Fa un gran “Caldo in inverno” con questo giallo di Joe R. Lansdale in formato "spiaggia"

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Avvertenza
Valutazione e recensione sono frutto del mio personale gusto individuale, delle mie preferenze letterarie, così come la valutazione che assegno. E' quindi più che comprensibile, anzi auspicabile, che molti non la pensino come
 me. Detto ciò: ogni libro è fatto per essere letto.

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⭐ ⭐ Più che discreto
⭐ ⭐ ⭐ Buono
⭐ ⭐ ⭐ ⭐ Ottimo
⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ Eccellente

La mia valutazione su questo libro:
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Quando di un libro si dice che “si legge tutto d’un fiato”! In effetti questo è uno di quei casi. Tascabile, centocinquanta paginette lisce lisce, scrittura lineare seppur accattivante, nessun vero colpo di scena. Diciamolo subito: il senza dubbio bravo Joe R. Lansdale ha fatto il suo compito in classe per i Gialli Mondadori, pulito, ordinato, addirittura con una leggera smussatura di quelle spigolosità del linguaggio diretto che contraddistingue l’autore ed i suoi personaggi. Spigoli che, per l’amor del cielo, restano, ma paiono un poco più arrotondati, che se ci prendi contro ti fai meno male. Forse è per questo che lo stesso Lansdale nella prefazione all’edizione italiana di “Caldo in inverno” (Mondadori, 2020) lo chiama affettuosamente, ma consapevolmente “questo mio libriccino”.

Un libriccino che resta un giallo, con sfumature noir, scritto bene, avvincente in alcuni frangenti, forte di quella ambientazione tanto cara a chi scrive, del Texas orientale, con persino un cameo alla coppia vincente Hap & Leonard (i due pseudo investigatori interpreti di una vera saga creata da Joe R. Lansdale, diventata una serie televisiva negli States), ma che non dà sfogo a quella passionalità rude a cui questo autore ci ha abituati in certi suoi romanzi, così come non impegna troppo il lettore a scervellarsi su come andrà a finire, tanto è già scritto nelle stelle. Per gli amanti del pulp alla Quentin Tarantino si sappia, a rasserenare gli animi più inquieti, che la carneficina finale non manca e che chi scrive non si è tirato indietro nei particolari infilando pure, tra automatiche e semiautomatiche, un caro vecchio machete.  

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Insomma, “Caldo in inverno” si legge veloce ed è perfetto per la giornata sotto l’ombrellone, per il lungo viaggio in treno, la traversata in vaporetto o per una serata domenicale, brezza inclusa, seduti nella veranda di casa, ammesso che abbiate una veranda. Per certi versi vi si ritrovano alcuni elementi, così pure un certo sviluppo narrativo, molto simili a “Elefante a sorpresa un’indagine di Hap & Leonard”, pubblicato un anno prima nel nostro Paese e se avete già letto il primo, questo diventa un po’ come la verdura sulla griglia dopo che è già stato ripassato il filetto a media cottura. Se poi indossate un grembiule con su scritto “Baciate il cuoco” e vedete la vostra vicina di casa uccisa da un un’auto pirata guidata dal figlio mafioso di un boss delle Dixie Mafia, allora siete già entrati nella psicologia del personaggio principale: Tom, ex militare asiatico americano, figlio di sani principi un po’ incrinati dalla guerra, padre e marito affettuoso.  

Tom dunque griglia e mentre lo fa diventa testimone di un omicidio “stradale”, ma siccome è un ex soldato ed è bravo e sa sempre cosa fare decide di raccontare ciò che ha visto e per questo, da testimone oculare, si trasforma in un bersaglio. A questo punto dalla penna di Lansdale il testosterone scorre impetuoso, esonda, si mescola all’inchiostro scuro come le notti texane: il protagonista non ha altra via di uscita se non quella di rivolgersi ai vecchi commilitoni che hanno combattuto con lui in Afghanistan e dare il via ad una sfida all’O.K. Corral per salvare sua moglie e la figlioletta. Lo fa ben sapendo che nessuno dei vecchi compagni d’armi è una personcina per bene, uno in particolare, “quello che si potrebbe definire un sociopatico o, per usare un’espressione del Texas orientale, un brutto figlio di puttana”.

Ci sono molti ormoni in effetti, ma è come un incontro occasionale ad un apericena sulla spiaggia, una passione che ti prende d’improvviso, alimentata dal frastuono e dalla densa schiuma di una birra fresca, ma del cui ricordo orgasmico resta solo il retrogusto amarognolo. Insomma è un esercizio di lettura fisico e poco psicologico, che non va censurato in alcun modo visto che è scritto per benino, ma che non è vero amore.

E inoltre: