"... una straordinaria storia d'emigrazione trasversale a ben tre generazioni."
Luca Perino Vaiga - L'Arena
Il romanzo Vite Corsive, per il suo originale approccio in giallo che guarda alla “scrittura corsiva” quale unico indizio per risolvere un misterioso omicidio, è diventato una citazione quasi accademica per tutto ciò che ruota intorno alla “filografia”, alla parola scritta, quella corsiva, vergata a mano.
Se, a pochi mesi dalla sua uscita in libreria, Vite Corsive era stato recensito da Casa Bolaffi, il simbolo del collezionismo filografico per antonomasia, come “il romanzo che sdogana, per la prima volta nel panorama dell’editoria specializzata, il neologismo ‘filografia’ “, in tempi più recenti, precisamente nell’estate del 2016, Federica Natta inizia, proprio citando il romanzo di Marco Nundini, un interessante articolo dal titolo “Corsivo vs computer” pubblicato sull’autorevole Studium Educationis di MultiMedia Editore (n:.2/2016), rivista fondata e diretta da Diega Orlando, oggi professore emerito di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Padova.
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