Articolo originariamente pubblicato il 14 giugno 2021
Rieditato per questo sito il 18 settembre 2021
Come ho già ben precisato nella prima parte di questo approfondimento dedicato al Cavallino, stante la necessità di festeggiare l'arrivo del tanto atteso pacchi postali ruota nella mia collezione, ho pensato che miglior saluto al nuovo arrivato non potesse essere che un articolo ad esso dedicato.La verità è che non si finisce mai d'imparare e tante sono le cose che si possono scoprire applicandosi un po' nel ruolo di topo di biblioteca, che si è reso necessario dividere in due quello che in origine era un lungo articolo.
Nella prima parte abbiamo fatto un po' di storia, analizzato gli usi, divagato e forse polemizzato sul Cavallino allo stato di usato, per poi chiudere con il tema della carta e della relativa filigrana. Proseguiamo dunque tendando un'azzardata ipotesi sull'identificazione delle diverse tirature.













Stampa e dentellatura I fogli erano di 50 esemplari, anzi la precisione impone di rammentare che la lastra di stampa comprendeva due fogli sovrapposti in verticale (un foglio da 50 valori x 2). Tali doppi fogli, dopo la stampa, erano divisi con un taglio prima delle fasi di gommatura e di dentellatura. La duplicazione della lastra è stata eseguita con procedimento galvanico, partendo da una lastra originale su cui era stato inciso un foglio, con gli ornati e otto croci di riferimento. Da questo dettaglio tecnico parte l'interessante inchiesta di Luciano Garagnani, pubblicata su "La Ruota Alata", Notiziario dell'a.f.i.s. n. 73 Luglio / Settembre 2010. Studio approfondito secondo il quale l'attuale catalogazione è riduttiva e non particolarmente precisa.
Del nostro equino dentellato, cataloghi alla mano, esistono due differenti versioni: la prima del giugno 1954 stampata con una Lambert e poi dentellata manualmente a pettine 13¼ x13¼, la seconda del novembre 1955, stampata con una Hoe e successivamente dentellata lineare 13¼ x13¼ (13,30 x 13,30).













Immagine tratta dall'articolo di Luciano Garagnani citato in bibliografia e nel testo La Lambert era una macchina calcografica a secco a due colori, alimentata a fogli singoli, di produzione francese. Fu installata al Poligrafico nel 1951 ed esordì con le emissioni verdiane. Fu presto sostituita per la sua lentezza nel processo di stampa che la rendeva meno efficiente.
La Hoe stampava in calcografia ad un colore, americana di nascita, anch'essa alimentata a fogli singoli. Per stampare più colori con la Hoe occorreva fare più passaggi di stampa, cosa che è avvenuta per la stampa di alcuni francobolli calcografici Coloniali. Oltre al nostro Cavallino può vantare di aver dato alla luce il 100 Lire della serie Democratica. In entrambi i casi, le macchine di stampa non consentivano la perforazione dei francobolli direttamente. I fogli dovevano essere spostati e perforati a mano, in modo "semimanuale", così come preferiscono citare alcuni autori. Un gruppo di 3/5 fogli erano sovrapposti e puntati con uno spillo prima d'essere collocati sotto un dispositivo di punzoni disposti in una linea semplice (metodo lineare) oppure in una linea di vari segmenti perpendicolari ad essa (sistema di perforazione a pettine).













Ora, volendo fare un po' di ripasso sulla teoria, è doveroso ricordare che tra i due sistemi, il più impreciso è quello lineare. Il perforatore, che presenta una linea di piccoli cilindri metallici perfora, ad ogni battuta, un solo lato delle file di francobolli presenti sul foglio. Una volta perforati tutti i lati, i fogli sono girati di 90 gradi per poter procedere alla perforazione dei lati perpendicolari a quelli già perforati.













