Filatelia... tra passato e futuro

Articolo originariamente pubblicato il 17 ottobre 2019
Rieditato per questo sito il 16 settembre 2021


Un battito d’ali e tutto cambia. D’improvviso! Me ne stavo a rovistare tra un pacchetto di missive inglesi per trovare qualche interessante spunto per il mio percorso sulla meccanizzazione postale. Un paio di buste erano affrancate con i primi francobolli a bande fluorescenti usati negli anni Settanta, non solo, presentavano anche l’annullo meccanico parlante con tanto di targhetta con lo slogan “Ricordate di usare il codice postale" per invitare gli utenti di Sua Maestà ad indicare l'equivalente inglese del nostro codice di avviamento postale nell’indirizzo del destinatario.

Poi, ecco spuntare il contenuto. Strani libretti a marchio Broadway Approvals Ltd. contenenti francobolli diretti a probabili o possibili collezionisti italiani, eloquente invito ad accrescere la propria passione filatelica con uno sguardo internazionale, ma soprattutto l’eloquente testimonianza della nascita del mercato filatelico senza confini rivolto al grande pubblico.

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Lettere indirizzate a collezionisti italiani (e non solo) da parte della societa inglese di vendite
filateliche per corrispondenza Broadway Approvals Ltd

Per affrontare questo appassionante tema sull’origine del nostro DNA di collezionisti del Vecchio Continente è d’obbligo una prefazione sullo stato dell’arte. È ormai un dato di fatto che, negli ultimi trenta anni, l’evoluzione tecnologica, accompagnata dallo sviluppo del Web, ha offerto alla moderna società metodi assai più rapidi e meno costosi per la comunicazione interpersonale. Tutto ciò rispetto anche alle modalità adottate nel passato che imponevano a chi voleva comunicare a distanza l’utilizzo di carta ed inchiostro, nonché di una lettera con cui spedire le proprie epistole. Erano altri tempi, tutto scivolava con una scansione temporale più lenta, ma sen non altro il dover stendere una missiva ed assolvere al costo del francobollo per spedirla, imponeva al mittente il dover pensare se era davvero necessario inviare quella lettera. Per farla breve: non c’era lo spam e si scriveva e leggeva solamente ciò che era necessario od importante.

La rarefazione della “parola scritta”, nel senso tradizionale con cui eravamo abituati a conoscerla, è una tendenza globale, ben evidenziata dalle statistiche sul volume di posta elaborate nei Paesi più industrializzati, ma comunque non estranea anche al resto del pianeta dove, sovente, le moderne tecnologie hanno portato in remoti angoli della Terra il telefono cellulare, ancor prima del vecchio caro apparecchio con i fili. Tant’è che, anche letteralmente, oggi suona obsoleto dire “dall’altro capo del filo” rispetto al più contemporaneo “all’altro capo dell’etere”. Il passaggio dalla carta alla rete ha però visto il susseguirsi di una serie di passaggi. Nel corso degli anni Ottanta i miglioramenti nelle comunicazioni rapide senza impiego di missive trovò concretezza nel “fax”. Fu un successo veloce, se lo rapportiamo al corso della storia tecnologica applicata alle comunicazioni, perché l’arrivo del Personal Computer e con esso dello sviluppo della “rete” mise in grado milioni di individui d’inviare messaggi di tipo telegrafico tramite collegamenti via cavo o via satellite. Oggi l’utente postale di un tempo si è abituato ad utilizzare i telefoni cellulari, in particolare da quando questi sono diventati "intelligenti" consentendo l'accesso ad Internet, decretando definitivamente l’agonia della scrittura epistolare.

Per fare un esempio sulla diminuzione del volume delle corrispondenze spedite non serve andare a latitudini estreme: basta analizzare quanto le Poste britanniche hanno recentemente documentato. Mi riferisco ad un’appendice (un allegato), più precisamente la n°5 del rapporto “The future of philately as seen in 2018” redatto nel corso di due anni da un piccolo gruppo di filatelici denominato W4 (Woking, Walton, Weybridge e Waterloo), istituito nel settembre 2012 per discutere di tutte le questioni relative alla filatelia ed alla storia postale, fondato dal defunto professor Derek Diamond e Gavin Fryer, composto oggi da una decina di membri. Messo così può apparirci come un gruppo di filatelia esoterica, ma quanto è stato prodotto da questi illustri membri della Royal Philatelic Society di Londra è interessante, soprattutto dal punto di vista di una reale prospezione al futuro della filatelia.

