I tre giorni di Pompei di Alberto Angela straordinario viaggio nel tempo e nella storia

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Avvertenza
Valutazione e recensione sono frutto del mio personale gusto individuale, delle mie preferenze letterarie, così come la valutazione che assegno. E' quindi più che comprensibile, anzi auspicabile, che molti non la pensino come me. Detto ciò: ogni libro è fatto per essere letto.


⭐ Sufficiente
⭐ ⭐ Più che discreto
⭐ ⭐ ⭐ Buono
⭐ ⭐ ⭐ ⭐ Ottimo
⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ Eccellente

La mia valutazione su questo libro:
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Ho visitato la zona archeologica di Pompei in una bella giornata di inizio estate, ancora ai margini estremi di quella stagione vacanziera che, noi italiani, chiamiamo “alta stagione”. Ho deciso che come primo approccio per un sito archeologico così importante e per una storia così grande e ricca che lo stesso può offrire, forse avrei fatto bene a farmi accompagnare da una guida archeologica perché, nonostante l’iconografia classica dell’eruzione del Vesuvio ci sia stata inoculata sin dalle scuole “elementari” come una sorta di Sodoma e Gomorra, le cose non sono andate esattamente come ce le hanno raccontate. L’idea di un accompagnatore esperto, reminiscenza forse del Grand Tour ottocentesco, vale ancor più per orientarsi topograficamente, vista l’incredibile estensione dell’area pompeiana, una vera metropoli romana dell’epoca in cui si sono svolti i tragici eventi. Vedendo frotte di turisti americani, coreani, slavi, tedeschi, spagnoli affollarsi accanto alle loro guide, per un secondo un brivido mi ha percorso la schiena al solo pensiero di far parte di una affollata ed eterogenea comitiva. Poi è arrivato l’archeologo e l’appello è stato veloce: in tre eravamo e in tre abbiamo varcato la porta del tempo. Gli italiani, ma non è una generalizzazione intendiamoci, raramente si affidano agli esperti, talvolta nemmeno di documentano su quanto di più interessante e bello il proprio Paese conserva gelosamente.

Questa mia premessa serve per introdurvi un libro che, secondo me, vale il concetto che quando serve la narrazione di un accompagnatore esperto e competente non è possibile rinunciarvi. Se proprio l’idea non vi aggrada, nel caso specifico, compratevi “I tre giorni di Pompei”. Un libro che va letto prima di affrontare la visita di Pompei ed Ercolano, ma soprattutto che va riletto e goduto appieno dopo aver esplorato le domus, le terme, le strade emerse duemila anni dopo l’eruzione del Vesuvium/Somma che, badate bene, non era certo quello che vediamo oggi, ma un indecifrabile e verde cresta collinare avvolta in un boscoso paesaggio a monte della romana Pompei del 79 d.C. Riletto perché l’aver visto ciò che ci racconta ci consente una sorta di seconda visita in cui assaporare, comprendere, rivivere gli ultimi istanti di questa cosmopolita città della italica romanità.

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Alberto Angela a Pompei

“I tre giorni di Pompei” è scritto da Alberto Angela, autore che nel suo DNA ha certamente l’imprinting di una tradizione familiare vocata alla divulgazione storico scientifica. Non è un saggio. Non lo è perché la narrazione con cui ci presenta i personaggi e ci racconta la vita quotidiana nella Pompei romana, così come nelle località affacciate sul golfo di Napoli, è quasi televisiva. Questo libro però non è nemmeno un romanzo di fiction perché nel suo racconto fa a pezzetti ogni licenza cinematografica o narrativa che, nella maggior parte dei casi, a riproposto gli eventi dell’eruzione con un’enfasi od una spettacolarità non vere, falsando la realtà in favore degli effetti speciali. “I tre giorni di Pompei” è soprattutto un incredibile viaggio nel tempo.

