Serie Democratica: carta canta (parte seconda)

Articolo originariamente pubblicato il 30 luglio 2020
Rieditato per questo sito il 17 settembre 2021


Secondo capitolo di questa saga filatelica dedicata ad un aspetto, piuttosto singolare, della serie ordinaria Democratica. Di come sia comparsa tra le righe dei cataloghi ordinari (non di specializzazione) un'inquietante differenziazione tra tiratura e tiratura o, per esser più precisi tra una prima tiratura con carta grigia ed una seconda tiratura con carta bianca. Sin dall'inizio di questa mia divagazione dentellata ho usato l'aggettivo "inquietante" perché, ed esprimo una mia opinione da collezionista, parlare di "tiratura" associando il termine ad un aggettivo numerale ordinale pare, in questo frangente, una forzatura coi fiocchi... pardon coi dentelli.

Riparti dall'inizio
Leggi la prima parte di questo approfondimento

Come ho già avuto modo di scrivere, non ho trovato alcun circostanziato riferimento ad una prima e nemmeno ad una seconda tiratura, definite in termini numerici o scandite da precisi intervalli temporali., questo perché la struttura della carta, oggetto di questa presunta "tiratura", ha subito un mutamento nella qualità e nella sua struttura, ma progressivo nel tempo, non sempre così costante, e con "diversi passaggi intermedi".

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Di che carta sei? Comparazioni visive dalla prima parte dell'articolo

Di tale teoria se ne trova chiara traccia nei vecchi cataloghi specializzati. Vi basti, a titolo di esempio, sfogliare un'edizione d'inizio anni '90 del Sassone delle specializzazioni e varietà, quelle in cui ancora troneggiavano le firme di Carraro, Mondolfo, Sirotti. Vi si legge che "la suddivisione in due raggruppamenti (carta grigia e carta bianca) è provvisoria e non tiene conto degli esemplari con caratteristiche intermedie. Di alcuni valori sono state eseguite numerosissime tirature nell'arco di tempo di circa cinque anni"

Quindi ecco le parole chiave: raggruppamenti e non tirature, esemplari con caratteristiche intermedie, numerosissime tirature. Elementi che suffragano a pieno quanto ho presentato e cercato di documentare attraverso le immagini di molteplici confronti che ho proposto nella prima parte di questo mio approfondimento.

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Rielaborazione della classificazione 1990 Catalogo Specializzato Sassone


Per completezza di informazione è giusto anche ricordare che, se proprio vogliamo trovare il pelo nell'uovo e puntare a specializzare la nostra cara vecchia Democratica sulla base della qualità della carta su cui è stampata, la classificazione si fatta non è cosa recente, ma affonda nel passato e che, rispetto anche a qualche catalogo ordinario più recente, son assai di più i valori che presentano tale duplicità di carta. Un vecchio catalogo degli anni '90 ricorda che solo cinque facciali scampano alla sindrome del Dottor Henry Jekyll e del suo alter ego, Mister Edward Hyde. Più precisamente il 10 centesimi (solo carta grigia), il 6 e 8 Lire, il 10 Lire arancio e 30 Lire (tutti solo carta bianca). 

Altre fonti autorevoli, ad esempio il volumetto “La serie della Ricostruzione Democratica”, a firma di Filanci/Bogoni, edito nel 1994, poi riveduto e corretto nell'edizione del 1995, non specificano una differenziazione della carta nei facciali da 10 centesimi, da 6 Lire, 8 Lire, 10 lire vermiglio e 30 Lire, confermando di fatto quelli non effetti da doppia personalità. Tale classificazione trova conferma negli anni in altri autori che hanno studiato la serie e che riportano, nelle proprie classificazioni, un solo tipo di carta nei già citati facciali da 10 centesimi, da 6 Lire, 8 Lire, 10 lire vermiglio e 30 Lire, aggiungendo il 20 Lire, ma solo nella versione lilla rossastro (mantenendo la doppia versione per il 20 Lire lilla scuro).

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Se poi scorriamo la linea temporale e voliamo ai giorni nostri, ecco che allora, ove il catalogo "ordinario" si mette a parlare di "tirature" (prendo un'edizione 2018 dell'Unificato, giusto per fare un esempio), sono solo 9 i facciali coinvolti: 1 Lire, 2 Lire, 3 Lire, 4 Lire, 5 Lire, 10 Lire grigio, 15 Lire, 20 Lire e 50 Lire. Con molta probabilità, ma la ritengo una mia ipotesi, quelli ove è più netta una separazione tra i due tipi di carta. Fosse null'altro che però il sito catalogospecializzato.it (vedi bibliografia e relativo link) conferma la sola carta grigia per il francobollo da 10 centesimi, la sola carta bianca per il 6 Lire, per il facciale da 8 Lire e per quelli da 10 Lire (vermiglio) e 30 Lire. 

