Io, Federico Fellini uno straordinario racconto, una biografia da leggere firmata Charlotte Chandler

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Avvertenza
Valutazione e recensione sono frutto del mio personale gusto individuale, delle mie preferenze letterarie, così come la valutazione che assegno. E' quindi più che comprensibile, anzi auspicabile, che molti non la pensino come
 me. Detto ciò: ogni libro è fatto per essere letto.

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La mia valutazione su questo libro:
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Di libri sul maestro Federico Fellini ne sono stati pubblicati davvero tanti. Ne ho avuto conferma anche all’interno della fornita libreria specializzata nella Mole Antonelliana, proprio all’ingresso del Museo Nazionale del Cinema di Torino. D’altronde Fellini è un patrimonio per tutti noi, Maestro indiscusso della settima arte del nostro Paese. Per molti egli è il cinema italiano, senza ma e senza però. Sicuramente è il regista del Bel Paese più noto ed amato al mondo, tanto d’aver vinto l’Oscar con quattro suoi film entrati negli annali del Cinema: La strada, Le notti di Cabiria, 8 e mezzo e Amarcord.

Tra i libri che lo riguardano c’è ne uno al quale resto particolarmente affezionato. Si intitola “Io, Federico Fellini” (Mondadori, 1995) ed è stato scritto da Charlotte Chandler, una brava giornalista americana che si è cimentata anche con testi teatrali ed nota ai cinefili come autrice di numerose biografie di personaggi del cinema, tra cui Groucho Marx, Billy Wilder, Alfred Hitchcock, Marlene Dietrich, Ingrid Bergman e Bette Davis. Charlottina, come amava chiamarla affettuosamente Fellini, ebbe con il regista un rapporto speciale, una relazione umana ed emozionale che ha consentito all’autrice di seguire il Maestro nel suo lavoro e nei suoi viaggi per quattordici anni, densi di confidenze, di racconti, di ricordi, di progetti, di amicizia.

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Ho solo una vita e l’ho raccontata a te. Questo è il mio testamento. Non ho altro da aggiungere” dice Fellini alla Chandler, già riconoscendo in lei l’abilità e la capacità di trasformare quel suo diario trasmesso oralmente in una dettagliata e appassionante biografia che getta luce sulla vita e la carriera del leggendario regista italiano. “Io, Federico Fellini” non è un romanzo anche se è il romanzo di una vita, di una passione travolgente: quella per il cinema. Non è un saggio, anche se pagina dopo pagina chi legge vi ritrova la storia del nostro cinema e dei grandi capolavori che oggi definiamo “felliniani”. Oserei dire che questo libro è quasi un film, o meglio è il film che racconta il regista che lo ha girato sul palcoscenico della vita. Tanto che della Chandler troviamo solo la calligrafia, visto che la scrittura altro non è che il copione dettato da Fellini in lunghe chiacchierate che, in quanto tali, sfuggono spesso alla linearità, saltano, spiccano il volo.

"Fellini era tanto l'intervistatore quanto l'intervistato. Io ero il pubblico” ci dice l’autrice. “Questo memoriale delle sue fantasticherie è il risultato di tante conversazioni più che un'intervista. Io non gli facevo domande perché queste in un certo senso già modellano la risposta e fissano gli argomenti. Federico era espansivo e spontaneo e rivelava contemporaneamente la sua personalità privata e quella pubblica"

Il libro esplora il percorso umano e professionale di Fellini, dalla sua infanzia a Rimini, passando per i primi passi nel mondo del cinema italiano fino a diventare uno dei più grandi cineasti del mondo. Chandler utilizza interviste esclusive e conversazioni con Fellini stesso per creare un ritratto intimo e autentico dell'uomo dietro ai capolavori cinematografici che lo hanno fatto conoscere al mondo intero. Lo fa catturando e ricomponendo per noi la complessità di Fellini come individuo e artista, con una scrittura confidenziale scorrevole e fluida, lontana dalla schematica struttura cronologica di un diario o dalla cronaca pura dei fatti. Ci regala un'immersione profonda nella psicologia dell’uomo Fellini, ci porta nei suoi sogni, ci fa rivivere le sue paure e le sue aspirazioni. Ci sono le donne, gli incontri, le amicizie e poi c’è Roma, quella che straripa nel cuore di Fellini, quella che lo fa davvero sentire a casa. “Sapevo che era lì che ero destinato a vivere, che dovevo vivere, e che appartenevo a quel posto".