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Sir Rowland Hill, il "papà" del francobollo

Ma torniamo al nostro rapporto sulla corrispondenza nel Regno Unito, dove la situazione si è aggravata da quando la Royal Mail ha perso il suo monopolio in ambito postale. Le Poste di Sua Maestà sono state costrette a ridurre i costi per rimanere competitive con la concorrenza, ma anche ad aumentare le tariffe postali al fine di mantenere efficiente il servizio postale universale e recapitare la corrispondenza ai suoi oltre 28 milioni di indirizzi.

La relazione annuale del biennio  2005-2006 ha visto un calo delle corrispondenze in parallelo anche delle variazioni tariffarie legate ai diversi scaglioni di posta introdotti in Gran Bretagna. Le relazioni annuali sul declino della corrispondenza sono diventate la regola per gli anni a seguire. Nel 2008-2009 i vertici di Royal Mail hanno parlato di una "concorrenza senza precedenti" da parte della “comunicazione elettronica” che ha ulteriormente depresso l'attività postale classica. Per il biennio 2009-2010 si citava che il volume di posta ("sacco di posta giornaliero medio") per anno era sceso del 7,5% nel 2010, il calo più marcato dal 2005.

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I dati statistici pubblicali nell'allegato al rapporto
“The future of philately as seen in 2018” redatto dal gruppo W4 

Appare evidente che tali mutamenti nelle abitudini della popolazione planetaria abbiano un effetto diretto anche sulla nostra vecchia cara filatelia. Può il battito d'ali di una farfalla scatenare un uragano a migliaia di chilometri di distanza? Non è una questione banale. Quando Edward Lorenz, meteorologo del Massachusetts Institute of Technology di Boston (MIT), fece la stessa affermazione ai colleghi che erano presenti a un congresso, questi restarono sbigottiti. Lorenz aveva scoperto un fatto nuovo: partendo da due stati iniziali che siano anche solo leggermente differenti, un sistema può seguire evoluzioni molto diverse; questo rende le condizioni meteorologiche di fatto sostanzialmente impossibili da prevedere. A ben guardare poi, il Caos, ci circonda più di quanto immaginiamo. Il cervello umano è composto da un numero enorme di elementi semplici, i neuroni, che scambiano tra loro impulsi elettrici. Tuttavia, questo sistema è capace di percepire sensazione e formare pensieri. Il nostro cervello è dunque ciò che la Fisica definisce un "Sistema Complesso'', anzi è forse uno dei migliori esempi di tale sistema, difficilmente prevedibile e quindi caotico. Eppure anche il Caos ha le sue regole e scoprirle attraverso quella che è stata definita la Scienza del Caos permetterebbe di fare previsioni sempre più affidabili risalendo attraverso la catena delle cause e degli effetti fino "all'effetto farfalla''.  

La nostra farfalla è una falena bella grande però. Perché se una drastica riduzione delle missive postali ha portato con sé una proporzionale riduzione dell’impiego dei francobollo, quest’ultimo si è trovato a dover combattere una lotta impari con quella meccanizzazione massiva introdotta nel ciclo postale che ha ulteriormente ridotto l’uso del francobollo a favore di etichettature e stampigliature meccaniche ed elettroniche. Se fino ad oggi l’utilizzo di nuove modalità per la comunicazione interpersonale, emotiva o commerciale che essa sia, ha visto la riduzione dell’impiego di francobolli per motivi strettamente legati all’evoluzione tecnologica, di recente è però accaduto qualcosa che non può essere sottovalutato per l’impatto che, in futuro, potrebbe avere.  

La notizia è rilanciata il 24 agosto del 2019 da Vaccari news e riguarda la ristrutturazione economica dell’operatore nazionale islandese, Íslandspóstur, che ha introdotto diversi tagli al proprio bilancio. Fra questi, la soppressione dei servizi ai collezionisti. Dopo circa novant’anni di attività, il dipartimento di Íslandspóstur (che è l’operatore postale del Paese scandinavo) che si occupa dei collezionisti, Postphil, chiuderà i battenti, interrompendo ogni prestazione. Fine! “Il fatto che nel tempo il numero dei nostri clienti filatelici sia costantemente diminuito ha comportato un deficit”, spiega a Vaccari news il responsabile del servizio, Vilhjálmur Sigurðsson, che aggiunge che “l’azienda ha un nuovo amministratore delegato, Birgir Jónsson, il quale sta tagliando quanto non è redditizio”. Lo stesso articolo sottolinea che se ciò fosse possibile “la direzione preferirebbe interrompere del tutto l’emissione di nuovi francobolli”, operazione non consentita al momento dalla attuale normativa. Lo stesso amministratore di Íslandspóstur ha dichiarato che “se lo Stato riconosce un significato culturale nell’emetterne altri, allora deve pagare; noi come azienda non possiamo farlo”.

