Collezione 2.0: la portabilità sfogliabile e senza carta

Articolo originariamente pubblicato il 19 marzo 2018
Rieditato per questo sito il 14 settembre 2021


In molti dei miei interventi sul concetto di fruibilità digitale della propria collezione, ho raccontato di come, grazie alle nuove tecnologie, oggi alla portata anche dei meno esperti, sia possibile fare esondare il proprio percorso collezionistico dal recinto privato ad uno spazio realmente pubblico, tutto ciò grazie alla condivisione resa possibile dalla digitalizzazione dei propri album. Oggi è diventata una pratica comune da parte di istituzioni culturali, musei, pinacoteche, centri archivistici e documentali di tipo storico e culturale creare un proprio avatar nel mondo virtuale, tutto ciò per portare fuori dalle mura di solida pietra il proprio patrimonio, rendendolo in tal modo fruibile ad un pubblico più vasto, ma anche permettendone un approccio di studio ed analisi nel dettaglio, senza mettere a repentaglio l'incolumità dell'opera d'arte o dell'antico manoscritto e, perché no, di quel raro e fragile francobollo.

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La digitalizzazione delle proprie collezioni è anche un modo, facendo sempre riferimento ad istituzioni museali, per fidelizzare ed amplificare il proprio bacino di utenti visitatori, avendo come finalità la promozione, la valorizzazione e la tutela del proprio patrimonio, per metterne in evidenza aspetti poco conosciuti, ma sovente potenzialmente di grande interesse, soddisfacendo quindi i bisogni della propria utenza. Talvolta addirittura offrendo percorsi espositivi inediti, rendendo fruibili in digitale reperti conservati negli archivi o sepolti nei magazzini e non esposti per problemi di spazio fisico.

Tale pratica di condivisione e fruizione offerta dal mondo digitale ha iniziato addirittura a porre al legislatore nuovi quesiti. L’avvocato generale della Corte di Giustizia europea, Niilo Jääskinen, ha applicato un’eccezione prevista dalla direttiva Ue sul copyright stabilendo che, come ha riportato il Corriere Comunicazioni.it, le biblioteche possono digitalizzare i libri senza consenso dell’autore, quando tale possibilità si prospetti per le collezioni accessibili al pubblico per fini di ricerca. Le biblioteche, dunque, possono digitalizzare opere e volumi detenute nella propria collezione, senza l’accordo dei titolari dei diritti d’autore, per proporle agli utenti su postazioni di lettura elettronica. La direttiva sul diritto d’autore non consente agli Stati di autorizzare gli utenti a copiare l’opera digitalizzata dalla biblioteca su una chiavetta Usb, ma non impedisce, in linea di principio, di fare una stampa dell’opera. La presa di posizione apre nuovi orizzonti, anche nel campo di una biblioteca filatelica condivisa sfruttando sistemi documentali in cloud, argomento del quale però ho intenzione di parlare in uno specifico post, magari condividendo con chi mi legge qualche innovativa idea su come condividere testi, magari non più in commercio, di letteratura filatelica o vecchie riviste ormai introvabili sul mercato.


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Ciò di cui invece voglio argomentare oggi è la sperimentazione che ho messo in pratica di poter rendere la mia collezione 2.0, ovvero la versione digitale di quella fisicamente dentellata, realmente portabile. 

Mi spiego meglio: terminata la fase di digitalizzazione, per la quale va poi mantenuto il costante aggiornamento, si dispone di una serie di file pdf in buona risoluzione (minimo 300 dpi). Questi file, infatti, solo successivamente sono lavorati al fine di ridurne la loro definizione al formato ebook necessario alla condivisione, quanto perché tale compressione li rende più velocemente fruibili online attraverso specifiche piattaforme quali Calameo ed Issuu che li trasformano nei cosiddetti formati sfogliabili (flip book). Un'innovazione geniale, se si pensa che da qualsiasi apparato digitale ed in qualsiasi parte del pianeta ci si trovi, basta una connessione Internet per consultare il proprio apparato collezionistico così come lo abbiamo nei nostri scaffali.  

