Letteratura in televisione: On the road. L'America della Beat Generation. Rewind di Rai Storia

Stavo giusto rileggendo in questi giorni d'estate il manifesto della "beat generation" americana, "Sulla strada" (On The Road) di Jack Kerouac, quando ecco spuntare dai putrescenti palinsesti televisivi estivi, ben piazzato più o meno alle cinque del mattino su Rai Storia (la programmazione è di rai Cultura), qualcosa che vale una citazione, ancor più per il fatto che, se pur per un periodo limitato (mai che ci venga un'ernia a lasciarla sempre), la stessa programmazione è disponibile su Rai Play. Parliamo di "On the road. L'America della Beat Generation".

“New York, New York. A vedere il profilo dei grattacieli di Manhattan sembra che non cambi mai l’America, che sia sempre la stessa. Ma come doveva essere l’America in quegli anni?” Con questa domanda che rimbalza dal piccolo schermo Beniamino Placido apre “On the road. L’America della beat generation”, un'interessante ed articolata inchiesta in tre puntate realizzata nel 1980 da Giampiero Tartagni, interamente dedicata al fenomeno della Beat Generation.

Ad intervistare i testimoni di primo piano di quell'epoca, o meglio di quel movimento letterario che tanto ha influenzato le generazioni future, è Fernanda Pivano, senza alcun dubbio una tra le maggiori esponenti di questo movimento artistico, poetico e letterario. Dopo aver tradotto e studiatole opere letterarie dei maggiori classici statunitensi, tra cui Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway e William Faulkner, la Pivano promuove la valorizzazione in Italia degli scrittori della Beat Generation, tra cui Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs e Gregory Corso. Lo stesso dicasi per autori come Henry Miller e Charles Bukowski.

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Scandalo in famiglia
Parliamo di tre puntate di circa 45 minuti ciascuna. La prima si intitola “Scandalo in famiglia” e ci porta fino al 1945, puntando i riflettori sull’America del dopoguerra, sulla "vera America", quella dietro la rappresentazione che ne fa il pittore Norman Rockwell, “delle brave famiglie, dei buoni sentimenti”.

Angeli senza innocenza
La seconda puntata, “Angeli senza innocenza”, prende avvio da Willy Loman, protagonista di “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller, e dalla centralità della figura del commesso viaggiatore, vitale in una società in cui per la prima volta si produce più di quel che si consuma. Si procede con gli scrittori della Beat Generation, come Gregory Corso, Allen Ginsberg, William Burroughs, Jack Kerouac “che – dice Placido- se anche non avevano letto Marx, magari per altre ragioni non desideravano essere bombardati dalle merci”.

La fine del viaggio?
Nella puntata conclusiva, di quella che potremmo considerare un mini serie, “La fine del viaggio?”, Beniamino Placido è a San Francisco, città radicale per l’epoca, con un clima assolutamente diverso rispetto a New York, dove approdarono i poeti della Beat Generation. Nel resto della puntata si attraversano gli anni ’50 e ’60, dalle proteste giovanili contro la guerra del Vietnam al movimento dei diritti civili in America.

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Il viaggio si conclude proprio  con una prosa di Jack Kerouac, “il cantore della gioventù americana” degli anni ’50: “l’America sta cercando di controllare l’incontrollabile. Ho finito di giocare a fare l’americano. Ora me ne andrò a vivere una buona e tranquilla vita”. Determinante, in questo documento televisivo, l'apporto di Beniamino Placido,  giornalista e critico letterario che ha collaborato fin dai primi numeri alle pagine culturali del quotidiano La Repubblica.

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