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Una dichiarazione che, se letta con attenzione, segna un passaggio epocale anche nel mondo filatelico, come a dire che il servizio postale oggi non ha più alcun bisogno di francobolli per funzionare e che se lo Stato ha ancora necessità di emetterli perché legati ad una necessità comunicativa o celebrativa che essa sia, lo stesso dovrà sostenerne i costi in quanto non più legati al recapito della corrispondenza.

Bene, detto questo possiamo iniziare a correre veloci come Flash e saltare su di una linea temporale passata, quella in cui i francobolli erano ancora una necessità imprescindibile del servizio postale e il commercio degli stessi assumeva nuovi contorni ed apriva nuove strade.

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I libretti "su invio a scelta" della Broadway Approvals Ltd. di Londra

La storia della Broadway Approvals Ltd. è riconducibile ad una società, parte delle attività di un uomo d'affari americano, tal S. Friedlander che possedeva una sede a Londra in Denmark Hill gestita da George Santo (di quest’ultimo la firma nelle lettere accompagnatorie dei libretti) dedicata alla vendita di francobolli (ma anche di altri articoli per il collezionismo come i celebri modellini dei treni) con il metodo “su invio a scelta”.

Si trattava di una proposta effettuata per corrispondenza: i possibili clienti ricevevano a casa una lettera, all’interno della stessa si trovava un libretto contenente i francobolli proposti al collezionista, una scheda con il costo degli stessi presi per ogni singola pagina (ogni pagina conteneva generalmente una serie inserita in una bustina in pergamino quando non applicata con linguelle), una busta per l’eventuale reinoltro al mittente di quanto non acquistato.

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I libretti all'interno contenevano le pagine con i francobolli

Il collezionista poteva decidere se acquistare il contenuto delle singole pagine o trattenere l’intero libretto. In quest’ultimo caso il costo da sostenere era leggermente inferiore della somma delle singole sezioni, utile incentivo a piazzare l’intero insieme di francobolli contenuti nel libretto. Una volta deciso quali francobolli acquistare era sufficiente recarsi all’ufficio postale e pagare con la formula del conto corrente postale l’importo calcolato.

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I moduli per il pagamento dei francobolli trattenuti

Se si era deciso di comprare tutti i francobolli proposti dalla Broadway Approvals Ltd. non restava che attendere l’invio seguente, in caso si fosse optato per una selezione dei valori proposti era necessario staccare dal libretto le pagine scelte per la propria collezione ed inserirlo all’interno di una busta pre-intestata da impostare per il ritorno al mittente di quanto non acquistato.

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Le buste per il reso dei francobolli o del libretto non acquistati

La società londinese si rivolgeva ad un pubblico veramente internazionale, tanto da stampare libretti e materiale promozionale in diverse lingue da inoltrare poi ai differenti mercati europei ed americani. Si rese infatti necessario allegare alle proposte su libretto, quando non stampigliata direttamente, una tavola di conversione delle principali valute, al fine di rendere meglio comprensibile e calcolabile l’importo richiesto in caso di acquisti di pagine singole contenenti specifiche serie che il collezionista era interessato a comprare.

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Le tabelle di conversione allegate o stampigliate
sui libretti della Broadway Approvals Ltd


Il caso della Broadway Approvals Ltd non è isolato, basta sfogliare le principali riviste generaliste del periodo per trovare inserti pubblicitari di diverse società interessate a vendere francobolli per corrispondenza. Per molti giovanissimi collezionisti era una gioia aspettare il portalettere con quella busta rigonfia contenente i francobolli, ancor più convincere i propri genitori a trattenere l’intero libretto, piuttosto che una mitica serie sugli animali africani che era balzata all’occhio immediatamente. la Broadway Approvals Ltd redasse addirittura una piccola guida al collezionismo filatelico dedicata ai propri clienti sparsi nel mondo, ma si spinse anche ad emettere e stampare foglietti erinnofili, ben specificando che si trattava di “souvenir only”, giusto per non confondere le idee ai propri clienti.

