La meccanizzazione postale e la parola scritta in movimento
Rieditato per questo sito il 11 settembre 2021
Nel rivedere ed aggiornare il mio percorso dedicato alla meccanizzazione postale, inserendo nuovi reperti ed ampliandolo con punti di vista internazionali, ho trovato necessario fare alcune riflessioni per contestualizzarlo nell'intero spazio espositivo rappresentato dalla mia collezione. Non potendo definirlo assolutamente filatelico, pur prendendo come punto di partenza l'emissione repubblicana nata per pubblicizzare l'introduzione del codice di avviamento postale, tale itinerario esplora molti aspetti della postalità: la marcofilia, la storia postale, l'interofilia, tanto per fare alcuni esempi. Non ultimo il tema della filografia.
Filografia è un neologismo che deriva da philos e graphia, ovvero scrittura, indicante lo studio ed il conseguente collezionismo di tutte quelle tracce relative alla civiltà della scrittura,
dai caratteri sumeri alle lettere inviate nello spazio, passando dalle
pergamene medievali. Ogni reperto filografico non è dunque soltanto il
singolo testimone di un'epoca, di una cultura o di una civiltà, ma è il
tassello per ricomporre un puzzle millenario.
Non è istintivo pensarci, ma attraverso la raccolta, lo studio e
l'analisi di antiche missive nella loro complessità (la tipologia, il
contenuto, il francobollo, l'annullo postale) è, infatti, possibile
ricostruire straordinari frammenti della nostra storia. Una storia che
inizia lungo le rive dei corsi d'acqua dove si svilupparono le più
antiche civiltà della terra: i Sumeri tra il Tigri e l'Eufrate, gli
Egizi sulle rive del Nilo. Oggi abbiamo reperti filografici, lettere
scolpite del periodo babilonese che ci raccontano, a caratteri
cuneiformi impressi nell'argilla, cosa scriveva un principe alla sua
innamorata, ma nulla ci è rimasto dell’approccio sentimentale di due
giovani della nostra epoca fatto a colpi di sms.
La storia della scrittura però, nel corso dei millenni, si è
evoluta, spostando il suo baricentro in Europa, grazie all'Impero romano ed al
costante processo di scambio culturale, ma anche attraverso l'incontro di
Oriente ed Occidente. La stessa storia che, scorrendo in avanti, ha permesso la
salvaguardia della sapienza antica durante il Medioevo cristiano e che compirà
poi uno straordinario percorso per passare ai documenti di età imperiale fino a
giungere alle pergamene ecclesiastiche medievali. La necessità di comunicare
sistematicamente il proprio pensiero si trasformò ben presto in una
quotidianità di relazioni, umane e commerciali.
Da qui la posta, perché un servizio postale statale efficiente è
necessario per sostenere l'espansione degli scambi commerciali: dal suo
progenitore avviato dalla famiglia dei Tasso, al servizio dell'imperatore, sino
alla riforma postale inglese del 1660 pensata da Henry Bishop, da cui l'omonimo
bollo, il primo a indicare mese e giorno.
Forse però si tratta di "tanto rumore per nulla". Di un'inevitabile trasformazione sociale. Così come sta accadendo, filograficamente parlando, per la scrittura. Tanto per non dimenticare che le due cose, posta e scrittura, una relazione tra loro l'hanno sempre avuta.
Grande
clamore ha di recente suscitato la notizia che la Finlandia, il paese con
uno dei sistemi educativi più avanzati al mondo, ha deciso di mandare
definitivamente in soffitta la bella calligrafia o meglio la scrittura
corsiva. Da agosto 2016 i bambini finlandesi non impareranno più a scrivere
le lettere dell’alfabeto una legata all'altra, ma solo in stampatello, con i
caratteri facili da scrivere e soprattutto da leggere. E al posto delle lezioni
di corsivo s'imparerà a battere sulla tastiera del computer. Così ha deciso
l’Istituto Nazionale di Educazione finlandese: con buona pace dei tanti
argomenti e dei tanti studi di psicologi e pedagogisti che dimostrano come il
corsivo serva a sviluppare precise capacità cognitive nei bambini. La
perdita della scrittura corsiva è una realtà assai bene documentata da
sociologi, neuro linguisti, pedagogisti. E’ il risultato di un processo di
omologazione culturale che si è accentuato con l’avvento delle nuove
tecnologie, ma soprattutto sottovalutando l’importanza della scrittura corsiva
che, in molti casi, è stata relegata al ruolo di Cenerentola nei programmi
didattici.