Per la dentellatura sono stati dunque impiegati sia perforatori a pettine che lineari, tutti però dello stesso passo. Il pettine verticale, utilizzato per la prima tiratura del cavallino ruota, era già stato utilizzato per i francobolli per pacchi in fogli da 100, fino al 1950. Anche il pettine orizzontale utilizzato per la prima tiratura del 2000 Lire (di cui vedremo a seguire). era già stato utilizzato in periodo del Regno d'Italia e tra il 1951 ed il 1953 per le tirature dei francobolli per pacchi postali stampati in rotocalcografia. Garagnani, nel suo articolo, parte da un presupposto logico: essendo i perforatori presenti entrambi sin dall'inizio al Poligrafico ed essendo tale perforazione da effettuarsi in un secondo tempo, "in via generale, che macchina di stampa a fogli singoli è stata impiegata non è vincolante per il sistema di dentellatura utilizzato. I fogli singoli possono essere dentellati indifferentemente, sia con un perforatore a pettine che con uno lineare", indipendentemente dalla macchina che li ha stampati. Ma l'autore che ho citato fa di più, cerca di dimostrare che, sia per le stampe con la Hoe, che per quelle con la Lambert, sono stati utilizzati entrambi i sistemi di dentellatura.
Un poco più accurato sui dentelli è il perforatore a pettine che, oltre ai cilindri disposti su una fila, ne presenta altri (a pettine appunto) che diramano dallo stesso. Ne consegue che ad ogni battuta sono perforati ben 3 lati del francobollo, offrendo in tal modo una maggiore precisione sui quattro angoli di ogni valore del foglio.













Per prima cosa egli ci offre un metodo per distinguere quali fogli sono stati stampati con la Lambert e quali con la Hoe, con il solo limite che tale operazione è possibile solo per quei valori bordo foglio. Ciò perché da una attenta osservazione di tali francobolli si nota che i fogli del Cavallino non sempre hanno l'ornato, ma talvolta appaiono “bianchi”. Di un bianco virgolettato però, perché a ben osservarli, molti di loro non sono totalmente privi di stampa: la lastra impiegata è la medesima, ma l'ornato risulta appena visibile in alcuni tratti, non per magia, ma solo perché non è stato inchiostrato. Sempre inchiostrate però sono le otto croci presenti nel foglio, fondamentali per la messa a registro.













Detto ciò, secondo lo studio che sto citando in questa mia divagazione, dobbiamo ora fare un passo indietro. No! Il passo, in verità, è in avanti, perché salta al 1957, epoca in cui il Poligrafico andrà a stampare il pacchi postali da 1.000 Lire (cavallino con le stelle) e il valore da 2.000 Lire. Per la precisione le primissime tirature. Quelle, per intenderci, con la filigrana stelle di secondo tipo, inclinate a 25 gradi. Quelle prodotte con la macchina da stampa Lambert e che, guarda caso, sui nuovi francobolli (parliamo del 2.000 Lire) mostrano la stessa lieve, talvolta impercettibile, traccia di ornato, che ritroviamo nel nostro Cavallino ruota. Guardate, non è roba da profani. Perché nel leggere e rileggere gli eruditi anch'io ci ho perso un poco la testa. Solo delle primissime tirature stellate parliamo ora, perché in quelle a seguire su carta con filigrana stelle di terzo tipo (anni Sessanta) gli ornati sono invece inchiostrati, anche se è stata utilizzata la Lambert. Per le tirature degli anni Settanta (carta con filigrana stelle di 2° tipo inclinate a 65° e stelle 4° tipo) gli ornati sono sempre stampati, ma la macchina utilizzata non è più la Lambert, ma la Giorgi-De La Rue e, nelle ultime tirature calcografiche, la Goebel. Quindi? Se ne desume, scrive Garagnani, che "la caratteristica dell'ornato non inchiostrato consente pertanto di individuare la macchina di stampa utilizzata per il cavallino ruota. La stampa con la Lambert presenta i margini bianchi, con l'ornato appena visibile in alcuni punti, mentre nella stampa con la macchina Hoe i margini hanno l'ornato". A questo punto, se la catalogazione ufficiale del Cavallino ruota per ciò che concerne la dentellatura e la teoria dell'ornato coincidessero avremmo, manco a dirlo, una chiara ed inequivocabile distinzione, potendo notare sui valori in cui l'ornato sui bordi si mostra nella sua completezza (Lambert) una chiara ed esclusiva dentellatura "a pettine" e, al contempo, una dentellatura lineare in quei valori con margini "in bianco" o minimali (Hoe). Ma così non è, tanto da spingere chi ha studiato il tema da affermare il contrario. E Garagnani ce ne offre contezza, portandoci alcuni esempi dai quali anche io ho cercato indizi utili per dare sostanza a quanto sto scrivendo. Prima tiratura, 1954, dentellatura a pettine. Macchina di stampa Hoe













