Ginnici: un usato molto speciale
Articolo originariamente pubblicato il 27 maggio 2019
Rieditato per questo sito il 14 settembre 2021
Naturale prosecuzione del precedente post, anch’esso
dedicato agli “usati” repubblicani, questo mio odierno intervento, non solo
rispolvera uno dei più dibattuti casi filatelici d’inizio Repubblica, ma in
qualche modo riapre la discussione del concetto filatelico di “francobollo
usato” di cui ho introdotto il tema:
- Approfondimento indispensabile. Per quanto ho già scritto sul tema di francobolli usati vi rimando al post precedente: "Il francobollo usato nel multiverso filatelico" post del 5 Maggio 2019.
La storia inizia nel 1951, quando ai vertici ministeriali si
decide per l’emissione di una serie di tre francobolli a medesimo soggetto,
rompendo la lunga sequenza di emissioni singole, al più in coppia, che l’aveva
preceduta, per dare lustro alle “Feste e concorsi ginnastici internazionali di
Firenze”.
I tre valori dedicati alle “Feste e concorsi ginnastici internazionali di
Firenze” emessi nel 1951
Si trattava di una manifestazione cui era necessario offrire
il massimo risalto, una vetrina in cui collocare il nostro Paese, una sorta di
prova generale per dimostrare al mondo che l’Italia poteva ospitare i giochi
olimpici del 1960 e, soprattutto, che era in grado di farlo bene. A Firenze
approdarono, per prendere parte alla competizione, più di quattromila ginnasti,
provenienti da venticinque nazioni. Al bozzetto, identico nel soggetto per i tre
francobolli, ma con colore variato, lavorarono Edmondo Pizzi e Romolo
Pierbattista.
Il primo dei due non può dirsi certamente l’ultimo arrivato. Pittore,
classe
1905, sin da giovanissimo mette il suo estro artistico al servizio della
pittura murale e della scenografia. Entra al Poligrafico nel 1935 e,
solo dieci
anni dopo, diventa il responsabile della sezione bozzetti. Nel 1949 vola
in Brasile, quale consigliere del reparto artistico della Stamperia
nazionale
di Carte e Valori Postali. Alcuni attrezzi sportivi si collocano al
centro
della vignetta, sormontati da uno stendardo bianco sul quale spicca il
giglio
rosso fiorentino e l’acronimo F.G.51.
Lo spazio candido è affiancato, sulla sinistra, da sette coppie di
bandierine, non ben identificabili ad occhio nudo a causa della dimensione
ridotta e della monocromia, ma inserite nel contesto grafico a sottolineare la
già citata partecipazione di tanti Paesi, tra questi il Giappone, gli Stati
Uniti e persino l’Unione Sovietica.
Anche se sarebbe meglio dire che l’iniziativa servì a
puntare i riflettori sul Comitato Organizzatore di tale manifestazione sportiva
che, insieme ai tre dentellati, riuscì ad ottenere a corredo un certo numero di
privilegi “filatelici”. Quello che appare con chiarezza è che la serie, uscita
ufficialmente il 18 maggio 1951 e posta fuori corso il 16 giugno dello stesso
anno, rappresenta indiscutibilmente l’insieme dentellato meno
longevo del
periodo, con nemmeno un mese di validità postale al suo attivo. Elemento
non di
poco conto se consideriamo tutto quanto abbiamo già detto sul curriculum
dell’”usato perfetto”, amplificato dal fatto che la tiratura fu di sole
225 mila serie (anche se qualcuno parla di 300 mila contro una
dichiarata di 226.835) e che di queste 75 mila furono
soprastampate per il territorio di Trieste.
Il programma dei concorsi stampato in due lingue,
con applicata la serie completa di francobolli annullati
Fu dunque stampata una quantità paritaria per ogni
valore, a contraddire quella regola di buona funzionalità postale che, per i
tagli più piccoli e quindi maggiormente impiegati nella spedizione della
corrispondenza, prevedeva tirature maggiorate. Tanto per la cronaca, all’epoca di questa emissione un
normale commemorativo da 20 lire era stampato in circa due milioni di pezzi.
E andò comunque molto meglio di quanto i rumors
dell’epoca sostenevano già settimane prima dell'uscita. A parlarne sono
Franco Filanci e
Danilo Bogoni che, nel preziosissimo Speciale 1 di Cronaca Filatelica
del 1996,
riportano ipotesi fanta-filateliche in cui si paventava che uno dei tre
valori potesse
essere stampato non in eccesso rispetto agli altri due, ma addirittura
in difetto, in soli 75 mila esemplari. Altre chiacchiere di corridoio
mormoravano che i francobolli sarebbero stati in gran parte ceduti al
Comitato
Organizzatore della manifestazione ginnica e che solamente una serie per
ogni
collezionista e cinque per ogni commerciante che si fossero rivolti per
l’acquisto all'Ufficio Filatelico Ministeriale della capitale si sarebbe
potuta acquistare.