Anche il Time ha pubblicato un reportage che parla di “lutto per la morte del
corsivo”, segno che di problema planetario si tratta. Umberto Eco, ad
esempio, parla del corsivo come del prolungamento della mano, qualcosa di
assolutamente biologico. Una forma di comunicazione legata al corpo. Ho letto
di recente un articolo interessante dove era spiegato molto bene che scrivere
in corsivo significa tradurre il pensiero in parole, in unità semantiche,
scrivere in stampatello vuol dire invece sezionarlo in lettere, spezzettarlo,
negare il tempo e il respiro della frase. Non è dunque un caso che siano in
tanti a ritenere che la perdita del corsivo è alla base di molti disturbi dell'apprendimento
segnalati dagli insegnanti elementari e che rendono poi più arduo tutto il
percorso scolastico.
Un dibattito aperto, ricco di spunti. Non ultimo quello che
scrivere una lettera, così come lo si faceva una volta, ti obbliga ad una
riflessione: quello che ho da dire, da raccontare, da domandare, vale davvero
l'impegno di mettersi davanti ad un foglio bianco ed una penna? Oggi si
scrivono tante, troppe mail inutili, spesso d'istinto, in modo compulsivo.
Talmente tante che chi le riceve, talvolta, non ha nemmeno voglia o tempo di
leggerle. E che dire poi della memoria storica? Intendiamoci parlare della
perdita della scrittura corsiva non significa demonizzare per forza la
tecnologia digitale. Ci deve però fare riflettere su quello che perdiamo, sul
fatto che possa valere la pena di perderlo completamente o meno.
Il passaggio dalla carta al codice binario, che in fondo ha dato una bella
spinta alla perdita del corsivo e al declino del francobollo per i fini cui era
stato inventato, ha anche messo in luce quanto la promessa dell’eternità
offerta dal digitale si sia rivelata una bugia colossale. Oggi la moderna
tecnologia si cannibalizza da sola. Acquisti un computer, un lettore di
supporti digitali e appena lo hai installato ed hai fatto tuoi i suoi segreti
scopri che è già obsoleto. Un esempio: pensate ad un incunabolo del
quindicesimo secolo. Consunto, ingiallito, tostato dal tempo, reso fragile
dall’età. Indossi un paio di guanti di cotone, lo sfogli con cura. Lo leggi.
Così come si può fare con una missiva vergata a mano. Sei secoli nel mezzo eppure, nel terzo millennio dell'uomo sulla terra, si è ancora in grado di leggerlo. Non è così per VHS, un floppy un cd vecchio di qualche anno. Tra un po’ sarà difficile pensare di leggere i dvd di prima generazione. Proviamo quindi a pensare alla nostra corrispondenza più recente! Quante mail ed sms abbiamo conservato degli ultimi sei anni? Pochi vero? Tra trenta, quarant'anni sarà impossibile ricostruire frammenti della nostra vita così come, invece, possiamo oggi fare con la "vita degli altri" attraverso le lunghe intense epistole che i collezionisti, come me, conservano.
Tutto questo per arrivare a dire che, a fronte dei cambiamenti epocali cui la civiltà della scrittura è assoggettata, ogni aspetto con cui la parola scritta è stata elaborata, processata, trasportata e recapitata assume il valore di un racconto storico, più o meno filatelico, più o meno filografico, ma certamente importante per comprendere i mutamenti che hanno influenzato il nostro modo di comunicare con gli altri.
Bibliografia essenziale
- Marco Nundini, Vite Corsive, 2013, Il filografo
- AA.VV, Elogio della parola scritta, 2008, Allemandi-Bolaffi
- Evi Crotti, Stampatello sotto accusa, 22/06/2011,Il giornale .it (ultima consultazione 30/10/2019)
- AA.VV. (redazione Scuola), La Finlandia dice addio al corsivo, 08/12/2014, Corriere.it, (ultima consultazione 30/10/2019)
- Cesare Cavalleri, L'insostenibile eclissi del corsivo al tempo dello smartphone, 23/08/2017, Avvenire.it, (ultima consultazione 30/10/2019)
- Umberto Eco, Pensieri in bella copia (da La bustina di Minerva), 07/08/2009, L'Espresso+ (http://espresso.repubblica.it/). Ultima consultazione 30/10/2019