Abbiamo un ornato ben visibile ed inchiostrato, corrispondente quindi alla macchina di stampa Hoe. L'esame della dentellatura ci mostra un evidente perforazione a pettine. Tale esempio parrebbe smentire che la dentellatura a pettine sia stata impiegata solo per le tirature effettuate con la macchina di stampa Lambert, così come che tutti gli esemplari prodotti con la Hoe mostrerebbero dentellatura lineare. Parte di questa tiratura fu impiegata per essere soprastampata AMF-FTT per la zona di Trieste.
Seconda tiratura, 1954, dentellatura lineare. Macchina di stampa Lambert













Abbiamo, in questo esempio, un ornato non inchiostrato e poco percettibile, caratteristica indicante l'impiego della macchina di stampa in calcografia a secco Lambert. L'esame della dentellatura ci mostra un evidente perforazione lineare. Anche in questo caso, se il metodo di identificazione dell'apparato di stampa proposto dall'articolo pubblicato su La Ruota Alata si confermasse preciso, si confermerebbe la teoria che nel Cavallino ruota la macchina impiegata per la stampa non è vincolante per determinare il sistema di dentellatura utilizzato.













Parte della "seconda tiratura" fu anch'essa impiegata per essere soprastampata per l'area di Trieste.
Terza tiratura, 1954, dentellatura lineare. Macchina di stampa Hoe













Abbiamo un ornato ben visibile ed inchiostrato, corrispondente alla macchina di stampa Hoe. L'esame della dentellatura ci mostra un evidente perforazione lineare. Tale esempio dovrebbe convincerci che i francobolli del 1.000 Lire ruota prodotti con la Hoe siano poi stati dentellati sia con perforatori lineari, che a pettine.
Sono segnalati anche alcuni rari esemplari presentanti una dentellatura lineare modificata nel lato orizzontale, eliminandone i fori nel punto di incrocio col verticale. Tutto ciò è il prodotto di alcuni fogli, forse di prova, stampati e poi dentellati con un perforatore lineare, provvisoriamente modificato in attesa della disponibilità del perforatore a pettine.
Teoria condivisa?La ricerca che ho citato, e in qualche modo riproposto all'attenzione di chi legge, è datata 2010 e ci si sarebbe forse aspettati una qualche reazione di sostanza nell'ambito dei teorici della filatelia o in quel della enciclopedica catalogazione cui oggi siamo abituati, spinti come siamo al parossismo del centrato, centrato ma non troppo e centratissimo che sia. Invece? Una brezza primaverile. Tanto che nulla è cambiato nella catalogazione e persino la stampa specializzata ha mantenuto lo status quo.
Nell'immagine a seguire, ripresa da un articolo pubblicato su "Il Collezionista" luglio 2016 a firma del perito Marcello Manelli (6 anni dopo la ricerca citata), quanto teorizzato sulle modalità di identificazione della macchina da stampa pare non aver incontrato seguito tanto da riportare quale esempio le due tirature, Lambert e Hoe, con variante di dentellatura, ma con inchiostrazione del dell'ornato identica, definendo solo una differente temporalità: 1954 per la Lambert a pettine e 1955 per la Hoe lineare.