Un ulteriore riferimento per meglio circostanziare l'evidenza di carta grigia o bianca nei diversi tagli della Democratica (ben inteso sempre escludendo il 100 Lire) ci è offerta dai cataloghi di importanti commercianti filatelici che alle specializzazioni dedicano ampio risalto nei propri listini, confermando la classificazione storica. 

La posizione di filigrana come indicatore
Se nella prima parte di questa divagazione filatelica ho tentato un approccio macroscopico alla identificazione della carta attraverso l'aspetto e la data di utilizzo, un ulteriore indicatore che potrebbe aiutarci a identificare la tipologia di carta, anche se solo per un numero limitato di valori della serie Democratica, è la filigrana, ma sarebbe meglio dire la posizione di filigrana.  

Già sul finire del 1200 gli artigiani attivi a Fabriano usavano contraddistinguere la propria produzione con marchi di filigrana. Una tecnica successivamente impiegata come sistema di sicurezza contro le falsificazioni anche sui francobolli. La tecnica del punzone per fusione eseguita effettuando un “calco” in gesso sulla cera incisa, fu sostituita nel XX secolo dal processo elettrochimico di galvanoplastica. Dall'originale in cera, per mezzo di un bagno galvanico, sono ricavati un positivo e un negativo in rame che, a loro volta, servono a trasferire per pressione l’immagine sulla tela metallica. 

Come già anticipato all'inizio di questo post, la carta in bobine utilizzata per i valori della serie Democratica era prodotta in piano. La prima macchina funzionale a livello industriale per questo tipo di lavorazione fu installata nel 1850 nella cartiera di Essones in Francia. Era un progetto della meccanica britannica, costruita dall'inglese Donkin, ma su disegni dei fratelli Foudrinier. Alcuni autori affermano che la carta prodotta con macchina continua in piano non sia stata impiegata per i francobolli fino al 1870 perché era meno uniforme e gradevole di quella prodotta con la macchina in tondo.

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Stante quindi due metodi di produzione della materia prima, otterremo altrettanti sistemi per la filigranatura: la carta filigranata "in tondo" e la carta filigranata "in piano". Nel primo caso sarà il cilindro rotante ove si forma la carta ad imprimere, attraverso fili metallici cuciti su di esso, la filigrana. Se ne ottiene un segno più definito, netto, grazie ad una minore densità delle fibrille, talvolta visibile anche in luce radente, oltre che in trasparenza.

Nella lavorazione in piano, invece, la pasta è prima depositata su un nastro dove perde l'eccesso di acqua, poi pressata sotto un rullo che reca in rilievo il disegno della filigrana. La densità fibrosa non muta ed il "segno" è dovuto esclusivamente ad uno schiacciamento delle fibre. Quindi avremo un disegno di filigrana più confuso, con i contorni meno delineati, quasi sfocati,

La bobina contiene quattro fasce continue di ruote ognuna con una estensione in larghezza di 10 ruote intervallate da una scritta continua "POSTE ITALIANE". Siccome ogni bobina è tagliata a metà prima di essere posta nella Goebel, ad ogni fascia corrisponde uno dei due gruppi affiancati sul cilindro di stampa. Se la stampa è in registro le diciture laterali non compaiono sui francobolli.

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Va aggiunto che sino al 1947, le bobine di carta in ruota alata del I tipo (quello cui sino ad ora abbiamo fatto riferimento) sono collocate in macchina da stampa in modo che la dicitura filigranata sui margini Poste Italiane, risulti leggibile al verso. Successivamente la rotazione della bobina è invertita e le diciture passano al recto. Abbiamo dunque due diverse posizioni della nostra ruota della fortuna, che passano a quattro posizioni nei casi in cui la bobina è avvolta in senso inverso.