“Io non sono un bravo amico come potrei essere. Non sono un bravo marito quale dovrei essere. Giulietta meritava di meglio. Probabilmente sono stato il suo miglior regista, ma non il migliore dei mariti. Con il mio rapporto iniziale con Giulietta ho sperimentato un nuovo piacere e il mio più grande dolore”.

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Sin dalle prime pagine il libro si prefigura come un viaggio non solo cinematografico, ma anche e soprattutto interiore. Reso possibile anche dalla intensa e assidua frequentazione tra il protagonista e l’autrice, una frequentazione fatta di voli aerei, trasferimenti e soggiorni americani, visite sui set, chiacchierate e premiazioni, domande e risposte tra un brownie al cioccolato e l’altro di cui Fellini era goloso e che Charlotte, simpatica anche alla Masina, gli portava nelle sue visite romane. Insomma la sincerità di Fellini, prima uomo e poi regista, o forse entrambi mescolati insieme, sta a questo libro come la qualità delle nocciole sta alla bontà dei dolcetti americani per eccellenza.

Va da sé che questo racconto di una vita, che a leggerlo sembrano cento vite messe insieme, è affollato di personaggi tra i più famosi ed amati del cinema italiano. C’è in primis Giulietta, che lo ammaliò con la sua voce prima ancora che con il suo viso, musa prediletta di molte pellicole; c’è l’incontro con Rossellini e la rivelazione del grande amore per la regia; ci sono Mastroianni, Sordi, Anna Magnani, Luigi Rovere, Pietro Germi, Antonioni, Lattuada, la mitica Wanda e l’elenco potrebbe continuare a lungo con straordinarie apparizioni, come quella di Alberto Sordi nello “Sceicco bianco”. “Dire di no ad Alberto Sordi per le parti ne lo “Sceicco bianco” o ne “I vitelloni” sarebbe stato per me come dire di no a Oliver Hardy”

Il racconto, che parte dalla costa romagnola, dalla fuga del Fellini bambino di sette anni per seguire un circo, esperienza che gli rimarrà sempre dentro come una fiamma ardente, passa attraverso il cinema in bianco e nero e arriva fino alla cerimonia in cui il Maestro ricevette l’Oscar alla carriera, insomma quasi quattrocento pagine in cui non ci si annoia davvero mai. Se proprio volessimo scomporlo, dando allo stesso uno schema letterario, potremmo dire che “Io, Federico Fellini” consta di tre segmenti: il primo dedicato all’infanzia, con il cinema Fulgor, l’amore per la macchina da presa e poi quello per Giulietta degli spiriti; il secondo sul regista che diventa Maestro sui suoi capolavori in celluloide; il terzo dedicato al mito, a quello che il Museo nazionale del cinema di Torino consacra simbolicamente con il suo cappello e la sua sciarpa sigillati in una teca. Ad arricchire il tutto un un inserto fotografico centrale in bianco e nero con immagini e schizzi ed una bella introduzione firmata da Billy Wilder che ci ricorda che “un film di Fellini lo si riconosce subito perché ha uno stile personale. Ci sono cose che non si possono imparare. Sono una dote innata”.

Una lettura obbligata quindi per gli amanti del cinema e per chiunque sia affascinato dalla vita e dall'opera di questo grande regista. Un omaggio al suo genio e alla sua umanità in egual misura. “Evito di rivedere i miei film perché può essere un’esperienza frustrante. Rivedendoli, anche dopo molti anni mi vengono nuove idee oppure mi deprimo ricordando scene che sono state tagliate”.