Scritto ciò, chiudo questo corposo capitolo dedicato alle dentellature. Non che tale erudizione accademica cambi il corso della vita di ciascuno di noi, ma un piccolo stimolo ad approfondire di tanto in tanto è meglio della "Settimana enigmistica". Vale sempre il principio che chiunque abbia da aggiungere, integrare e replicare, ogni commento a questo post sarà stimolante per tutti.
Un panino... al Cavallino!Data la quotazione di tutto rispetto (almeno per i comuni mortali), è un'ovvietà ricordare che il nostro francobollo color oltremare vanti diversi tentativi di falsificazione. La tecnica "del panino", ben descritta da Marcello Manelli nella rubrica Vero/Falso, è certamente quella considerata elettiva per operare la falsificazione del 1.000 lire pacchi postali con filigrana ruota. Proprio nella sostituzione di quest'ultima si concentrano i falsari che hanno ha disposizione uno straordinario punto di partenza a basso costo: il Cavallino gemello emesso qualche anno dopo su filigrana stellata.
Per fare dunque il nostro panino, da altri definita "rifoderatura", gli ingredienti sono: un Cavallino con filigrana stelle, un francobollo con ruota alata secondo tipo (da trattare anch'esso come descritto a seguire) o meglio ancora un bordo foglio ruota secondo tipo adattato (e da ridentellare poi a cose fatte), un nastro adesivo, benzina rettificata, colla. In passato i falsari sono ricorsi, data la differenza di quotazione, all'uso dello stesso Cavallino ruota soprastampato per Trieste, al fine da ottenere dallo stesso la parte filigranata necessaria alla falsificazione.
Preso il valore "stellato" si applica il nastro adesivo sul recto (lato vignetta) e sul verso (lato filigrana). Ora con uno strappo secco e deciso si separano i due lembi di nastro adesivo, ognuno dei quali porterà con sé, se tutto è andato bene, rispettivamente la vignetta oltremare, ora priva di filigrana, e la filigrana con le stelle e la gommatura senza più la vignetta. Per separare il nastro adesivo dalla vignetta serve un po' di benzina. A questo punto, con la massima cura possibile, si dovrà incollare la vignetta così ottenuta alla carta filigranata corretta ed eventualmente correggere la dentellatura.













Nonostante e purtroppo, in alcune occasioni si assista a falsi creati piuttosto bene e perciò difficili da smascherare, nella maggior parte dei casi tali falsificazioni hanno il loro punto di caduta proprio nelle imperfezioni o negli sdoppiamenti di dentellatura, ben evidenziabili ad un controllo accurato utilizzando forti ingrandimenti. Sdoppiamenti provocati dalla difficoltà di accoppiamento del recto ottenuto da esemplari stellati con il verso ottenuto da altri francobolli con filigrana in ruota alata o dal riadattamento di bordi fogli che essendo tali vanno praticamente ridentellati per l'occasione.
Altri pacchiani tentativi di falsificazione sono riferiti da chi si è imbattuto in Cavallini adulterati con francobolli per pacchi comuni, stampati in rotocalco con filigrana ruota terzo tipo, quindi ben identificabili come falsi..
Una vera scuderia
Debuttò a Capodanno del 1819 e verrà ricordata con un francobollo “B” atteso per il 25 gennaio. È la carta bollata del Regno di Sardegna, che i filatelisti conoscono meglio come “cavallino”, dall’immagine che reca. Realizzata da Amedeo Lavy, propone un postiglione a cavallo che suona la tromba; tre i tagli, da 15 centesimi (l’immagine è tonda), 25 (ovale) e 50 (ottagonale), impiegabili in base alla distanza che la missiva avrebbe percorso.













Franco Filanci, Carlo Sopracordevole e Domenico Tagliente, nel loro Interitalia, catalogo dedicato agli interi postali, lo hanno etichettato come il primo esempio di carta valore bollata al mondo, anche se non in funzione di un servizio ma per riscuotere un diritto di tipo fiscale relativo alla posta. “L’editto del 12 agosto 1818, fissando il monopolio di Stato sulla posta nei «territori di terraferma» (Piemonte, Savoia, Liguria e Nizzardo), proibiva ai privati di trasportare lettere, a meno che non fossero prima presentate a un ufficio di posta per la bollatura, la registrazione e il pagamento del diritto postale. Poiché tuttavia il sistema aveva molti inconvenienti, soprattutto a causa dello scarso numero di uffici postali esistenti, nel 1819 furono emessi fogli da lettera già bollati, usabili esclusivamente per tali corrispondenze «in corsi particolare» senza ulteriori formalità”. Ed eccolo qui il Cavallino in cima al pedigree filatelico di questa nostra genealogia equina. Bibliografia essenziale
Ebbene, so di non aver scoperto nulla di nuovo che già non fosse scritto e conosciuto, ma va da sé che, talvolta, la saggezza d'altri abbia bisogno d'esser raccolta, riunita, affinché la stessa non si perda in mille rivoli e si estingua, evaporando nel deserto dell'ignoranza. Buon collezionismo consapevole a tutti.
Le due parti di questo articolo sul Cavallino
Trotta trotta Cavallino parte prima
Trotta trotta Cavallino parte seconda




