estetico ma sono importanti elementi della comunicazione. Infatti, oltre a determinare l’atmosfera che vogliamo dare all'esposizione, essi possono costituire anche un vero e proprio codice di comunicazione. Ad esempio possiamo evidenziare diverse sezioni del percorso espositivo utilizzando colori identificativi per ogni sezione; oppure usare un certo colore per i fogli con del testo introduttivo ed uno diverso per l’esposizione degli oggetti, distinguendo in tal modo le tipologie e le funzioni dei reperti presentati.
- Alfio Caruso, Il piano Marshall e l'economia siciliana, 1947-1952, Tesi di Laurea Università di Catania, 31 maggio 2011, Disponibile su: http://archivia.unict.it/handle/10761/328 (ultima consultazione 30/10/2019)