Le cose però non andranno esattamente così, ma il Comitato Organizzatore si
accaparrò immediatamente 50 mila serie, più altre 20 mila con la
soprastampa
triestina. Un indubbio primo favore a chi si era occupato di organizzare
l'evento sportivo, seguito da un secondo “aiutino”, non meno
importante però dal punto di vista pecuniario. Originariamente la serie
era stata
concepita per soddisfare tre classiche tariffe postali: stampe, la più
comune
lettera per l’interno e la lettera per l’estero. Corrispondenti a 5, 20
e 55 lire. Ciò avrebbe obbligato il Comitato Organizzatore a scucire
circa quattro
milioni di vecchie lire corrispondenti al facciale delle serie
riservate. A
quel punto, qualcuno pensò bene di ridurre il facciale dei due francobolli con
l’importo maggiore portandoli da 20 lire a 10 (cartolina illustrata per
l’estero) e da 55 lire a 15 (cartolina postale per l’interno), facendo così
risparmiare quasi due milioni e mezzo alle casse del Comitato dei giochi
gigliati. A dirla come la scrisse Alberto Diena, si adottarono “sistemi che ebbero fortuna nel periodo fascista e che sembrava non
dovessero più ritornare”.
La SFG Giubiasco posa in una foto di squadra, nel 1951 a Firenze.
Accanto la speciale targhetta in uso in uso presso l’Ufficio Postale di
Trieste durante i concorsi fiorentini
Nulla rappresentò la normalità per questa serie:
i francobolli non destinati alla regalia ministeriale fatta agli organizzatori
dell’evento finirono con l’essere venduti ad uno sportello ambulante
posizionato nei pressi dei luoghi della manifestazione sportiva a cura della
Direzione delle Poste di Firenze. Commercializzati come nuovi oppure timbrati con
uno speciale annullo preparato per l’occasione, il tutto tra il 20 maggio ed il
2 giugno. Su molte delle buste e cartoline allestite per l'evento compare infatti
anche una targhetta rettangolare con la dicitura su tre righe "F.G. 51 Autambulante Post.
N°3 Firenze".
Solo 50 mila serie sfuggirono al rastrellamento fiorentino, per essere
distribuite tra le direzioni provinciali italiane delle Poste e l’Ufficio
Filatelico Ministeriale. Tale modus operandi non fu molto gradito ai
collezionisti. In modo particolare a tutti quelli che, non potendo mettersi in
coda agli uffici postali delle città, rimasero a bocca asciutta. In buona
compagnia di altri collezionisti scontenti e delusi, visto che non tutte le città italiane furono rifornite, dato
il numero esiguo delle serie rimaste disponibili.
Una
delle tante buste allestite per l'evento con l'intera serie annullata
con gli speciali bolli allestiti per l'occasione e in dotazione all'autambulante postale |
Appare chiaro che, se ricomponiamo le tessere di questo
puzzle filatelico, il quadro che ne otteniamo è di una serie di francobolli che
ebbero un limitatissimo impiego postale, per via della concessa
eutanasia sulla validità e soprattutto per la monopolizzazione di una grossa
fetta della tiratura ad uso e consumo del Comitato Organizzatore dei giochi
fiorentini. Nel periodo di cui stiamo parlando la validità dei francobolli
commemorativi, infatti, era di almeno un anno. Quelli emessi entro il mese di giugno
perdevano di validità il 30 giugno dell’anno a seguire, mentre i francobolli
distribuiti successivamente cessavano il loro corso il 31 dicembre dell’anno
dopo. Pare dunque assai sospetto il fatto che a questa serie si decise di
staccare la spina a metà di giugno, offrendole una vita postale pari a quella di
una farfalla.
L’obiettivo, nemmeno tanto occulto, era di accelerarne il più
possibile la vendita, in modo che gli organizzatori avrebbero potuto recuperare i loro soldi, con gli interessi, in un solo un
mese. Certo! Perché la tradizione dei
ruggenti anni Venti, di attendere il “fuori corso” prima di far concorrenza
all'Ufficio Filatelico Ministeriale, si era evidentemente perduta tra le pieghe
del tempo, in quanto il Comitato Organizzatore iniziò a vendere i francobolli in serie sin dal
primo giorno di emissione e pure con un generoso ricarico rispetto al facciale.
