"Bad chili" di Joe R. Lansdale straccia le buone maniere e ci sporca di sangue e fango

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Avvertenza

Valutazione e recensione sono frutto del mio personale gusto individuale, delle mie preferenze letterarie, così come la valutazione che assegno. E' quindi più che comprensibile, anzi auspicabile, che molti non la pensino come
 me. Detto ciò: ogni libro è fatto per essere letto.

⭐ Sufficiente
⭐ ⭐ Più che discreto
⭐ ⭐ ⭐ Buono
⭐ ⭐ ⭐ ⭐ Ottimo
⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ Eccellente

La mia valutazione su questo libro:
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Prima di iniziare a leggere questo libri è d’obbligo un’avvertenza: se siete puritani e lo slang di strada, quello più ruvido e tagliente, vi ferisce irrimediabilmente il padiglione auricolare, allora aggirate il rischio di una serie otite, evitate lo stile e il linguaggio cui Lansdale ci ha abituato (vedi anche gli altri libri dello stesso autore di cui ho parlato): quello grezzo, pungente, ispido, talvolta terribilmente scurrile. Il suo è il gergo della strada, di quella senza lampioni e non asfaltata però, quella che si riempie di fango quando arriva l’uragano del mese, quella dove non ci incontri il vicino che porta a spasso il cane, ma il sociopatico o il sadico di turno grande, grosso e cattivo come l’orco delle fiabe che spaventa i bambini e non solo loro.

Niente paura però! Questa è la realtà in cui i personaggi che animano la storia sono abituati a muoversi. Va detto, infatti, che pensare di farci vivere nel mondo e nell’ambiente in cui si infilano Hap e Leonard utilizzando modi ed espressioni da educanda, sarebbe assai poco realistico e quindi altrettanto scarsamente credibile. Di grazie, prego e non c’è di che ne girano davvero pochi tra papponi, puttane, delinquenti, spacciatori e trafficanti d’ogni sorta. Joe R. Lansdale tiene fede, anche e soprattutto in questo “Bad Chili” (Einaudi, 2003), a quello stile di scrittura che lo ha consacrato ad icona del pulp western, sorta di Tarantino della narrativa che non va per il leggero quando si tratta di pioggia, vento, violenza e sangue.

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Ci sono indubbiamente tutti gli ingredienti canonici della ricetta ad alta tensione a cui questo autore del panorama americano ci ha abituati: il clima del sud texano tra zanzare a sciami e paludi odorose di biologico disfacimento, l’uragano che, sul finale, rivendica il ruolo di protagonista (cosa non nuova in Lansdale), lo strascicante razzismo, la politica di destra e il degrado di una società dell’avere ad ogni costo. Ci sono, soprattutto, in una versione decisamente più matura rispetto ai precedenti episodi di questa saga a mezza via tra il crime e il noir, gli amici Hap e Leonard. Hap Collins è un bianco liberale del Texas orientale che fa da opposto, pur calamitandolo a se, a Leonard Pine che è nero, gay e pure repubblicano. La miscela è veramente esplosiva e genera storie che spesso virano verso il violento e talvolta sfiorano il surreale.

Hap Collins torna a casa, si fa per dire, dopo mesi di lavoro su una piattaforma petrolifera, forse uno degli impieghi più stabili che abbia mai avuto nella sua vita. Sempre in cerca di una passione non solo ormonale, ma capace di sedare quella sua insanabile irrequietezza, perde letteralmente la testa per Brett Sawyer, un'infermiera con un passato da dimenticare, due bellissime gambe e una lingua talmente sciolta che metà dei suoi dialoghi andrebbero censurati, se non fosse che fanno il paio alla satira urticante di Leonard ed alle battute allusive e sporche di Hap.

"L'unica cosa davvero buona in quei giorni fu Brett. Trascorremmo un sacco di tempo insieme, iniziando a conoscerci, solidificando la nostra relazione, cercando di fare in modo che le nostre due anime diventassero una sola, e naturalmente scopando come due anaconda nella stagione degli amori." (da Bad Chili di Joe R. Lansdale).

Hap ritrova anche Leonard, tormentato dalla fine della relazione con un certo Raul, fuggito pare con un biker del posto il cui nome, Cazzo di cavallo, è tutto un programma. Nulla di strano se non fosse che il motociclista gay è ritrovato assassinato, così come l’ex fidanzato di Leonard (dopo esser stato torturato) e che lo stesso Leonard è l’unico sospettato. Per aiutare l'amico, Hap non si limita a passare con il rosso nel traffico di mezzogiorno, ma scoperchia una pentola in cui nell’acqua che ribolle galleggiano cadaveri. Tanti. E qui il genio creativo di Joe R. Lansdale aggiunge un po’ di peperoncino alla storia e lo fa letteralmente, con il personaggio di King Arthur, un magnate del chili, apparentemente il cattivo della storia, coinvolto in numerose attività, lecite o illecite. Ed è con questo intreccio che la strana coppia deve fare i conti.

"Forse, se avessi avuto dei progetti reali, avrei potuto iniziare a vedere il bicchiere mezzo pieno, invece che mezzo vuoto con una mosca sul fondo." (da Bad Chili di Joe R. Lansdale).

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C’è grande azione, la storia scorre fluida, invita a sfogliare le pagine, aiutata dai dialoghi scattanti. Questo quarto episodio cattura, fa un balzo avanti nella maturità dei suoi interpreti principali che escono da un loop temporale da eterni ragazzacci mai cresciuti che li ha messi alla prova per anni e che ora riflettono e prendono consapevolezza sulla loro età di mezzo e si interrogano sul loro ruolo nel mondo che li circonda, sui loro veri desideri, sul loro futuro.

"Andai in bagno e mi pettinai, ma la pelata non scomparve. Non ero così idiota da farmi il riportino. Sarebbe stato come mettersi in testa un cartello con la scritta: non solo sono calvo, ma anche scemo." (da Bad Chili di Joe R. Lansdale)

Come sempre, a stemperare la tensione e la violenza che albergano negli angoli bui di questa nuova storia di Lansdale, ci sono le battute, l’umorismo affilato, la satira. Si ride pure e di gusto e credo buona parte del merito vada ad Alfredo Colitto che funambolicamente ha saputo, con la sua traduzione, trasporre e conservare l’essenza dei dialoghi e delle situazioni, sperando che nello scrutare nell’abisso, non ci sia caduto dentro.

Ultima annotazione: osservata speciale da ora per il prosieguo della saga, sarà certamente la figura della quasi eroica e determinata Brett, una donna fuori dal comune a mezza strada tra lo stereotipo femminile di Hap ed un’eroina della emancipazione. Occhio quindi alle successive storie.

e inoltre