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Foglietto souvenir della Broadway Approvals Ltd 

Cercando maggiori informazioni su ciò che avevo tra le mani, ho però scoperto che tale metodologia di vendita non era una novità per quegli anni Settanta cui ho fatto riferimento. Su larga scala, infatti, tali imprese filateliche per corrispondenza perfezionarono un metodo organizzativo per meglio ramificare la rete di vendita ed aumentare i profitti, ma la storia ci insegna che il sistema dei “libretti” ha origini ben più antiche, anzi nasconde anche un interessante risvolto sul mercato filatelico circa le quotazioni gomma integra vs linguellato. 

Tra le diverse citazioni di Giorgio Landmans, molte delle quali ritrovabili tra le pagine del Postalista, ci è ricordato che ll collezionismo di francobolli nacque raccogliendo solo francobolli usati, quelli cioè che affrancavano le lettere in arrivo, meglio se provenienti da Paesi esotici e lontani. Non si poteva parlare di un “mercato”, era più un divertimento che coinvolgeva parenti ed amici. Quanto la dimensione del gioco di collezionare si fece più grande, ecco la genesi del mercato filatelico che, per poter accumulare materiale da rivendere, si rivolgeva alle istituzioni postali delle diverse nazioni. Queste ultime però vendevano francobolli nuovi, ed ecco allora la necessità di convogliare gli appassionati a raccogliere francobolli nuovi. Fu un suggerimento d’impero, offerto, si fa per dire, a voce decisamente alta.

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Pubblicità dell'epoca della Broadway Approvals Ltd.

Sul finire degli anni ’40, la Seconda Guerra Mondiale ancora non aveva ancora bussato alle nostre porte, che qualcuno iniziò a vendere i francobolli applicati su “libretti di invio a scelta” composti da leggere paginette, in ogni pagina erano tracciati dei rettangoli verticali suddivisi singolarmente da tre o più righe, a seconda delle dimensioni dei libretti (di solito 15x10 centimetri)

Era un servizio “a domicilio” molto apprezzato dal potenziale acquirente dell’epoca, che non poteva certo contare su aste online o piattaforme digitali come ebay, delcampe o catawiki. Anche il venditore ne traeva indubbi vantaggi, visto che poteva tranquillamente “appaltare” il lavoro di allestimento sfruttando manodopera non specializzata a basso costo. Molti negozianti del settore predisposero quindi piccole e grandi partite di libretti già pronti, dando il compito di allestirli a persone anziane e capaci, ben liete di poter fare a casa propria un secondo lavoro ed arrotondare la propria pensione. In base alle indicazioni del commerciante, essi provvedevano ad applicare i francobolli nei libretti, nuovi o usati che fossero, con il sostegno di una linguella, un rettangolino di carta leggerissima e trasparente gommata da un solo lato, che ripiegata in due, da un lato offriva sostegno all’esemplare dentellato e dall’altro serviva per il sostegno sul libretto.

I più sofisticati presentavano stampigliato il numero di catalogo ed un simbolo che indicava se il dentello proposto era nuovo o usato. Seguivano le indicazioni su valutazione e prezzo di acquisto. Il libretto, alla stregua del nostro confezionato dalla Broadway Approvals Ltd., era inviato per posta e quindi “proposto” in visione al possibile cliente che avrebbe poi deciso cosa trattenere e saldare, preoccupandosi di rendere, sempre per le vie postali, i francobolli cui non era interessato. La carta “pelure” delle pagine interne, cioè molto leggera, ne limitava il costo postale facilitandone la diffusione. Tali libretti pieni di dentelli di ogni nazione erano venduti anche a commercianti non necessariamente filatelici, come cartolai o ad altri negozianti.

Naturalmente i francobolli “nuovi”, con tale metodo, finivano per diventare “nuovi linguellati”, ma a quel tempo non esisteva ancora la malattia dell’illinguellato e neppure la diffusione del “classificatore” influì sulle valutazioni del linguellato o meno.