Premurandosi addirittura di allestire per la vendita, come ebbe a scrivere
Alberto Diena sulle pagine del Collezionista «buste speciali o cartoline
maximum con la serie completa annullata con il bollo del 1º giorno di emissione
o con bollo speciale dell’autofurgone postale ambulante dietro versamento di
200 lire al pezzo». Duecento lire! Non male rispetto alle 30 lirette del valore
facciale.
Per quanto riguarda le maggior parte delle serie usate fiorentine, per la loro obliterazione si ricorse dunque ad annulli creati per l’occasione. Per dovere di cronaca ripropongo, nell'immagine a seguire, i due bolli ufficialmente impiegati durante la manifestazione.
Per quanto riguarda le maggior parte delle serie usate fiorentine, per la loro obliterazione si ricorse dunque ad annulli creati per l’occasione. Per dovere di cronaca ripropongo, nell'immagine a seguire, i due bolli ufficialmente impiegati durante la manifestazione.
Lo schema dei due annulli è tratto da Il Postalista (vedi bibliografia in coda)
che lo accredita a Gianfranco Mazzucco
Sul giallo del fuoricorso anticipato, di fatto lo stesso fu ampiamente
disatteso: gli uffici postali che li avevano continuarono a metterli in
vendita, ad usarli e ad accettarli per diversi mesi, fino al loro fisiologico
esaurimento. Anzi, fu proprio dopo il fatidico 16 giugno che, a polemiche
sopite, si verificò il maggior impiego per effettivo uso postale, anche su missive
con diritto di raccomandazione. Perché poi, a conti fatti, di questo limite alla
validità così ristretto non si troverà traccia sui Bollettini delle Poste, per
lo meno sino a fine anno, al mese di dicembre, in recepimento del Decreto Ministeriale del
14 settembre 1951.
Il danno però era stato fatto perché la corsa all'acquisto
da parte dei collezionisti, preoccupati di non avere i tre valori in album,
spinse gli stessi a farseli annullare in serie completa, evitando volutamente
l’invio per posta nel timore che, data la scarsa disponibilità di quei
francobolli, qualcuno li intercettasse e li facesse propri o li rivendesse ad
altri collezionisti, lucrando sulla loro particolarità filatelica.
Dopo questo ripasso sulla storia, su quelli che i collezionisti ormai
appellano confidenzialmente come "ginnici", veniamo ora ai giorni
nostri. Se la serie allo stato di nuovo, nonostante la ridotta tiratura,
non ha volato troppo in alto nel corso degli anni, non così si può dire
dell'equivalente nella condizione di "usato", non necessariamente però
sinonimo di viaggiato. Gli esemplari singoli apposti su corrispondenze
regolarmente spedite, da soli o con altri francobolli, in periodo di
validità, ma anche dopo, sono diventati una sorta di "oggetto di culto",
tanto da stuzzicare l'ingegno di falsari e mistificatori dell'annullo.
Quindi che dire degli esemplari annullati sciolti che oggi troviamo in collezioni, ma soprattutto sul mercato?
Potremmo prendere alla lettera quanto diceva Franco Siccardi qualche anno fa (vedi post precedente) affermando che gli annulli di favore non esistono e quindi che "tra i francobolli con annullo originale in periodo di validità vanno classificati anche quelli con il cosiddetto "annullo di favore", fatto apporre dai collezionisti per avere un annullo certamente buono e chiaramente leggibile". Ma è lo stesso autore a dire anche che "per chi colleziona francobolli usati, i francobolli possono presentarsi: con annullo originale, in periodo (ed in alcuni casi, anche località) di validità, con annullo postumo. Gli altri (quelli con annullo falso) sono dei falsi e basta."
Alla luce di tutto ciò, passando all'aspetto pratico di chi imposta la propria collezione, porto ad esempio il mio caso, teoricamente non isolato e nella pratica più comune di quanto si possa immaginare. Nell'allestire il mio percorso espositivo mi sono ritrovato a collocare negli album ben tre serie dei famigerati “ginnici”: una nuova, per la raccolta repubblicana dei valori integri, una “usata”, certificata su busta ufficiale predisposta dal Comitato Organizzatore, ed una terza serie, sempre usata, ma etichettabile come …
Già! Come dovrei etichettarla?
Potremmo prendere alla lettera quanto diceva Franco Siccardi qualche anno fa (vedi post precedente) affermando che gli annulli di favore non esistono e quindi che "tra i francobolli con annullo originale in periodo di validità vanno classificati anche quelli con il cosiddetto "annullo di favore", fatto apporre dai collezionisti per avere un annullo certamente buono e chiaramente leggibile". Ma è lo stesso autore a dire anche che "per chi colleziona francobolli usati, i francobolli possono presentarsi: con annullo originale, in periodo (ed in alcuni casi, anche località) di validità, con annullo postumo. Gli altri (quelli con annullo falso) sono dei falsi e basta."