Anche se in molti lo hanno classificato come un romanzo storico, preferisco definirlo come l’accesso ad una realtà virtuale aumentata che consente a chi legge di rivivere gli eventi prima e dopo l’eruzione, conoscere persone, mescolarsi nella vita di ogni giorno a romani d’alto rango, liberti, matrone ingioiellate, facoltosi commercianti, schiavi, garzoni, politici, gioiellieri, prostitute, panettieri, ricchi e poveri, giovani e vecchi, tintori, idraulici, artisti, poeti, pescatori dell’epoca romana. Ma, in fondo, nel perfetto stile documentaristico e narrativo che contraddistingue Angela c’è anche un’attenta, analitica ed approfondita indagine in cui mito, storia, vulcanologia, archeologia si mescolano per cercare di mostrarci cosa è veramente accaduto in quell’ottobre del 79 a.C. Ed è già dalla datazione che l’autore è alla ricerca della verità, fornendoci una scansione temporale degli eventi che volge all’autunno, sconfessando la storica tesi estiva, revisione confutata dalle tracce scoperte nella Pompei emersa dalla cenere e dai lapilli. Una nuova ipotesi ormai “certificata” rispetto a quella per anni estrapolata dalla lettera scritta da Plinio il Giovane a Tacito (documento fondamentale nel decifrare l’eruzione), mal interpretata pare per un probabile errore di trascrizione nella perpetuazione amanuense della stessa epistola.

Detto ciò, il libro scorre con buona fluidità, anche quando indugia o si concentra nei dettagli della quotidianità degli abitanti di Pompei, Ercolano, Stabia, grazie al fatto che l’autore sa riprendere l’attenzione di chi legge con aneddoti, collegamenti storici o con l’inserzione di informazioni scientifiche e deduzioni di natura archeologica, magari alleggerendoli con una comparazione dei tempi nostri. “I tre giorni di Pompei” sono quindi l’imperdibile occasione per erudirsi con una certa leggerezza su cosa significava vivere nell’epoca romana, ma soprattutto per stupirsi di come, in fondo, pur mutando le tecnologie disponibili, la sostanza era la stessa del mondo odierno e così i desideri e le aspirazioni, dalla politica allo status sociale, dal mondo del lavoro alla vita domestica e familiare. Pare davvero che nulla sia cambiato.

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Il libro che ho testato "sul campo" tra Pompei ed Ercolano

“Il 24 ottobre del 79 d.C. sembra un venerdì qualsiasi a Pompei, una città abitata da circa dodicimila persone che, come innumerevoli altre nell'Impero, lavorano, vanno alle terme, fanno l'amore. Ma alle 13 dal vicino Vesuvius si sprigiona una quantità di energia pari a cinquantamila bombe atomiche e, in meno di venti ore, sotto un diluvio ustionante di ceneri e gas, Pompei è soffocata da sei metri di pomici, mentre la vicina Ercolano viene sepolta sotto venti metri di fanghi compatti. Migliaia di uomini e donne cercano di scappare, invocano gli dèi, ma trovano una morte orribile”.

Così recita la sinossi posta sulla quarta di copertina dell’edizione BUR (Rizzoli), un’introduzione che però non svela ciò che la scrittura di Alberto Angela, che nelle prime pagine si fa accompagnare dalla ricca matrona Rectina alla scoperta del litorale vesuviano, ci mostra pagina dopo pagina: che Pompei era una importante e trafficata città di commerci, già però sulla via del declino e in parte in via di spopolamento per i precedenti terremoti che ne misero a dura prova la sofisticata ed articolata rete idrica; che la vivace Pompei disponeva di un’articolata struttura viaria, con tanto di strisce pedonali, dissuasori, sensi unici e zone pedonali, osterie ed alberghi, street food e gioiellerie alla moda; che la vicina Ercolano era una rinomata e sofisticata località balneare alquanto VIP con straordinarie ville in affaccio sul golfo.

Alberto Angela, terminato il conto alla rovescia che anticipa l’eruzione, tira una bella riga nera sulla versione cinematografica di un alto e conico Vesuvio con scoppi e tuoni, quella in cui fiumi di lava volgevano a valle travolgendo città e persone (il Vesuvio era ben altra cosa e la lava non arrivò mai a Pompei, così come ad Ercolano), ma ci riporta con garbo alla realtà dei fatti, senza dimenticare di raccontarci cosa accadde anche in località come Terzigno, Boscoreale, Miseno, Stabia.

Va da sé che il volume è corredato di alcune mappe di orientamento urbano, di due inserti patinati con immagini a colori di ricostruzioni o di reperti pompeiani e di Ercolano e di una ricca e dettagliata bibliografia per chi volesse approfondire il tema con maggiore rigore scientifico e storico. Come diceva Plinio il Vecchio “nessun libro è così da poco che non riesca utile da qualche parte” e questo “I tre giorni di Pompei” è un invito, uno strumento, un ricordo.