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Uno dei tanti libretti "su invio a scelta"

Ancor prima che l’artiglieria iniziasse a tuonare, molti furono gli austriaci che scelsero la fuga, preoccupati dalle minacce tedesche. Alcuni di loro scelsero di espatriare verso l’Italia, convinti delle promesse del Duce, che aveva loro garantito un porto sicuro. Stante la grande difficoltà degli espatriati di trasferire i propri risparmi utilizzando le banche di differenti Stati, tenuto conto che la quota di contante che era possibile portarsi appresso aveva dei chiari limiti doganali, molti utilizzarono lo stratagemma filatelico: si recarono alle Poste locali ed acquistarono francobolli in corso di validità, per poi applicarli sui famigerati “libretti di invio a scelta”. Alla frontiera denunciarono il contenuto dei libretti come oggetti facenti parte della propria collezione di francobolli, “articolo” consentito dall’allora normativa vigente. Una volta giunti nella grande Milano, gli espatriati iniziarono a battere i negozi dei commercianti filatelici del capoluogo lombardo, offrendo i valori che avevano inserito nei libretti. Va ricordato che in quei tempi era uso dare alla valuta corrente un valore differente da quello “ufficiale”. Chi acquistava dalle Poste di tutto il mondo doveva farlo attraverso un bonifico bancario e quindi poteva regolare l’acquisto solo nella valuta ufficiale. Lo Stato fissava il cambio, che però non era determinato dal mercato come oggi, ma era un valore imposto. 

Fatto sta che gli esuli, in gran parte austriaci, una volta raggiunta l’Italia si premurarono di offrire ai negozianti locali di francobolli i loro “libretti”, trattando il loro valore sulla base della domanda e dell’offerta e comunque nella logica di una reciproca convenienza, certamente fuori dai binari del cambio “ufficiale” di valuta. In poco tempo nelle vetrine milanesi (ma non solo) fecero la loro comparsa le emissioni recenti dell’Austria a prezzo ”di mercato”, non a quello calcolato a fronte di un regolare acquisto all’estero, transato al prezzo cambio ufficiale. 

Landmans ci ricorda che “una sola Ditta in Italia faceva in quei tempi il servizio novità straniere” seguendo il percorso ufficiale e rivendendo i francobolli così acquistati ad un prezzo calcolato sul cambio ufficialmente imposto da una transazione bancaria internazionale. Ecco, dunque, che qualche scaltro collezionista, cliente di questo commerciante, accortosi di quanto erano più alti i prezzi di vendita, rispetto a quelli proposti da altre filatelie che li avevano comprati dai fuggitivi austriaci, fece le sue rimostranze asserendo di aver pagato il doppio rispetto a quello che “è esposto nelle vetrine dei vostri concorrenti”. La risposta arrivò pronta e decisa. “certo, ma i nostri francobolli non sono linguellati”.

I libretti “su invio a scelta” rappresentano quindi il paziente zero del “mal di linguella”, avendo gli stessi dato origine a quella turbativa di mercato che impose di dover giustificare la differenza di prezzo nella vendita del medesimo francobollo.

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La lettera di presentazione del proprio servizio ai
clienti italiani della Broadway Approvals Ltd.


Tutto questo post solo per dire che la filatelia non solo è storia nel senso lato della parola, ma ha anche una sua storia, affascinante come quella che ogni dentello racconta, che si evolve sino ai giorni nostri, mostrandoci un futuro incerto per come era stato l’inizio, comunque mai un’estinzione perche “nulla sia crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Bibliografia essenziale
  • Giorgio Landmans, Un cavallo imbizzarrito, da il Postalista.it (consultato il 14/10/2019);
  • Giorgio Landmans, Con Linguella o senza linguetta? Un po’ di storia, un po’ di verità, da il Postalista.it (consultato il 14/10/2019);
  • AA.VV., Filatelia di Stato, l'Islanda chiude, da Vaccari news(consultato il 14/10/2019);
  • Forum AA.VV., Libretti a scelta, dal forum de Filatelia e Francobolli (consultato 16/10/2019)
  • AA.VV, The history of Micromodels Ltd and Modelcraft Ltd miniature cut-out kits. da worldofmicromodels.nl, consultato il 30/09/2019;
  • Forum AA.VV, Solar Suystem Rocket Service, post e commenti dal forum di www.stampboards.com, consultato il 13/10/2019. Forum
  • AA.VV, discussione sui libretti "a scelta", post e commenti dal forum di www.stampcommunity.org, consultato il 13/10/2019.