Alla luce di tutto ciò, passando all'aspetto pratico di chi imposta la propria collezione, porto ad esempio il mio caso, teoricamente non isolato e nella pratica più comune di quanto si possa immaginare. Nell'allestire il mio percorso espositivo mi sono ritrovato a collocare negli album ben tre serie dei famigerati “ginnici”: una nuova, per la raccolta repubblicana dei valori integri, una “usata”, certificata su busta ufficiale predisposta dal Comitato Organizzatore, ed una terza serie, sempre usata, ma etichettabile come …
Già! Come dovrei etichettarla?
Passando all’aspetto pratico di chi
imposta la propria collezione, porto ad esempio il mio caso...
Di favore? Anche se in fondo, dopo quello che ci siamo
raccontati, più di favore di quella proposta sulle cartoline o lettere
predisposte dal Comitato Organizzatore c’è davvero poco! Allora sarebbe meglio
parlare di un falso creato ad arte? Forse, anche se sarebbe difficile definirlo
davvero tale in quelle situazioni in cui l’annullo, pur essendo d’epoca, non
sia ben identificabile. Sarebbe falso parlare di falso (scusate il gioco di
parole). In tal caso potremmo definire genuini solo quei francobolli “usati”,
esclusi gli annulli “ufficiali” perfettamente identificabili o quelli su
busta/cartolina ufficiale, in cui i francobolli si collochino su una missiva od
un frammento la cui inequivocabile origine nel tempo e nello spazio sia
perfettamente documentata dall'annullo nella sua interezza. Quindi non sciolti,
non staccati dal loro supporto, com'era d’uso fare nel 1951 da chi collezionava
dentelli. Lo ha ribadito anche Franco
Siccardi il 6 novembre 2006 sul forum di Lafilatelia.it, uno dei principali
collettori di confronto e dibattito filatelico presenti nella rete, in un suo
prezioso intervento intitolato “Gli annulli di favore non esistono”:
Postumo in che senso? Che qualche compiacente addetto postale, molto ma molto oltre il periodo di validità, vi abbia apposto l’annullo? Ma non è una caratteristica questa dell’annullo di favore che poi di fatto non esiste? O postumo nel nostro caso specifico sta per "guarda che non si sa che annullo sia di preciso ed è quantomeno impossibile definirne l'origine". Magari il tondo usato nei giorni delle gare sportive rispolverato all'uopo qualche anno dopo?
"Se leggete bene, nessuno dei cataloghi più diffusi in Italia nomina mai gli annulli di favore. Semplicemente perché... non esistono, in quanto non differenziabili in alcun modo da un annullo apposto su di un francobollo che era su di una busta viaggiata! Quindi, se volete collezionare storia postale, collezionate buste, o frontespizi, o frammenti. Se volete collezionare francobolli usati, collezionate francobolli con annullo leggibile in data di validità e non deturpante. Chi può dire se un francobollo con un tale annullo abbia viaggiato o no? Nessuno. Conclusione: gli annulli di favore non esistono, in quanto nessuno è in grado di distinguerli dagli annulli dei francobolli realmente viaggiati.”D'altro canto gli stessi cari vecchi cataloghi predicano che "per quanto riguarda il francobollo usato sarà visibile un timbro postale. Questo non dovrà essere troppo pesante, possibilmente leggibile e soprattutto originale". Forse è per questo, così come ci racconta Giorgio Landmans nella sua "Piccola storia della filatelia italiana", che
La tendenza alla scelta di valori (...) in Italia è tendenzialmente dapprima sui francobolli annullati e poi seguire la moda inglese quella cioè di collezionare francobolli nuovi.(...)Un francobollo annullato dovrebbe essere facile da ritrovare nel tempo, mentre un francobollo allo stato di nuovo ne garantirà almeno il concreto valore del costo iniziale. E fu questo forse il silenzioso pensiero del nuovo collezionista. Inoltre, i valori usati, se poco serviti al loro uso, potranno creare molteplici dubbi sull'autenticità degli annulli apposti.Ecco allora spuntare un’altra bella definizione, che pare creata appositamente dal commercio filatelico per giustificare la vendita di annate complete che possano includere anche il fatidico terzetto dentellato: postumo!