Ma la portabilità vera è un'altra cosa. Deve, a mio parere, poter essere fruibile offline, ovvero senza nessuna connessione, in modo semplice ed intuitivo, meglio se grazie ad un apparato leggero e portatile come un tablet, un rettangolo digitale capace di stare in una borsetta od in uno zainetto. Da portarsi magari appresso a qualche manifestazione di settore, giusto per poter controllare un particolare francobollo, confrontarlo con un altro in vendita o, più semplicemente, per comparare un annullo o valutare se quello appena visto è realmente quello mancante o ci assomiglia solamente.


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Il pdf derivati originariamente dalla scansione delle pagine degli album possono perciò rappresentare una risorsa preziosa. Ho dunque fatto un piccolo esperimento usando il mio tablet e sfruttando uno dei numerosi software gratuiti che consentono di gestire i file pdf come un ebook, contando appieno anche sulle caratteristiche di massima definizione degli stessi file. Molti sistemi operativi, ad esempio Windows 10, dispongono addirittura di un visualizzatore/lettore proprietario. Ove questo non sia presente si può ricorrere ai già citati software, primo tra questi MartView, considerato uno dei migliori programmi per sfogliare PDF come se fossero delle riviste cartacee. È ottimizzato per l’uso con i touch-screen ed include anche funzioni avanzate. È molto curato graficamente e molto semplice da utilizzare sin dal primo avvio. Ma ne esistono ormai di altri, validi ed alternativi: Calibre Portable, IceCream Ebook, giusto per citarne alcuni e suggerire che ogni sistema operativo può ormai contare su un efficace visualizzatore flip book. 

Per illustrare come può diventare portatile la propria collezione ho fatto ricorso ad un semplice video, utilizzando come esempio un mio album del Regno d'Italia. Dal video, per il quale ringrazio il figlio più piccolo che si è prestato a muovere le dita, si nota come dalla modalità pagina si può rapidamente passare ad una visualizzazione multipagina, così come è possibile ingrandire immagini e testi, sfruttando quindi la definizione massima per osservare i dettagli di un francobollo, così come scansito dall'album originale.


Aggiornamento del 24 marzo 2018

Che l'interesse ad una vera portabilità della propria collezione sia in deciso aumento lo testimonia anche scesa in campo di grandi nomi del commercio filatelico mondiale. Stanley Gibbons, ad esempio, ha messo a punto un prodotto online, rivolto ai collezionisti filatelici, che consente di mettere in rete, anche se non nel meccanismo di massima fedeltà di cui ho parlato nel mio blog descrivendo la digitalizzazione della mia collezione, il proprio apparato collezionistico, collegando ogni singolo valore al data base tecnico che l'azienda utilizza per i propri cataloghi filatelici. Il prodotto, immesso sul mercato con il nome di My Collection, prevede una sorta di canone che parte da 35 sterline inglesi all'anno. 

La tecnologia utilizzata per My Collection ne consente l'utilizzo su tutti i dispositivi, PC, tablet e dispositivi mobili, prevede opzioni di ricerca versatili e potenti per individuare francobolli e relativi prezzi, è completamente personalizzabile consentendo di caricare le immagini dei propri valori e di includervi eventuali note e dettagli. Oltre a ciò, consente di effettuare una comoda sezione riassuntiva che elenca il numero dei francobolli suddivisi per paese e album, oltre ai dati sul loro valore di catalogo.

 
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Il prodotto commercializzato da Stanley Gibbons ha come cuore bibliografico il famoso catalogo Stamps of the World che inventaria circa 500 mila francobolli e dispone di ben 180 mila immagini di emissioni relative ad oltre 730 paesi/regioni del globo. Utilizza i numeri di catalogo SG universalmente riconosciuti e contiene quattro guide pratiche dedicate al "Come identificare i francobolli".

Bibliografia essenziale
  • AA.VV., Le biblioteche possono digitalizzare i libri senza consenso dell’autore,    www.corrierecomunicazioni.it (ultima consultazione 30/10/2019)