Stante quanto appena esposto, per alcuni valori tra quelli presi in esame, la posizione di filigrana può essere un aiuto nel discriminare la carta banca da quella grigia. Nello schema che riporto sotto, sul modello di un'analoga tabella pubblicata sul sito soardi.eu (vedi bibliografia) e da me integrata sulla base della comparazione rispetto a quanto esposto nel volume "Democratica, la serie della ricostruzione" (vedi bibliografia) e da alcuni cataloghi specializzati, evidenzio le situazioni in cui la posizione può associarsi ad un unico tipo di carta. Ricordiamo tutti che in Italia la filigrana si descrive osservandola dal verso del francobollo (cioè dalla parte non stampata) con la base ovviamente in basso (regola che differisce da quella in uso nei paesi anglosassoni).


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Giusto anche precisare che nei valori da 25 e da 50 Lire, quelli di formato verticale raddoppiato, le ruote sono "coricate".

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I valori evidenziati in giallo non presentano la doppia tipologia di carta. Se pur per un numero limitato di valori di questa serie, quanto ho scritto e tabellato dovrebbe poter essere di aiuto nel discriminare, sulla base della posizione di filigrana una carta grigia da una bianca. Se, ad esempio, prendiamo il francobollo da 20 centesimi con posizione di filigrana CD possiamo classificarlo con certezza come con "carta grigia". 

Il retino di stampa come indicatore
Stampati in rotocalco usando la macchina Goebel del 1928 in fogli da 100 francobolli, tranne i valori da 25 L. e 50 L. che erano in fogli da 50 francobolli, i valori della serie Democratica hanno visto l'impiego di un retino da 70 linee per le prime tirature, riconoscibili a detta di molti, ma purtroppo non da me, dal disegno meno chiaro e più impastato rispetto a quello del retino da 80 linee usato in seguito.  

Per gli amanti della tecnologia applicata alla filatelia è giusto però partire dall'inizio, specificando che nella tecnica di stampa detta rotocalcografia (ovvero la calcografia trasposta in rotativa) si esegue una stampa diretta incavografica, dove la parte da stampare è in incavo rispetto alla parte non stampata, associata alla rotativa. L'inchiostro è trasferito sulla carta attraverso un sistema modulare di cellette di diversa profondità. Più le cellette sono profonde, più abbondante sarà l'inchiostro che possono contenere e più scura sarà la stampa. È questo il motivo principale della brillantezza della stampa rotocalco: l’inchiostro, infatti, non è pressato (stampa tipografica) o impresso per rimbalzo (stampa in offset), ma è prelevato dalla carta stessa mantenendo dunque eccellenti caratteristiche di brillantezza e di coprenza.

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Sulle lastre calcografiche si incidono chimicamente i testi e le immagini, il bozzetto del francobollo nel nostro caso, precedentemente impressi su pellicola trasparente attraverso un retino, a far si che lettere e cifre non mostrino mai tratti netti.

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Classici tratti segmentati sui caratteri nella stampa rotocalcografica

È un sistema che consente di ottenere qualsiasi sfumatura sfruttando i livello espositivo dei singoli punti che lo compongono alla luce: dove l'area è chiara i punti saranno piccoli, sino a scomparire ove serve il bianco, nelle aree scure i punti saranno di maggiori dimensioni, addirittura uniti ove serve il colore pieno. 

Nei fatti, e riprendo una storica citazione di Alberto Diena la cui eco ha riverberato in numerosi articoli nel corso di quasi un lustro, il retino è una lastra di cristallo con incisioni di punti oppure di linee incrociate e con uno smalto nero nelle cavità. Quello usato in rotocalcografia, a differenza di quello tipografico, è costituito da linee rette che si intersecano a formare tanti piccoli rombi. Il numero di questi rombi contenuti in un centimetro quadrato rappresenta la misura del retino che normalmente, nel caso del Poligrafico per i francobolli in rotocalcografia, può essere 60, 80 o 100. Il processo con cui dal retino, via via, si ottiene la lastra in rame è piuttosto complesso ed articolato. Non essendo oggetto principale di questa mia divagazione vi risparmierò dunque ogni dettaglio.  

Nel nostro caso specifico l'utilizzo di due retini a diverse risoluzioni è dovuto al fatto che con la Repubblica Sociale Italiana il Poligrafico, e le sue macchine, migrò da Roma verso Novara, arenato tra le risaie in quella che avrebbe dovuto essere la via per Vienna. Nel trasloco forzoso furono imballati e caricati sui camion anche i retini più fini (da qui anche la differenza tra le emissioni RSI di Roma e Novara). Al momento di andare in stampa con la serie Democratica in quel di Roma era disponibile il retino da 70 rombi, poiché quello da 80 rombi, utilizzato per le tirature a seguire, era ancora a Novara ostaggio dell'Amministrazione Militare Alleata della Lombardia.