Postumo in che senso? Che qualche compiacente addetto postale, molto ma molto oltre il periodo di validità, vi abbia apposto l’annullo? Ma non è una caratteristica questa dell’annullo di favore che poi di fatto non esiste? O postumo nel nostro caso specifico sta per "guarda che non si sa che annullo sia di preciso ed è quantomeno impossibile definirne l'origine". Magari il tondo usato nei giorni delle gare sportive rispolverato all'uopo qualche anno dopo?
È
ancora la voce di Siccardi a richiamarci con forza sul fatto che riguardo agli annulli postumi "per
il 90% dei francobolli, detti annulli sono esattamente come quelli falsi: delle
macchie di inchiostro apposte sui francobolli per frodare i collezionisti". Un parere condiviso anche da altri autori del settore. Lorenzo Olivieri, dalle pagine virtuali de Il Postalista, ammette che "sovente capita, purtroppo anche nelle descrizioni di lotti on-line di
commercianti, un uso improprio, quando non fraudolento, di termini
filatelici che sarà bene chiarire una volta per tutte". E per
chiarire chiarisce proseguendo il suo intervento precisando che sulla
dizione "annullo postumo" si gioca parecchio e non sempre
correttamente. "Per annullo postumo, a mio avviso, si dovrebbe solo intendere un
annullo impresso col timbro originale, messo posteriormente alla data
di validità postale del francobollo. (....) Un annullo applicato posteriormente alla
data di validità del francobollo non mi è mai piaciuto (potrebbe
"quasi" assimilarsi ai "bolli di favore"), ma è comunque cosa ben
diversa da un annullo fabbricato appositamente per ingannare i
filatelisti."
Bel rompicapo. Perché in "giro", sul mercato, tra gli annunci,
nelle aste e nei cataloghi, si trovano Ginnici "postumi" in cui è
chiaramente identificabile l'annullo della manifestazione in data di
validità e quindi perché dovrebbero essere postumi. Ma ci sono anche
"postumi", un po' come la mia terza serie, in cui francamente decifrare
l'annullo è cosa ardua e che quindi mi rassegno a considerare
pittoreschi riempi taschina. E che dire poi dei Ginnici "postumi di
favore", che non si comprende bene cosa siano, a meno di non riuscire a
leggere per bene l'annullo con una data relativa al fuori corso.
Alla fine l'unica cosa che ho capito, ammesso che tra i postumi di questa sbornia di informazioni non abbia anche i postumi di una bella sbronza, è che per quanto riguarda i cari Ginnici usati la cartolina dell'evento, con tanto di annulli ufficiali della manifestazione, pare esser l'unica cosa che ci racconti come sono andate veramente le cose per questa emissione. Una cosa certa quindi... sempre che anche quella non sia un falso, magari postumo.
Alla fine l'unica cosa che ho capito, ammesso che tra i postumi di questa sbornia di informazioni non abbia anche i postumi di una bella sbronza, è che per quanto riguarda i cari Ginnici usati la cartolina dell'evento, con tanto di annulli ufficiali della manifestazione, pare esser l'unica cosa che ci racconti come sono andate veramente le cose per questa emissione. Una cosa certa quindi... sempre che anche quella non sia un falso, magari postumo.
Buona collezione a tutti!
Bibliografia essenziale
- Franco Filanci, Danilo Bogoni; “Repubblica Italiana 50 anni a passo di posta”, Cronaca Filatelica Speciale, n° 1, Ottobre – Novembre 1996;
- “Chi ha vinto i ginnici?”, Il collezionista (edizione online), Settembre 2013, Bolaffi;
- Franco Siccardi (cit.), “Gli annulli di favore non esistono”, Forum Filatelia eFrancobolli, 2006, citato da Lucky Boldrini, 2010 (consultato il 27/04/2019);
- AA.VV., "Francobolli d'Italia, Tomo 1, Il fascino dei francobolli, 1989, Fabbri Editore;
- Franco Moscadelli, “Giochi Ginnici di Firenze del 1951: unabusta anomala”, Il Postalista, consultato il 19.05.2019;
- Alberto Diena, "Note del mese", Il Collezionista, Bolaffi, 1951;
- Pasquale Polo, "Trieste - Lo sport durante l'occupazione militare alleata", Philasport n°92, 2014, ripreso da Il Postalista consultato il 20.05.2009;
- Franco Moscadelli, "Annulli autentici o postumi sui Ginnici?", Il Postalista, consultato 17.05.2019;
- Giorgio landmans, "Piccola storia della filatelia in Italia", Il Postalista, consultato 17.05.2019;
- Lorenzo Olivieri, "Falsi d’epoca, annulli postumi: per favore! Non giochiamo con le parole", Il Postalista, consultato il 26.05.2019;
- Catalogo Sassone, Vol 1, Ed
2008, Sassone