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Ma veniamo al dunque: teoricamente, per tornare alla nostra carta grigia o bianca che sia, si potrebbe presupporre che l'uso del retino da 70 sia in qualche modo correlato alla carta grigia, quella di primo uso. In verità non ho trovato una data certa che segni il passaggio da un retino all'altro, ma soprattutto non è così facile, almeno per me, distinguere due valori stampati con retino differente. Anche ricorrendo al suggerimento di Alberto Diena che, come parametri per un confronto, suggeriva di ricorrere, ad esempio, al 15 Lire soprastampa Trieste su due righe (retino da 80) e il medesimo valore con soprastampa su una riga (retino da 70). Questo perché, indipendentemente dal retino, altri fattori influenzano la risoluzione a colpo d'occhio: usura del cilindro, condizioni di umidità e temperatura. Elementi che producono stampe più o meno contrastate ove, in alcuni casi, il retino poco si distingue.

Nella terza parte di questo articolo...
Chiudo questa seconda parte di questa mia divagazione dentellata (nella speranza di non avervi profondamente annoiato), dandovi un appuntamento per la conclusione che dedicherò, come mia maniacale abitudine, all'allestimento espositivo dei valori di cui abbiamo parlato, con chiaro riferimento a carta e posizione di filigrana. Sempre e solo per puro divertimento.

Ribadisco anche ora che avendo nell'esperienza appreso che sarebbe un peccato di presunzione il solo pensare di saper tutto su quanto scritto, resta apprezzabile ogni intervento che voglia correggere, smentire, ma soprattutto aggiungere ed impreziosire questa mia cronaca "di carta".

Le tre parti di questo soggetto


Bibliografia essenziale

  • Franco Filanci, Danilo Bogoni, La serie della Ricostruzione: Democratica, Poste Italiane, 1995
  • Gianni Carraro - Luigi Sirotti, Il 100 lire della Democratica, Sassone, 2003.
  • a cura di Bruno Crevato-Selvaggi, Le Carte valori ordinarie della Repubblica, La Repubblica Italiana, Poste Italiane, 2002.
  • a cura di Franco Filanci, Il Novellario Vol. 4 Da una Repubblica all'altra, Unificato, 2017;
  • AA.VV., Museo della Carta di Amalfi, https://www.museodellacarta.it/la-carta-a-mano/ (consultato il 12.07.2020);
  • AA.VV., Museo della Carta di Fabriano, https://www.museodellacarta.com/ (consultato il 11.07.2020);
  • Giorgio Nebbia, Breve storia del riciclo, 2012, http://www.fondazionemicheletti.it/ (consultato il 12.07.2020);
  • Maurizio Tava, La carta, studio ed analisi dei processi produttivi, 2012, Provincia Autonoma di Trento.
  • AA.VV., Cartiera Sordini - Pale di Foligno, https://www.paledifoligno.it/le-cartiere-di-pale/cartiera-sordini/ (consultato il 13.07.2020);
  • Enrico Pedemonte, Elisabetta Princi, Silvia Vicini Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale Università di Genova, Storia della produzione della carta, Rivista La chimica e l'industria, n°8 Anno 87, 2005;
  • AA.VV, La Repubblica italiana, Francobolli d'Italia, Tomo II, 1990, Bolaffi/Fabbri Editori;
  • AA.VV, Serie Democratica, carta bianca e carta grigia; Filatelia e francobolli forum, (consultato il 09.07.2020);
  • AA.VV., La carta filigranata; Pia Università dei cartai; (consultato il 12.07.2020)
  • Walter Soardi, Specializzazioni della Repubblica con filigrana a ruota; http://www.soardi.eu/45/democratica.htm, (consultato il 16.07.2020);
  • AA.VV., La filagrana ruota alata; Giandri's i miei francobolli; (consultato il 12.07.2020);Carraro, Mondolfo, Sirotti, Catalogo delle specializzazioni e varietà dei francobolli della Repubblica Italiana e di trieste, 1990 5° edizione, Sassone;
  • AA.VV., Catalogo specializzato Repubblica, http://www.catalogospecializzato.it/; (consultato il 21/07/2020);
  • Franco Moscadelli, Rotocalco, fotocalco…e la donna nell'arte